
Se cercate il più bel Ciappin de Vase, la più bella strada, con sedime in pietra, non c’è alcun dubbio è la Via Vecchia di Castagnabuona!

Nella località Cucco, c’è un patrimonio unico, di Storia, ma sopratutto del Lavoro di chi ci ha preceduto nella vita terrena e si è insediato in questo angolo della nostra Liguria.
Uomini che hanno realizzato mirabili opere, con la loro fatica, ingegno, maestria, ma che avevano anche il senso e il rispetto delle cose belle.
Senso delle cose belle e del loro rispetto, che noi uomini moderni, abbiamo perso.

Qui persone tenaci, capaci e con un grande amore per la propria terra, in uno dei più acclivi pendii de Vase, hanno edificato, muri a secco, terrazzamenti, cascine e anche una vertiginosa lunghissima strada, che dal livello del mare conduceva au Munte Crusce a 375 m!

Sciu da stu briccu han fetu, mascee, fasce, cascine e anche na strada cun u se bellu ciappin.
Un tempo il sedime era tutto in pietra, oggi alcuni tratti sono stati sotterrati dall’asfalto, per la viabilità su gomma.

Molto bello il tratto iniziale, con le belle pietre levigate dall’uso, alcune sono evidenti riutilizzi, provenienti da precedenti edificazioni, chissà da dove arrivano.

Sarebbe utile e interessante, per la Storia della nostra città, conoscerne la provenienza
All’inizio, la strada rispetta i canoni romani , oltre due metri di larghezza e curve non troppo ad angolo chiuso.

Costruita a gradoni, forse a seguito di un rifacimento del sedime o per superare il notevole dislivello.
Se presenti, lungo questa strada il 7 ottobre 1244, avremmo visto arrancare il papa Innocenzo IV con uomini in armi e dietro di lui snodarsi il corteo papale, con carri trainati da buoi, aiutati dagli uomini alle ruote.
Meglio invece non esserci stati,da queste parti, nei primi giorni dell’aprile del 1800, tra spari, fumo e urla concitate in lingue straniere.
Il tracciato si snoda in un’ambiente intatto di terrazzamenti e alberi di olivi.

La strada compie tre tornanti e sorvola i due rami autostradali, con un panoramico cavalcavia

A questo punto la Via Vegia attraversa in trincea, un bloccu de Gretin, puddinga e fatta un’ultima curva si è al cospetto di un’irta salita circondata da ville con giardino.
Questa zona è denominata De Anime.
C’è sempre un motivo ben preciso, quando per identificare un luogo è utilizzato questo toponimo e non è riferito al culto dei defunti.

Inglobato nel muro che delimita una proprietà privata, ecco u Nicciu de Anime quello che stavo cercando su indicazione di Andrea Firpo ! E’ l’edicola votiva n° 74 de Vase!
Il dipinto che era contenuto nell’edicola, si trova custodito in ta Giescia de S.Roccu.
Dopo la confluenza con la strada che arriva dall’Aspia, il sedime in pietra da Via Vegia, sparisce sotterrato sotto l’asfalto.
Ritorno, in auto, nella panoramica Ciassa de Castagnabunna e incontro Giuseppin Rossi, mi fermo a chiaccherare con lui, seduti su un muretto.

Di inconparabile bellezza il panorama visto dalla piazza.
Qualcheduno lo avrà già notato nei miei scritti.
Io ho un’interesse particolare, se volete chiamatela passione, per i vecchi nomi, con cui era identificata na Ca, na Cascina, un Seccou ma anche cumme se ciamova na otta, na Muntò, un Sentè, na Scursa.
E così chiedo e Giuseppin mi indica i nomi delle zone che attraversa a Via Vegia.
Continuando la strada verso Castagnabuona, al termine della strada in asfalto che arriva dall’Aspera, inizia il tratto pedonale della Via Vegia, ora non più con il sedime in pietra, ma in cemento con mattonelle rosse.

Siamo nella zona detta de Prie de Rudina, con i terrazzamenti in pietra bianca piantumati a ulivi.

La zona successiva, che interseca una strada in asfalto è detta de Pelleggia.
La strada sempre in salita, arriva au Brunsin da Ciossa, come tutti i fontanili, che un tempo dissetavano chi si inerpicava lungo le Muntò delle frazioni, anche questo è chiuso per sempre.

Questo luogo è anche chiamato A Posa, perche qui faceva sosta chi stava trasportando ceste o altro, arrancando lungo questa interminabile salita.

A Ca da Ture de Busan

Ancora un bellissimo scorcio da Via Vegia, con a Ca du Punte.

Poi la Via Vecchia, alla vista della chiesa di S.Rocco, si congiunge con la Via Nuova di Castagnabuona.
La Via Vegia, sparisce sotto l’asfalto e diventa Via alla Croce che ricalca il vecchio tracciato.

Al culmine di un’irta salita, alla nostra sinistra, riaffiora un’ultimo tratto de Ciappin della Via Vegia che raggiunge, a piedi, il santuario
Pe i cenni storici, chi meglio di Roberto Perata può raccontare la storia da Via Vegia de Castagnabunna?
Chiedo il consenso e pubblico il suo commento, alla foto da Via Vegia pubblicata sulla mia pagina di Facebook
“Peccato che di quell’antico tracciato ne siano rimasti oggi solo un centinaio di metri ed è rimasto perchè in occasione della lottizzazione del “Cucco” (Edilizia Convenzionata) la sensibilità dei politici di allora, dei progettisti dell’opera e dei “severi” funzionari in campo, fece di tutto per tutelarlo.Dal Cucco, dove parte, arrivava sino al Santuario di NS della Croce. Se lo fece a piedi Papa Innocenzo IV nel 1244 e fu, fin dalla notte dei tempi, l’unica via d’accesso per giungere a Castagnabuona per poi essere affiancato dalla strada carrabile costruita negli anni 50/60. Lungo il ciapin, più o meno a metà del suo percorso, i miei nonni materni avevano un’osteria tenuta in vita sino alla “miseria” del secondo conflitto mondiale quando, mia nonna Zabetta, mia madre (Maria de Zabetta cl 1921 e i fratelli non poterono più far fronte alle incombente insostenibili. L’ultimo tratto del ciapin, per merito dei volontari locali, venne poi manutenuto nell’ultimo tratto che giunge poi alla Croce. Sostituirono i ciotoli con lastre in pietra e lo fecero sotto il controllo della Soprintendenza per i Beni architettonci dato che quel tracciato è vincolato ex L.1089/39.PS ad oggi dove inizia questo tratto (Via Matrix) la strada è “in trincea e delimiata sui due cigli da murature in pietra a secco che STANNO crollando… Fateci un giro; l’ultimo tratto è una meraviglia.
A pensu cuscì anche mi ! Vasin a dumeniga, quandu nu sei cosa belin fò, partì dau Cuccu e cian cianin, feghe un giu, sciu de sta Via Vegia!
Grazie per la lettura.
Per la stesura di questo articolo, devo ringraziare, per la loro gradita disponibilità : Andrea Firpo, Robero Perata e Giuseppe Rossi.
Grazie!
