Luoghi del cuore o dell’anima.
Posti in cui ci piace ritornare
Le Sevissse è quello che più di tutti, parla di immense fatiche e di una grande tragedia.
Ci sono ritornato.
Sempre, in quel pianoro tutto diventa pace.
Non c ‘è più quell’antico dolore.
Ma in altri luoghi è per sempre.
Nella Tana di Levre’ si entra a testa china
Per rispetto e per vergogna.
Verso chi, fin quassu fu cacciato e perseguitato, perché Levrusu, lebbroso.
Con il sole che illumina probabili giacigli.
Sensazioni di altro genere, nell’incredibile maestosa Giescia dei Tanizzi
Dove si percepisce la forza della nostra terra.
E della vita vegetale, ricercata da possenti radici nelle fenditure delle rocce.
Qui le divinità della natura, erano molto vicine all’uomo
Poi arrivò la croce e quel Dio che stava in alto.
Non più fra le pietre e quegli uomini miserabili
Ogni luogo racconta
Come quando arriviamo ad un Cabanin in mesu ai Fo.
Fate silenzio, potrebbe esserci qualcheduno, forse un Carbunin che si è assopito.
La sua Carbunea e lì che fuma.
In quello che ora, è solo uno strano spiazzo fra tanti alberi.
Vanni dere’ a e Prie e ti trovi u giamin, mi disse un’ anziano amico che non ho più.
Quante storie ci raccontano le pietre del Beigua.
Basta fermarsi e ascoltare
I sospiri di spalle ossute, posar pesanti fardelli in sé un Muggiu de Prie.

