
La cassa processionale del Maragliano, era nell’oratorio di San Bartolomeo delle Fucine in Genova, poi a seguito di varie vicissitudini, pervenne alla confraternita di San Bartolomeo di Varazze.
Vera ed emozionante, realistica, rappresentazione sacra, che raffigura San Bertumè legato ad un tronco d’albero il corpo teso dal dolore, due carnefici lo stanno scorticando vivo.
Il volto sofferente ma in estasi del Santo, lo sguardo truce e concentrato dei due boia, contrastano con la figura di un cinico spettatore, un bambino, u Lampin, che la tradizione popolare identifica come colui che aveva tradito il santo, rivelandone la fede.
Due soldati si disinteressano del martirio, mentre un’altro soldato a cavallo con squilli di tromba, avvisa ipotetici spettatori che lo spettacolo è iniziato!
Un’altra figura guardinga nella parte posteriore del gruppo ligneo, si sta avvicinando forse un Cristiano che sarà poi testimone di questo martirio
Tre angioletti nudi, ma coperti da un drappo e tre teste d’angelo, sovrastano questa raccapricciante scena pronti a raccogliere l’anima del martire.

Nei personaggi scolpiti nel legno, che fanno parte del corpo centrale della Cassa, è indubbia la maestria del Maragliano, con la ricerca dei dettagli più realistici possibile.

Altre figure sono della scuola del Maragliano come i due soldati che incuranti del supplizio stanno chiaccherando fra di loro

La zona delle fucine, officine, sorgeva nel quartiere oggi chiamato “Piccapietra” estrema propaggine settentrionale dei genovesissimo quartiere di Portoria.
Una curiosità: nel 1500 tra due slarghi quello delle Fucine e quello di San Giuseppe, vi era una zona boscosa attraversata da a Crosa du Diau, dove si narra di apparizioni diaboliche e rumori di catene… ma queste apparizioni finirono quando fu catturato un’individuo che si nascondeva nella boscaglia e spaventava la gente con urla e catene.

L’effetto ottico di questa foto svela l’effige di un diavolo tra le figure di San Bertumè e il boia.

Lo scempio di Piccapietra fu completato nel Secondo dopoguerra con altre demolizioni e cementificazioni. Ulteriori delucidazioni nel link che segue.
Piccapietra, la zona morta. Pianificazione urbana e significato politico di un non luogo

L’antefatto fu una scellerata politica di ristrutturazione urbanistica che portò, negli anni 70 del 1800, alla distruzione di un quartiere medievale che incorporava anche chiese, conventi e oratori tra cui proprio quello di San Bartolomeo.

Da quelle distruzioni si salvò la cassa processionale che oggi possiamo vedere a Varazze.
Una tradizione del quartiere Solaro, racconta dell’arrivo fortuito della cassa sull’arenile, galleggiando sui flutti marini, essendo miracolosamente sfuggita agli abissi, che invece accolsero la nave adibita al suo trasporto.

Questo racconto fu una delle concause che determinarono l’elevazione del martire, normalmente patrono di conciatori e pellicciai, a Santo protettore dei pescatori di Varazze.
La storia vera fu un’altra, a inizi dell”800 la cassa processionale che era nell’Oratorio di S.Bartolomeo delle Officine, probabilmente già destinato ad essere demolito, fu acquistata dai pescatori di Varazze e in arrivò, smontata via mare trasportata su barche.

Risulta essere comunque decisivo , per l’origine genovese del gruppo scultoreo, la presenza di un documento attaccato al di sotto della piattaforma della cassa processionale.
Questo documento autentico, risale al 1785 ed era l’ordine di uscita delle Casacce genovesi, durante le processioni, dopo Santa Zita, la seconda Casaccia era proprio S.Bartolomeo.

Il ‘900 mise a rischio l’esistenza della cassa del Maragliano che durante la prima guerra mondiale, dal 1916 al 1919, trovò riparo presso il Convento dei Frati Domenicani, essendo il suo Oratorio occupato dalle truppe dei militari, così come già era accaduto nel periodo della campagna di Napoleone.
Anche sotto il regime fascista ci fu un rischio di sopravvivenza per l’intero Oratorio, negli anni ’40, quando per ampliare la vicina stazione ferroviaria una ordinanza ministeriale ne aveva già disposto l’abbattimento.
L’azione decisa dei confratelli evitò l’irrimediabile disastro.

La furia del secondo conflitto mondiale e a seguito del sanguinoso bombardamento del 13 giugno 1944, costrinse i confratelli a portare in rifugio la cassa processionale, sino all’ Alpicella.
Il 30 luglio dello stesso anno a Cascia de San Betumè fu ricoverata presso la chiesa di S.Antonio, per rientrare nell’Oratorio a guerra terminata.

Il monumentale” Cristo grande , seppur di moderna fattura e breve storia, può vantare un raro onore.
Infatti in occasione della visita apostolica di Sua Santità Benedetto XVI al santuario di nostra Signora della misericordia e alla città di Savona avvenuta nel 2008, venne solennemente esposto alla Santa messa officiata dal Pontefice suscitando l’ammirazione e la devozione di tutti i fedeli convenuti
Al link che segue l’oratorio di S.Bartolomeo
http://www.parrocchie.it/varazze/santambrogio/bartolomeo.htm
foto dal web e Archivio Storico Varagine
note storiche Benedetto Tino Delfino “La Confraternita e l’Oratorio di S.Bartolomeo in Varazze”
