Il 24 giugno del 1915 e a Cappelletta da Cin-a

Nel giugno del 1915, dopo un mese esatto dell’entrata in guerra dell’Italia, iniziò la prima delle dodici battaglie dell’Isonzo.

Alcuni, dei 110 nostri concittadini, morti nella prima guerra mondiale, sono tra quelle 148.188 vittime (ma non si è mai saputo l’entità esatta dei morti, forse molti di più) di quella enorme carneficina sulle rive dell’Isonzo, voluta dalle teste coronate d’Europa.

Il bollettino meteo, diramato dal comando militare italiano, di giovedì 24 giugno 1915, segnalò che il tempo era piovigginoso.

Tutt’altro scenario nella nostra città, da giorni battuta da una pioggia che divenne nubifragio la notte di quel 24 giugno 1915.

Un fenomeno anomalo, solitamente è l’autunno il periodo pericoloso, a causa dei nubifragi, per il nostro territorio.

Il Teiro, ruppe gli argini, uscendo dal suo alveo, dai Defissi e iniziò la sua opera di devastazione, in ta Cin-Na Gambun, Bacchettu,Laguscuu, Bosin e in tu Pasciu

Oggi, queste sono le zone più colpite in caso di esondazione del Teiro.

Ma il nostro fiume, a parte il solito Turtaiò de Gambun, non rappresenta più un primario rischio di esondazione.

Sono i suoi affluenti, tutti i rii che scendono dai ripidi pendii delle colline del circondario di Varazze e tutti tombinati, che rappresentano un costante, potenziale pericolo, per le frazioni e per il fondovalle, in caso di nubifragio.

Quel giorno di giugno del 1915 nel Parasio, cataste di legname, trascinate dalla piena del fiume, fecero diga dau punte de Piccun, u punte du Rissulin.

Distrussero a ca de Organettu.

Acqua e fango, invasero case e orti dai Busci e in tu Ciou e il civico macello, trascinando per decine di metri il pesante peso pubblico.

L’Ostaia fu invasa dall’acqua.

Sotto San Dunò, fu allagata la zona degli opifici a Savunea e u Muin a Vapure, u Simiteu Vegiu, u Bacin e i orti da Madunetta.

Proseguendo nella sua opera devastante, l’acqua invase il piano terra da Fabrica, il Cotonificio Ligure, bloccando per giorni la produzione dello stabilimento.

Distrusse gli orti da Lumellina.

Le avvisaglie di un’imminente grande esondazione, fece abbandonare il piano terra abitato, dei palazzi presenti lungo gli argini del fiume Teiro.

L’onda di piena, superò di slancio la linea ferroviaria e si incanalò per via Malocello, invase la piazza del municipio vecchio, l’attuale piazza Beato Jacopo, gli androni dei palazzi signorili e le abitazioni di via Campana e di via S.Ambrogio.

In sponda sinistra, il Teiro dopo aver invaso la zona ortiva della Camminata, tramite il Garbasso invase il quartiere del Solaro.

Ma ruppe anche gli argini presso gli alberghi Genova e Torretti.

La zona era già stata allagata, qualche minuto prima dall’esondazione dell’Arzocco.

 L’onda di piena del Teiro, fece aumentare notevolmente il livello dell’acqua nei caruggi du Suà.

Da una foto, scattata dal Collegio Salesiano, si vede questa parte della città completamente allagata a perdita d’occhio, fin a San Dumenigu e Santa Cateina.

 L’esondazione arrivò in piazza Umberto I, già Ciassa du Ballun, ora piazza Nello Bovani e si riversò in mare, non prima di aver trascinato via le cabine dello stabilimento balneare de Craviottu.

In prossimità della foce del Teiro, la forza dell’acqua, scavò sotto le fondamenta del ponte stradale della via Aurelia, facendolo crollare.

La piena del fiume fece una vittima presso l’Istituto S.Caterina, oggi sede della Biblioteca, una suora, nel tentativo di mettere in salvo le ostie consacrate, annegò nonostante i vani tentativi di salvarla.

Era Suor Maddalena Forzano di 62 anni.

Anche nella recente tragedia delle Marche, alcune persone sono state travolte dalla forza dell’acqua e annegate, mentre cercavano di mettere in salvo un loro bene.

Facile da un divano biasimar queste persone!

