
Duvve a Leistra e l’Eguabunna se miscian, u gh’è a Ciusa du Bumbuggiu.
In un anfiteatro di Bricci: Bambuggiu, Grettin, Berleise, Mugiarina e Costata.
Il Bric Costata, deriva letteralmente dall’unione di due parole, Costa e Alta.
Più difficile l’etimologia della parola Bumbuggiu o Bambuggio, il Bricco che dà il nome alla diga.
Buggiu è l’arnia, ma Buggiò è il secchio, ma anche Piccola Conca, riferibile all’invaso che era presente in questa zona dove confluiscono due torrenti l’Arrestra e l’Acquabona.
Poi ancora Buggiu,Bollitura
Bumbuccun è una Varietà di Susine
Bumbun, Calabrone ma anche Dolciume.

A vedere il Bricco di Costata 293 m dal basso, si stenta a credere all’esistenza di una strada carrabile, quindi sufficientemente larga e con limitata pendenza, che possa arrivare così in alto.
Visto anche l’acclive pendio che scende nella valle dell’Arrestra.
Nell’aprile del 1870, Pietro Rocca e il suo seguito, scesi da Hasta, Sciarborasca, arrivati alla diga du Bambuggiu, cercarono le tracce del percorso della strada romana.
Una propaggine dell’Emilia Scauri.
Questa antica viabilità, valicando i bricchi ad oriente arrivava ad Ad Navalia, il primitivo nome della nostra citta’

La strada romana doveva per forza di cose, risalire i Bricchi in questa località da Mugiarina, dove una propaggine dell’omonimo monte, fa da rampa naturale verso u Briccu da Custata

L’Emilia scauri attraversava la Leistra, il fiume Arrestra dove ore sorge l’imponente Ciusa du Bambuggiu.
Sopra un grande ponte in pietra.
Nello sbarramento della diga è ancora visibile inglobato nel basamento un simulacro di arco
Arrivata in sponda destra dell’Arrestra, la strada proseguiva in direzione sud, per poi risalire il pendio della Mugiarina, arrivando a mezza costa del Bric Costata.

Qui seguendo gli scritti del Rocca io e Francesco Canepa, troviamo un discreto numero di pietre e l’impronta di una viabilità che risale in mezzo a Brughe e Murtin.

Tratti de Ciappin e Miagge de Prie, poi un tratto in leggero falsopiano.
Sempre quando si è al cospetto di questi manufatti si pensa a chi li ha costruiti, quali difficoltà hanno dovuto affrontare.
Testimonianze dell’immane lavoro che fu effettuato in questo ambiente inospitale, sono visibili, a chi ha un approccio rispettoso di questi luoghi e senza fretta, osserva i manufatti o molto spesso i residui di antiche edificazioni

Non devono sfuggire alla vista, alcuni varchi in mezzo a pareti rocciose, dove sono visibili i segni degli attrezzi da scavo.

Muri di sostegno invasi dall’erba e le pietre del sedime, spesso divelte e impilate ai lati del percorso.

Capita di ritrovare lungo un sentiero, feci di carnivori, probabilmente di qualche lupo, una presenza silente, nascosta da qualche parte, ma ormai sempre più frequente.
Un potenziale pericolo.
La strada si dirige decisamente verso i Bric di Costata e Berlese.

Al cospetto di uno scenario spettacolare

Si distingue da lontano, una traccia nella vegetazione a mezza costa.
Poco dopo l’inizio del tratto in salita è impossibile continuare a percorrere l’antica viabilità.
Abbandonata da tempo immemore, sul suo percorso è cresciuto un fitto bosco, misto, di roverelle, pini marittimi erica e gli immancabili rovi.
Soggetta a catastrofiche frane.

Lasciamo una freccia, per indicare il proseguo della strada
La viabilità sostitutiva è un irto sentiero, che evitando una zona franosa, raggiunge in linea diretta il Bricco della Costata .
Il tratto di quella strada, intravvista in mezzo agli arbusti, è ora visibile alla nostra sinistra, sotto Bric Berlese.
E’ il tracciato della via Romana.
Seguendo una pista da cinghiali che si dirige in direzione di un Rian arriviamo sulla strada

I grandi muri di sostegno, qualche Ciappin, una larghezza di circa un paio di metri, con moderata pendenza, sono gli indizi caratteristici delle strade romane

Una viabilità da secoli abbandonata
Dopo duecento metri, poco prima di un traliccio la strada sparisce alla vista

Come quando, volgendo lo sguardo alle nostre spalle, la strada non è più visibile.
In questa zona una gigantesca frana, trascino’ in epoca remota, una porzione di questo crinale a valle.
Formando una vasta zona boschiva, in sponda destra dell’Arrestra.
Oltrepassiamo la linea elettrica, ma della strada se ne perdono definitivamente le tracce.
L’ampio fronte di frana ha sconvolto completamente questa zona.

In prossimità del pianoro del Berlese alcune pietre sparse potrebbero appartenere ad un sedime stradale.
Sul crinale invece è ben visibile la traccia di un’antica viabilità, che ci conduce e supera il Bricco di Costata.

Qui sono ben visibili i recinti in pietra.

Innumerevoli altri cumuli di pietre

Su questa altura u Barba Gianca portava il gregge al pascolo

A rotazione in uno o nell’altro recinto.

Forse un riutilizzo di qualche precedente manufatto avente le stesse funzioni.

Spettacolare il paesaggio verso il massiccio del Beigua.

Ringrazio Francesco Canepa per questa escursione/ ricerca.
