I Muggi de Prie

E’ vero che le pietre, materia prima dei manufatti umani, anche a distanza di secoli sanno raccontarci molte cose.

Persone esperte, storici, sanno individuare la tipologia costruttiva, di case, cascine e altre edificazioni.

Riescono in presenza di ruderi o di pochi resti, a stabilire la destinazione d’uso e l’epoca di costruzione.

Resta di difficile soluzione l’enigma dei Muggi de Prie.

Liquidati spesso come semplici depositi di pietre.

Perché allora sono state impilate quantità immani di pietre in zone panoramiche dominanti e di transito di antiche strade?

E quel Muggiu de Prie sulle sponde dell’Arenon in località Costata, era forse il sedime di un’antica strada, divelto dalle acque e poi dall’uomo trasportato a valle?

Per farne cosa?

Facciamo un salto indietro nel tempo quando l’allevamento bovino era una parte molto importante dell’economia del nostro territorio.

Migliaia di capi di bestiame abbisognavano quotidianamente di tonnellate di fieno.

Pietrisco e rocce furono divelte per ottenere zone prative per fienagione e pascolo.

La risulta di questo massacrante lavoro solitamente era utilizzata per costruzione di cascine, muri di contenimento, posatoi dei portatori di fieno, oppure semplicemente impilata in cumuli ai lati delle zone di fienagione o ancora eliminata facendola rotolare a valle se i pendii era particolarmente acclivi.

Bricchi aridi e pietrosi furono resi fertili dal lavoro incessante di generazioni di contadini/allevatori.

Ma anche quando furono realizzate grandi praterie per la fienagione ogni anno con l’arrivo della bella stagione erano donne e bambini che dovevano controllare quelle grandi estensioni e togliere eventuali pietre, che potevano danneggiare la falce messoria.

L’attività di fienagione la si trova nella toponomastica del nostro entroterra, Pro du Fen, Segage, Messoie.

Cumuli di pietre e terra sono ancora oggi visibili a lato delle zone prative.

Un significativo esempio lo si trova agli Armuzzi da u Pra da Bellafìa dove incuriosisce la presenza di un enorme cumulo che è la risulta di una bonifica immane da pietre, effettuata di padre in figlio per rendere coltivabile questo appezzamento di terreno.

Per alcuni cumuli di pietre fu data una spiegazione religiosa/demoniaca come u Muggiu de Prie che era lungo la strada Sanda/S.Martino oggetto di un mio articolo.

Le stesse argomentazioni possono essere prese in considerazione anche per quei due enormi Muggi de Prie che dominano la vallata dell’Arenon?

Il cumulo di pietre del Bric Meazze e del Cian de Donne?

U Cian de Donne poco sotto al Monte Grosso, in vista dell’abitato della nostra città conserva al suo apice un’impressionante cumulo di pietre e domina a 360° un’ampia territorio

Una parte di queste pietre furono depredate per far dei recinti, per animali e forse per una fortificazione au Cian de Freise, durante la seconda campagna d’Italia

Per quanto riguarda l’enigmatico cumulo presente sul Meazze visitato diverse volte è possibile formulare a mio parere alcune ipotesi.

Dopo aver letto su di una pubblicazione che questa zona era un tempo denominata dai Castelletti.

In prossimità di questo grande cumulo di pietre, convergevano due importanti viabilità, quella di cresta proveniente dalla Costata e quella di epoca romana dal fondovalle proveniente dalla Mugiarina/Bambuggiu.

Dominante sulle vallate dell’Arenon e Arrestra.

Le pietre sono grosso modo della stessa pezzature adatte a essere utilizzate a scopo edificatorio.

Un’ipotesi che è già stata evidenziata in altri scritti è quella dell’esistenza su questa altura di un presidio per osservazione diruto e poi depredato, anche questo cumulo, della sua materia prima molto probabilmente per realizzare i recinti di pietre del vicino Bric Berlese.

Ma solitamente in presenza di un edificio diruto sempre resta l’impronta di una base o qualche porzione di muro ancora in piedi.

A questo punto è lecito pensare che le edificazioni che potevano essere presenti au Meazze, Cian de Donne o in altri luoghi furono rasi al suolo perché nessun manufatto edificato da un nemico, doveva restare in piedi.

L’enigma rimane.

E allora meglio godere di questi suggestivi panorami a 360° in questa zona denominata comunemente Beffadosso

Dove a perdita d’occhio è visibile il lavoro disumano perpetrato da generazioni che hanno stravolto la fisionomia di questi luoghi.

Foreste d’alto fusto furono tagliate per fornire legname all’edilizia e all’industria del ferro e per quella navale.

Sradicati i ceppi e tolte le pietre, tutto questo immenso territorio a perdita d’occhio fu terra di pascoli e fienagione

Nota dell’autore

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