Anto, Gian e Giuan un Doppu Disnò a Santa Cateina

E’ pomeriggio inoltrato, il sole volge al tramonto.

Questo è il momento ideale, per una visita alla chiesa di S. Caterina

Versus Solem Orientem.

La luce solare, illumina le due belle vetrate policrome, con le sagome della Santa e di S.Ambrogio.

A differenza delle altre cupe chiese, del centro storico della nostra città, l’interno è molto luminoso, grazie alle pareti in bianco, decorate a colori da Achille de Lorenzi.

Sempre molto suggestivi, gli affreschi di fine ottocento, che rappresentano scene di vita della Santa.

Mirabili opere di quattro pittori, di scuola genovese, Santo Bertelli, Luigi de Servi, Luigi Gainotti, Francesco Gandolfi.

Al cospetto di queste grandi opere siamo, io, Gian, Antonella e Silvia, sua figlia.

Ognuno di noi esprime le proprie sensazioni, scopre dei dettagli, nelle figure e negli sfondi, in secondo piano, un po’ nascosti di questi dipinti.

Bello condividere o discutere le proprie opinioni, di fronte queste opere d’arte.

Il dipinto di Francesco Gandolfi, raffigura il giuramento fatto dagli abitanti a Caterina, per erigere una cappella dedicata alla S.S. Trinità.

Il personaggio di spalle è lo scriba Simone Matteo raffigurato mentre sta vergando su pergamena “…che fabbricassero una cappella in onore della Santissima Trinità che mai più il luogo sarebbe molestato dalla peste e chi la porterebbe, patendone lui solo la molestia, se la riporterebbe….”

Sulla collina a destra, il Santo Cristo, della chiesa di S.Maria in Latronorio, in mezzo ad altri personaggi, anche un confratello incappucciato.

Come sfondo è rappresentata la cinta muraria del Borgo, con il Torrione, u Campanin de S.Ambrogio e la Torre di Tasca, raffigurata con la merlatura.

Sempre del Gandolfi, il bel dipinto dell’Edicola della Cassetta.

Che era presente in Ca Braghe, vicino allo Spedale.

Il nome deriva probabilmente dalla presenza di una feritoia, dove lasciare le offerte.

Ai lati del dipinto, che raffigurava la Madonna, sono appesi degli ex voto.

Fra quelle figure colorate è evidente il colorito pallido della donna malata.

La gestualità della Santa, sembra consigliare alla donna, di recarsi nel vicino Spedale.

Nel dipinto di Santo Bertelli, è raffigurata Caterina, mentre cerca di convincere il papa a ritornare nell’Urbe.

Colpisce di quest’opera, l’espressività delle figure rappresentate nell’affresco.

Attente e meravigliate, ad ascoltare le parole della Santa.

Sopra l’altare, il quadro, olio su tela, di Francesco Gandolfi.

A causa dell’eccessivo abito monacale, la figura di Caterina risulta essere un po’ in carne.

Nello sfondo al centro del dipinto è disegnata una città di mare, forse Varazze.

Alcune persone sembrano intente a trasportar i corpi dei defunti, fuori dalle mura.

Un ragazzino a destra sorride.

Sotto di lui lo scudo con il simbolo della nostra città.

Se alziamo gli occhi, a sinistra della lunetta sopra l’altare, è raffigurato lo sbarco degli emigranti in America.

L’opera fu realizzata, grazie alle offerte dei nostri concittadini a Buenos Aires, come indica la scritta a destra del dipinto.

Sopra alla nostra testa, lo sposalizio mistico di Caterina

L’affresco dove è rappresentata la S.S.Trinità con la scritta ex voto.

Quello fatto da Varagine nel 1376 alla Santa senese.

A centro della chiesa, dai loro medaglioni a destra e sinistra, si fronteggiano due papi.

Urbano VI, che fu liberato nel 1385 dall’assedio di Nocera e condotto a Genova da Clemente Fazio di Varagine.

Gregorio XI, convinto nel 1376 da Santa Caterina, a ritornare alla sua sede naturale di Roma.

Aggiungo alcuni particolari degli affreschi.

Un libro evidentemente caduto dalle mani di chi lo stava leggendo, alla corte del papa, giace sopra un pavimento di piastrelle diligentemente disegnate.

Un foglietto arrotolato con su scritta, un’ultima preghiera, per una Santa Caterina, oramai morente.

Sempre bello sostare dinanzi a queste grandi opere d’arte.

Ma è ora di lasciar la chiesa della S.S. Trinità.

Ma per tutti quelli de Vase a Giescia de Santa Cateina.

Sempre belli i manufatti in pietra, come la facciata della chiesa, in Pietra di Finale, progettata da Giovanni Patrone.

E’ un opera incompiuta, lo si evince da alcuni spazi vuoti, che erano predisposti per altri decori

Giovanni Patrone è l’architetto che nel 1912 scrisse “ Per la difesa del nostro bel campanile” dove auspicava, per la quarta chiesa di S. Ambrogio, l’edificazione di una bella facciata, in stile romanico, che armonizzasse con il campanile.

La città si divise in due fazioni chi a favore dell’opulenza barocca e chi voleva una chiesa semplice e lineare.

Come la facciata della chiesa di Santa Caterina.

C’è tempo per rendere visita al dipinto e alla pietra dove Caterina indicò il luogo dell’edificazione di una cappella.

Uno dei luoghi più importanti della nostra città, ma anonimo e poco conosciuto.

Sulu quelli de Vase poan capi, perché u trenta arvi semmu tutti derè a cascia da Santa e a fo ballo’ i cristi!

A pe nui e in senugge.

Sta poesia all’aggiutte a capi u perché

….ma se nu te de Vase, alua a San Cateinin, di vasin….nu ti po capi’ un belin!

San Cateinin

A levante de Vase, duve a Moa

A se desghogge propriu in riva au ma

Gh’è na cappella, na giescietta

Cun a so faccià in pria de Finà

A l’ha vusciua na Santa du trescento

O so numme u l’è grande cumme u sù

L’è na bellessa introghe na scuverta

Tutte pittuè n’attestasiun d’amù

Ghe vuremmu ben a Vase a sta figua

Ch’a l’à posò u so pe in sce a nostra tera

E a n’à ridetu a lusce cun a speransa

Sarvandune da un ma pesu da guera

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da n’arbanella d’anciue di Ernesto Pisani.

Nota dell’autore

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