2) I Ricordi di Gino

                        Il bombardamento del 13 giugno

Gino ricorda così quel 13 giugno del 1944, quando alle 7.15 si fermò l’orologio delle Scuole a seguito del bombardamento alleato sulla città.

Quella mattina, fu accompagnato da sua mamma presso la piazza di S. Caterina, alla base della stradina del Cavetto, che sale alla Madonna della Guardia.

Sua mamma ritornò in centro, verso il mercato nella zona di via Carattino.

Gino doveva raggiungere il pianoro detto Cian de Gabittu, dove avevano 5 mucche al pascolo, qui avrebbe incontrato Piero, che era già lì con la mucca di suo nonno.

Racconta della paura che incuteva quel bovino!

Aveva morsicato un paio di pantaloni, stesi su una palizzata, ingerendo un orologio contenuto in una tasca.

 Invano cercato per qualche giorno, fra gli escrementi dell’animale.

Incontrò Piero a Cruscea de Strade.

Il pianoro dove confluiscono, le mulattiere dall’Arenon, Costata e Sevisse e che proseguono poi verso il Beato Giacomo, Via Bianca e l’altra in direzione della Madonna della Guardia.

Fu qui che udì un gran frastuono e vide arrivare gli aerei.

Erano 7 bombardieri

“Sti chi sun pe Vase” disse Piero.

Con il sole gli aerei luccicavano, mentre si stavano avvicinando.

“Scundemusse! Han vistu e vacche pensan che sun cavalli !”

Gridò Piero, memore dei racconti di chi era stato mitragliato, mentre era al pascolo con delle mucche.

Gino si nascose in te brughe, ma gli aerei non erano lì per le mucche o i cavalli.

Fecero un’ampia virata, scesero di quota e si vedevano distintamente le bombe che stavano sganciando, erano a forma di bottiglia.

“ Ean sette apparecchi, ogni aereo u l’ha mullò due bumbe che pareivan buttigge”

Poco dopo i boati delle esplosioni.

Pensò a sua mamma, Teresa, che era al mercato, proprio dove ora si alzavano le colonne di fumo e polvere.

Teresa, per quelle strane coincidenze della vita e grazie al suo istinto di sopravvivenza, scampò a quella strage di innocenti.

Era nella bottega di Berio, quella sotto a portici, quando sentì il rumore degli aerei.

Inspiegabilmente la sirena iniziò a suonare, quando già gli aerei erano visibili e oramai quasi sopra la città 

“ Me mamma de cursa  a l’ha fetu in tempu a attraversò u punte e a se cacciò in ti scalin da bocciofila”

Sua mamma, istintivamente, corse a cercar riparo oltre la linea ferroviaria, verso l’Arzocco, dove c’era la bocciofila e si sdraiò a terra.

Una bomba esplose alla foce di quel torrente, vicinissimo al ponte ferroviario.

Teresa fu colpita dalle macerie che aveva sollevato quell’esplosione, ma restò illesa.

 Non fu così per chi si trovava nelle case del centro storico o all’aperto.

 Una bomba aveva centrato in pieno il primo palazzo di via Malocello, dove c’era u Lecca, il giornalaio.

Altre bombe rovinarono in via Carattin, Ca-Braghe e in Numascelli.

Gino racconta della immensa tragedia della Famiglia Siri da Canaetta, dove ai lutti per i due figli Giuseppe e Giobatta, dispersi in Russia, si sommò la disperazione per la perdita della moglie Serafina e della figlia Maria.

Colpite in pieno da un’esplosione, i loro corpi dilaniati non furono mai ricomposti.

“ U sercava a figgia, che a gheiva na bugna derè all’ueggia e u l’andava a vedde i cadaveri de donne irricunuscibili”

Viene da piangere, pensare a Lorenzo Siri, disperato da tanto dolore, mentre in mezzo a quelle macerie, cercava tra cadaveri e resti umani irriconoscibili, la moglie e la figlia.

Maria sua figlia aveva un segno dietro ad un orecchio.

Era quello che cercò per giorni, in mezzo ai cappelli, dei corpi di quelle povere donne, che erano estratti dalle macerie.

“ U gh’ea di resti umani in si fii da ferruvia”

Alcuni resti umani, furono recuperati sui fili della linea elettrica del treno.

Un’ esplosione amputò le gambe a Giorgiu, invano soccorso in un lago di sangue, che abitava in ta via Gianca, anche lui sorpreso dal bombardamento mentre faceva commissioni in centro.

Furono 49 le vittime di quel bombardamento.

continua

foto in b/n Archivio Storico Varagine

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