
Tratto dal Gazzettino di Varazze del 1 ottobre 1956 Collezione Parodi.

Esattamente 66 anni fa il 27 agosto del 1956, i bagnanti de Vase assistettero al concorso per Donna Ideale.
Nel mese di agosto a partire dagli anni 50, erano organizzate grandi serate danzanti, sfilate di moda, giochi, concorsi di bellezza e decine di miss, in quei magnifici locali da ballo e per cerimonie che erano il Kursal Margherita e il Gran Colombo.
Alla fine d’Agosto, con i concorsi di bellezza, si voleva salutare l’estate e i turisti, che già in gran numero affollavano le nostre spiagge e la nostra passeggiata.
Miss Donna Ideale, era sotto il patrocinio della Democrazia Cristiana, faceva da contraltare ad un altro popolare concorso, La Stellina dell’Unità, organizzato dal Partito Comunista.

In questo periodo storico, a partire dal 1948, si dibatteva il disegno di legge Merlin, che prevedeva la chiusura delle Case di Tolleranza.
Durante il periodo bellico e nel secondo dopoguerra, il ristorante la Pergola a Varazze, era argomento quotidiano di pettegolezzi, nelle sue stanze al primo piano si esercitava il meretricio.
Nel seguente link, la storia du Dria,da scia Rusetta e del risorante La Pergola.
La Pergola
L’articolo, senza firma, pubblicato il 1 ottobre 1956, sul Gazzettino di Varazze,“Agosto è finito con uno scoppio di stupidità a Varazze” è il resoconto che fece Camilla Cederna, giornalista, dietro alle quinte, del concorso di Donna Ideale.
Non si conosce l’entità del premio alla prima classificata e alle altre concorrenti, ma forse quella gara era più importante come trampolino, da cui spiccare il salto per altre più ambite mete.
La scrittrice racconta che a questo concorso, furono molte le infiltrate, provenienti dalla metropoli lombarda, non propriamente titolate a concorrere per essere miss Donna Ideale.
Forse la giuria, si fidò troppo di alcuni organizzatori milanesi.
Una fra quelle più adatte a diventar moglie e madre modello, fu riconosciuta da uno spettatore a cui si era offerta dietro compenso mensile di 80 £ “per temporanea compagnia”
Fra le concorrenti, fu scoperta anche la sorella di una certa Adua, popolarissima a Milano in Corso Vittorio Emanuele.
Quando si sparse la voce di queste denunce, una decina di concorrenti, arrivate da Milano, si ritirarono dal concorso.
Fra le restanti, una fu eliminata perché aveva inviato una sua foto, dove era ritratta senza veli, un’altra perché la sua residenza corrispondeva a un locale equivoco di Torino.

La cronaca mondana di Cederna, continua descrivendo le varie prove a cui dovevano sottostare le aspiranti Donna Ideale.
Oltre la bellezza, dovevano possedere anche qualità culinarie, di economia domestica, avere una certa cultura, essere sportive e avere anche una spiccata dote per un’arte!
Un disastro!
Alla prova di cucina fu smascherata una mamma, che nascosto nella borsa aveva del riso già cotto, destinato alla figlia alle prese con i fornelli.
Alla domanda qual è lo sport preferito, una concorrente rispose il tennis, ma precisò che non ci aveva mai giocato, ma che però conosceva tutti i giocatori.
Il giudice chiese se conoscesse il nome di qualche campione di quello sport e lei rispose che li conosceva solo per nome perché gli dava del tu!
Niente da fare anche nelle regole per apparecchiare la tavola, da che parte mettere il coltello o il bicchiere del vino?
La maggior parte delle concorrenti, non sapeva nulla di nulla annota la Cederna!
Alla prova del ballo, quelle che si erano dichiarate ballerine, ruzzolavano sul palco.
Pseudo valenti cuoche, dimenticavano di mettere il sale.
Chi sapeva tre lingue, non ricordava più come si diceva papà in francese.
A questo punto Camilla Cederna evidentemente irritata, scrive che gli organizzatori e le concorrenti non avevano imparato niente da un fatto accaduto nel 1955.
Quando a San Pellegrino, alla penultima sera di quel concorso, tre delle concorrenti, che erano state eliminate, gettarono la maschera e davanti ad un pubblico esterrefatto di vecchi villeggianti, si esibirono in un ballo non previsto, vestite in abiti succinti da diavoletto, hawaiana e zingarella, con sottanine di rafia e mutandine rosse.
Attraversarono a ritmo di galoppo, la sala, cantando in francese, tirando la barba ai vecchietti e solleticando il mento a quelli più giovani.
Ancheggiando cantarono “Bonsoir monsù, bonsoir signore, savez vous, savez vous, cos’è mai l’amore ?”
Finisce così questo articolo, pubblicato il 1 ottobre del 1956, descrive un mondo che non esiste più, troppo severo, verso quelle donne viste dalla scrittrice come cattive Donne Ideali
Le donne che “facevano la vita” infiltrate fra le concorrenti, in quella serata su quel palco, furono discriminate e irrise da Camilla Cederna.
La Cederna nella sua lunga carriera di scrittrice si è comunque battuta per l’emancipazione femminile.

Con la legge 20 febbraio 1958 n° 75 detta legge Merlin, si pose fine al controllo diretto dello Stato sulla prostituzione, il 19 settembre dello stesso anno si chiusero definitivamente le Case di Tolleranze
Oggi in Italia, la prostituzione è definita come scambio di servizi sessuali per denaro ed è lecita.
Mentre e illegale il favoreggiamento lo sfruttamento e l’organizzazione in luoghi chiusi.
A questo punto ci viene in aiuto u zeneise, che in poche parole dice tutto
A Merlin a l’ha sero’ i burdelli, ma a l’ha missù sciù un belu casin!
Questo racconto, farà sorridere pensando a tutte le gaffes delle concorrenti raccontate dalla Cederna
Ma per le prostituite, additate come il male assoluto, da una società bigotta e ipocrita, che annunciava da almeno dieci anni a caratteri cubitali, la chiusura delle Case di Tolleranza, un concorso di bellezza era una possibilità per una vita migliore.
Qualcheduna riuscì a ben accasarsi, grazie a queste passerelle.
Molte di quelle donne “che facevano la vita” dopo chiusura dei Casini, entrarono nel tunnel della prostituzione illegale, gestita da magnacci e dalle mafie, sfruttate, violentate, vendute.
A causa di questo articolo Camilla Cederna, nel settembre del 1956 fu querelata.

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foto in b/n Archivio Storico Varagine