Sputar sentenze come quella che la propria vita val più di ogni bene materiale !

Conosco questo tipo di situazione, perché da me personalmente vissuta il 4 ottobre 2010, quando l’esondazione del rio Riva travolse la parte bassa di via Scavino, io e mio papà rischiammo seriamente per mettere in salvo alcune cose. 

L’esondazione del 24 giugno del 1915, fu quella più devastante che ha subito la nostra città.

I danni stimati furono di 3 milioni di lire, una bella cifra per quei tempi!

Abbiamo perso la memoria di quei tragici giorni

L’economia della nostra città, fu messa in ginocchio, si persero tutte le culture di ortaggi, furono molti gli animali da carne e da latte, trascinati via dalla forza dell’acqua.

Una miscuglio di acqua fango e legno, penetrò con forza in quasi tutti gli opifici del Sciu da Teiru, cartee, muin, gumbi, banchè e ferè subirono gravi danni.

“I Giominetti, ci avevano in Gambun, anche una fabbrica de pasta e un bardotto alla noia per far girare le macchine. La faina era quella buona de Utri, che faceva venire buona anche la pasta e la vendevano bene. Ma nel 1915 l’alluvione ci amasso’ il bardotto, con l’acqua nella stalla, che la povia bestia non poteva più scappare e manco respirare.”

Ma quelli Sciu da Teiru, seppero reagire con forza a questo disastro, era gente laboriosa, abituati da bambini a esser bestie da lavoro a spaccarsi la schiena pe tiò sciù di figgi, quei figli, partiti per la guerra e mai piu ritornati.

Certe ferite, anche se ormai cicatrizzate, andrebbero riaperte come quelle inferte al popolo italiano dalle due Guerre Mondiali.

Una moltidutine di analfabeti e quindi di buon comando, meglio se erano contadini perchè già avezzi a far vita grama, furono mandati a morire per la patria, gasati in una trincea, morti nella sabbia in un deserto africano, crepati di freddo nella steppa o in una tomba d’acciaio in fondo al mare .

Ma anche civili innocenti, spappolati dalle bombe degli aerei alleati, come quel bombardamento sulla nostra città del 13 giugno del 1944.

Non è retorica, ricordar queste cose, fate parlare i vostri vecchi e scoprirete che loro certe cose le hanno vissute e non le hanno mai dimenticate.

Si è persa la memoria anche della storia della Madonnetta da Cin-a.

Non c’è la certezza, che fu proprio l’esondazione del 1915, quella che strappò dal nicciu quella statuetta.

Secondo alcuni calcoli, il periodo era comunque quello della prima guerra mondiale

Quella madonnetta, fu ritrovata intatta, dopo essere stata travolta da una piena del Teiro, lungo la strada che porta a Varazze.

Quelli Sciu da Teiru, interpretarono il ritrovamento della statuetta, come la volontà della Madonna di voler rimanere in quella località.

Ci fu una bella mobilitazione popolare, quelli Sciu da Teiru a loro spese e fatica, eressero la bella cappelletta, oggi visibile nella curva, in ta Cin-a.

Nei pressi di quella sorgente inesauribile, che sgorga dalla roccia, anche lei con la sua bella storia.

I più anziani, ricordano le funzioni religiose, effettuate molti anni fa, ogni sera nel mese mariano, in questa cappelletta.

All’interno, sono presenti alcuni ex voto, il perchè di queste dediche è irrimediabilmente andato perso, un’altra importante memoria della nostra comunità, che non abbiamo più.

Marisa ricorda, che uno di quei ex voti fu fatto da Glori, l’autista du Sciu Bagliettu, che proprio in questa curva ebbe un’incidente d’auto.

Suo padre, Rebora Pietro, rinomato fabbro dirimpettaio alla Cappelletta, mise in opera la campana.

Ringrazio Benedetto Piccardo e Marisa Luciana Rebora, per avermi raccontato la storia da Cappelletta da Cin-a, testimonianza di fede e di devozione di quelli Sciu da Teiru, operosi residenti, di una zona della nostra città, ricordata solo a seguito di eventi alluvionali.

Una Storia che io ho reso pubblica, per mantenere viva la memoria di cose accadute tanti, troppi anni fa.

 Fatti, persone, nicci, statue di santi, madonnette, un ciappin e na mascea .

foto in b/n Archivio Storico Varagine

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