Il 1 marzo del 1944 alle 9 di mattina, inizia lo sciopero bianco di tutte le industrie della Provincia di Savona e in tutta l’Italia occupata dai tedeschi.
A questo sciopero organizzato dal CNL contro il regime fascista, la fame, il terrore e quell’inutile guerra, aderiscono a Savona circa 5200 operai, delle più grandi industrie della provincia.
La Scarpa e Magnano, l’Ilva, la Servetaz, la Piaggio di Finale, la Brown Boveri
Gli operai si presentano al proprio posto di lavoro, ma incrociano le braccia
La repressione nazista, supportata da fascisti e collaborazionisti del regime fu molto dura.
La prima fabbrica ad essere attaccata dalle milizie è la Brown-Boveri di Vado, dove i militari della G.N.R. arrestano alcuni operai riuniti in assemblea.
Poi con una vera e propria caccia all’uomo, nello stabilimento dell’Ilva di Savona, i tedeschi, G.N.R. e i bersaglieri catturano un centinaio di operai
Alla Piaggio di Finale sono arrestati 30 operai.
Alcuni riescono a fuggire.
Ma la maggior parte vengono condotti in Questura e poi rinchiusi nella caserma delle Camicie Nere in Corso Ricci.
Nella serata dello stesso giorno gli operai sono caricati, con altri antifascisti, su alcuni camion, per essere imprigionati nellʼIstituto Merello di Spotorno, durante la Seconda Guerra Mondiale adibito a campo di concentramento.
Altri sono portati nel carcere S. Agostino di Savona.
Insultati e bastonati
Poi in treno trasportati a Villa Di Negro a Genova.
Sono sottoposti alla farsa di una finta visita medica.
Divisi in due gruppi.
Gli abili.
Ed i riformati.
Il primo gruppo viene inviato a Sesto San Giovanni e internato nei campi di lavoro, per la produzione bellica tedesca.
Il secondo, gruppo quello dei riformati, insieme ad altri operai piemontesi e lombardi è condotto nel carcere di San Vittore a Milano.
Poi al binario 21 della Stazione Centrale
Da qui partiranno con destinazione Mauthausen.
Dei 67 operai savonesi solo 8 ritorneranno .
Il 5 aprile dello stesso anno, per ulteriore rappresaglia a seguito dello sciopero del 1 marzo, furono fucilati 13 antifascisti nella localita’ Valoria di Savona.
Fu il prefetto Mirabelli che volle questa strage.
La deportazione degli operai, di cui non si avevano più notizie e il massacro di Valoria, indusse molti giovani ad unirsi ai partigiani , sulle nostre montagne

