E Cartee de Cantarena

Cantarena de Rensen e l’Edifisiu de Anime

Il toponimo Cantarena, non è unico nel suo genere in Liguria, è relativo a tutte quelle zone dove gli anfibi hanno il loro habitat e prolificano, come nella stretta valle del Cantarena ad Arenzano, solcata dall’omonimo torrente.

Qui le rane, nella bella stagione, rendono molto suggestive le calde serate estive, con il loro insistente gracidare, e se il foresto si lamenta e vorrebbe zittirle, chi è come me del Sciu da Teiro s’allerta, quando improvvisamente smettono il loro canto.

Ma la dicitura più consona, per questa valle sarebbe quella de u Rian de Cartee.

 In epoche diverse, sono state, in totale, undici le cartiere che in questa valle hanno svolto la loro attività, dato lavoro e prosperità alla comunità de Rensen.

 Credo non ci sia stata al mondo, una così alta concentrazione di opifici, lungo l’alveo di un fiume, in cascata, uno di seguito all’altro, tutti beneficiati dalla stessa acqua raccolta da e ciuse, dighe e convogliate dai bei,canali.

Arenzano è la zona della nostra regione, dove le pendici dell’Appenino Ligure, con le falde del massiccio del Beigua, si tuffano letteralmente in mare, le cime di queste montagne, distano poche centinaia di metri dal bagnasciuga, regalando spettacolari panorami a precipizio sul mare per chi sale sulle alture alle spalle di Arenzano.

Molto conosciuto dagli escursionisti il rifugio “Ai Belliventi” nome suggestivo per uno spuntone di roccia, dove si gode di uno spettacolare paesaggio a picco sul mare.

Le acque dei rii, Crò, Ciazza Bella e Rio Meisu, che discendono dalle cime di questi monti, confluiscono nel Canterena, dove a partire dal XV secolo erano utilizzate come forza motrice, per le ruote a tazze che alimentavano il moto dei macchinari delle undici cartiere, che erano operanti, in epoca diversa, nella valle di Cantarena.

 Ma facevano girare anche alcuni mulini per la farina, i telai di una filanda, a sera a nastru, sega a nastro e a ciuna, pialla di una segheria.

L’elenco delle cartiere e degli opifici, presenti lungo la valle del Cantarena mi è stato gentilmente fornito dal signor Valle Lorenzo, ultimo papee, cartaio o paperaio di Arenzano, che ringrazio per la sua disponibilità a raccontare del suo mestiere e per la visita effettuata alla sua cartiera.

La prima Cartiera in alta valle era quella delle Casazze, di questo edificio del 1600 resta solo un muro in pietra, annerito dal tempo, ma ancora eretto a testimoniare della prima cartiera, costruita in questa valle.

A seguire la ciusa del Tonno, che alimentava le due cascate con le ruote della Cartiera di Scala Santa.

A questo punto, lungo il Cantarena, si susseguono in sequenza: la Cartiera di Pallavicini, la cui acqua in uscita era raccolta dalla ciusa del Ponte Gruffo, con il suo beo che alimentava le cartiere: di Valle Lazzaro, quella di Piccardo Bartolomeo, di Valle Francesco e Valle Maria.

 Quest’ultima Cartiera è l’unica oggi ancora in attività, qui da 48 anni Valle Lorenzo classe 1950, produce e commercializza la sua carta.

 A seguire quella di Valle Lorenzo.

L’acqua in uscita dal canale di scarico di questa cartiera, era raccolta da una ciusa, il cui beo alimentava la cartiera di Vernazza Francesco, in questo edificio vi era anche un mulino per granaglie.

 Il beo continuava il suo percorso, per alimentare la cantiera Chiossone, dove il 31 luglio 1943 un furioso incendio provocò la morte di sette persone, un’intera famiglia, che abitava nell’edificio.

 La Cartiera numero undici è un altro opificio della famiglia dei Chiossone, chiusa a metà degli anni 60.

A questo punto l’acqua sempre convogliata dal beo azionava una filanda e la segheria di Carlin u Tasciu, prima di sfociare in mare

Le chiuse lungo il torrente Cantarena erano 6 Casazze, Tunno, Rio Cro, Ponte del Gruffo, e altre due Chiuse sottostanti

L’Edifisiu de Anime

Singolare il racconto dell’Edificio delle Anime.

Anticamente, le proprietà di quasi tutte le cartiere, affidavano la gestione della produzione ai mastri papee, cartai, che dovevano fornire al proprietario, una quantità giornaliera di carta, contrattualmente predefinita.

Il lavoro del paperaio, già molto complicato dalle tecniche di lavorazione, non era esente da inconvenienti, guasti e mancata produzione, erano all’ordine del giorno, anche le condizioni meteo avevano la loro importanza e influivano nel ciclo di fabbricazione della carta.

Non sempre si riusciva a raggiungere il quantitativo giornaliero pattuito e allora non era raro, vedere le luci accese anche di notte, negli edifici delle cartiere, dove anche con il disagio del buio si produceva la carta e quando era raggiunta la quantità prevista, non si fermavano gli impianti, ma si continuava con una produzione extracontrattuale di carta e commercializzata direttamente dal mastro cartaio.

Naturalmente c’era chi di questa attività notturna ne faceva largo uso per suo profitto.

E allora per allontanare i curiosi dai rumori che si facevano di notte nell’edificio della Cartiera, si era sparsa ad arte la paura delle anime perse, che si aggiravano nell’edificio della cartiera.

Gli adulti erano a conoscenza di quello che realmente avveniva in quelle nottate.

Ma i bambini avendo saputo della presenza delle anime dannate che si aggiravano all’interno di quegli austeri edifici, anche nelle ore diurne se dovevano approssimarsi a questi edifici erano terrorizzati e si stringevano ai loro accompagnatori per cercar protezione.

In una antica carta topografica un edificio era denominato Edificio delle Anime.

Nelle foto alcuni scorci di Valle Cantarena i fabbricati di ex Cartiere la cartina.

Quando un Nicciu, na Ca o altro è denominata con de Anime è curioso conoscerne il motivo e quasi sempre è quello di stare alla larga da quel manufatto.

Lascia un commento