
Grazie a chi mi ha raccontato delle sue paure da bambino, ho compilato questo elenco di storie inventate dagli adulti, per far star bravi e allontanare dai pericoli i bambini.
6a parte E Bestiasse
Ai racconti delle streghe, seguivano altri racconti dove i protagonisti erano gli animali, ovviamente, con sembianze umane malvagie, esseri compositi, mitologici e naturalmente carnivori e velenosissimi!
In primis il lupo, sempre nominato, ma con scarso effetto paura.
Da un secolo si era estinto l’ultimo esemplare sul Beigua e quel canide faceva paura solo ai piccolissimi.
C’era poi a Foa da Gatta Moa, che graffiava i bambini.
La Capra Ferraia che viveva in una torre da cui scendeva per prendere i bambini cattivi!
“Attenti a Cua Ciatta”era forse un gigantesco Geco, ghermiva i bambini, che osavano avventurarsi negli anfratti o all’interno di tubazioni.
Secondo un detto la notte di Sant Antonio, gli animali acquisivano la particolarità di parlare e allora bisognava stare lontano dalle stalle perchè non portava bene ascoltare le voci degli animali.
A Carampan-na
A Carampan-na secondo i racconti degli adulti allungava le zampe ben oltre il bordo della peschea o del butassu per afferrare le esili gambine dei bambini e trascinarli nell’acqua putrida di quell’invaso senza fondo.
A ripensarci, invece chissà quanti bambini avrà salvato anche solo nominandolo, quell’animale mitologico!
Il terrore che incutevano quelle paludate lunghe zampe, li teneva ben lontani dalle innumerevoli peschee, che rappresentavano un pericolo mortale per noi bambini.
Peschee e Butassi con l’acqua stagnante nera, verde di alghe e con il fondo fangoso, erano tutte privi di protezione anticaduta.
La paura da Carampan-a aveva sortito l’effetto voluto dagli adulti.
Anche in questo caso persone in luoghi diversi ma stessi ricordi
“ Era tanta la paura che una lunga zampa potesse uscire da quell’acqua putrida, che passavamo ben lontano dal bordo di quelle vasche…però quando eravamo a debita distanza….bè qualche pietra la buttavamo”

La Carampan-na in altre località era chiamata anche a Belurba ( forse la versione acquatica della strega) che ghermiva con le sue lunghe zampe l’incauto figlioletto, che aveva osato avvicinarsi a quella pozza o a quella vasca di raccolta d’acqua per irrigazione.
continua
Rinnovo l’invito a chi ha avuto la pazienza di leggere questo articolo, per dare un gradito contributo raccontando i suoi ricordi di giovanili paure, storie ecc. per arricchire il contenuto di questo elenco.
Grazie!
foto Archivio Storico Varagine
