Lina e a Vignetta (n°4)

4)E Tumote

Baciccia du Feipin, Lina figgia de Giumin, Rosetta figgia de Baciccia, Mariarosa a so de Lina.

Erano suggestive le grandi coltivazioni di pomodori, non meno di duemila piante, di svariati tipi, Imola, Marmanda, Perine e Quarantine.

Erano seminate nelle cassette a vetrina a gennaio, per essere trapiantate in campo aperto ad aprile.

L’unico trattamento antiparassitario era effettuato con il verderame, spruzzato con l’apposita macchinetta.

La Vignetta con un microclima ideale, protetta dai venti da nord e ampiamente soleggiata, permetteva la cosiddetta semina di seconda annata.

E Tumate Perin-e erano seminate a luglio per avere i primi pomi a settembre.

Erano raccolti ancora verdi, per arrivare alla maturazione  nelle cassette sottovetro.

Si raccoglievano pomodori fino ai Santi.

Ma e Tumote Perin-e potevano rimanere sulla pianta anche fino a dicembre.

La Vignetta era anche rinomata per una tipica produzione, Il concentrato di pomodoro, A Cunserva.

Per questo tipo di attività, si utilizzavano i pomodori Quarantini che erano raccolti e stipati, in vecchie botti di legno

Qui gli ortaggi, con il calore del sole subivano un processo di fermentazione e il liquido di risulta, che si depositava sul fondo era periodicamente spillato dalla botte.

Dopo una decina di giorni, i pomodori erano estratti dalle botti ed erano pigiati, tramite l’azionamento manuale di una macchina per la passata.

 La poltiglia così ottenuta era ulteriormente setacciata a mano, qui avveniva la separazione dai semi e dalla buccia.

A questo punto restava solo la polpa, che veniva addizionata di sale secondo una percentuale in base al peso.

 Chiusa in un sacco di canapa era pressata con dei pesi e ridotta di volume ogni giorno.

 Con questo procedimento si effettuava il drenaggio finale dell’acqua e dopo una settimana, il concentrato di pomodoro era pronto per essere messo in apposite damigiane dal collo grande.

 Il prodotto finale era allo stato solido e per il suo utilizzo doveva essere sciolto con acqua

Il concentrato di pomodoro era inviato a Genova dove, a Cunserva era particolarmente apprezzata, accompagnata allo stoccafisso, nei ristoranti di Sottoripa.

I semi erano immersi in acqua e separati per peso specifico dalla buccia.

L’operazione era effettuata nel Rian da Moa, dove il troppo pieno della Ciusa che portava l’acqua all’Ortu de Pedrin, formava un piccolo lago.

Fatti essiccare, formiche permettendo, erano poi venduti al committente lo stesso che aveva acquistato il concentrato di pomodoro.

Lina ricorda che questa lavorazione fu effettuata fino al 1958.

La semenza per le future produzioni era prelevata dai primi pomodori, raccolti da alcune piante sane e vigorose contrassegnate da un legno per indicarne la destinazione d’uso.

continua

foto in b/n Archivio Fotografico Varagine e Lina Ghigliazza.

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