
I Longobardi adoravano Wodan, il signore della guerra.
Quando si convertirono al cristianesimo, quel popolo di guerrieri fu subito devoto alla figura dell’invincibile Arcangelo Michele.
A questo santo dedicarono molte chiese, in posizione dominante, dove c’era un crocevia o un’ importante viabilità.
Nell’entroterra di Varazze, erano dedicate al primario culto di S.Michele, le attuali chiese di S.Donato e di S.Antonio all’Alpicella.
Alpicella/Alpisella è lo stesso toponimo, che ci tramanda luoghi di pascoli e di recinti per animali.
Grazie a un documento della Società Savonese di Storia Patria, sono a conoscenza di una mappa, dove si evidenzia, una chiesa, di S.Michele di Alpesella, nella valle del Flumen Lavagnola, zona del Santuario di Savona.

Sulla cartina anche una “ Argentiera” e lì vicino, una misteriosa petram Aguzarolam.
La cosa è molto interessante!
Invio un messaggio a Laura Brattel, da poco abitante, nella valle del Santuario.
Mi risponde che conosce quella chiesa e poi mi dice che si potrebbe andare a vederla.
“Ma no” dico” tu hai i tuoi impegni era solo una mia curiosita”
Incredibile Laura!
Dopo un paio di giorni ha già organizzato la visita alla chiesa di S.Michele!

L’appuntamento è dal piazzale del Santuario di Nostra Signora della Misericordia
Laura mi presenta i suoi amici, faccio la conoscenza di Barbara Cerutti e dei suoi figli Noah e Josè, poco dopo arriva Filippo Minuto.
Completano il gruppo, gli amici, Antonella Ratto e Giorgio Pollogno.
Laura, Barbara e Filippo sono freschi di nomina GAE Guide Ambientali ed Escursioniste.
Tre guide escursioniste insieme a noi! Che cosa volere di più!
U Briccu de San Michè e lì che incombe sopra le nostre teste!

Da u punte da Crava si svolta in sponda destra del Lavagnola, qui sulla parete della locanda, una targa in marmo segna l’impressionante livello raggiunto dall’acqua del Lavagnola, il 22 settembre del 1992, ben oltre i due metri!
Si oltrepassa un rifugio antiaereo, interdetto all’accesso, per poi inerpicarsi imboccando una stradina in salita, ad attraversare un bosco misto di pini e castagni.
E’ l’antica viabilità che proveniente da Lavagnola, va in direzione di Cadibona.
E’ un’antichissima strada.
Il Ciappin de Pria, risulta in parte divelto, dalla forza dell’acqua piovana, che venuta meno la manutenzione dei Schivà, i canali trasversali, precipita a valle con notevole velocita e forza di erosione.

La salita è abbastanza impegnativa, ma chi aveva progettato questa viabilità ha realizzato alcuni tratti pianeggianti, dove era possibile schivarsi con chi arrivava in senso opposto.
In corrispondenza di questi tratti di strada in piano, sono visibili dei bei terrazzamenti.

Si incontra a sinistra un Seccou per castagne e poi, quando si entra in un bosco di castagne alla nostra destra, avvinta dall’edera e semidiroccata, appare una grande casa colonica.

I muri di buona fattura presentano molte inclusioni di cocci di mattoni e di coppi

Il forno integro è potenzialmente ancora funzionante
E’ probabile che in questo grande edificio, sotto lo stesso tetto, abitavano, come era per ogni dimora contadina, nonni, figli e nipoti
Per salire al primo piano c’è una scala in pietra.

Sugli scalini serpeggia l’arbusto dell’edera, che forma nella parte sommitale di questa casa, un’ immensa chioma verde.
La strada compie un paio di tornanti, poi con un altro tratto in salita, si arriva ad un grande prato con gigantesche felci
Qui ad un bivio, il Ciappin della strada per Cadibona, prosegue verso il Bric Giardina.
L’altra diramazione arriva alla chiesa di S.Michele.
In questo pianoro, converge anche una strada tagliafuoco, che può essere percorsa con un mezzo fuoristada.

Arrivati in vetta a questo Bricco eccola la chiesa di S.Michè!
Edificata nel 1180 a 381 metri di altitudine, molto probabilmente sopra le vestigia di un precedente manufatto.
Questa zona è citata in un atto di donazione stipulato il 28 dicembre del 1097 nella più antica testimonianza documentaria, presente nell’archivio della chiesa di Ferrania.
Da questo prezioso documento si evince che: i marchesi Bonifacio e Enrico fecero dono alla suddetta chiesa di alcuni dei loro possedimenti terrieri, ivi compresi ogni sorta di beni presenti.
Case, terreni e vigne, terre arabili, prati e pascoli, selve boschi e dirupi, terreni scoscesi e paludi, castagneti e rovereti, al-beri fruttiferi, chiese e mulini, luoghi di pesca, terreni colti e incolti divisi e indivisi.
Nell’elenco non sono comprese le miniere.
E’ probabile che ancora non si estraevano le rocce argentifere
Era prassi comune, da parte dei signorotti locali, la donazione alla chiesa di alcune proprietà, come atto di fede e per salvarsi l’anima
La chiesa di S.Michele rispetta l’orientamento Versus Solem est/ovest e occupa tutta la larghezza della radura sulla vetta del Bricco de Michè
A questo punto è lecito pensare che esista o era esistita, un’altra strada di accesso che arrivasse all’entrata della chiesa
La struttura di questo edificio è molto rimaneggiata.
Forse un tempo fu utilizzata per altri scopi.
Una finestra della chiesa è stata modificata, allargata e funge da entrata.
Nel lato corto dell’edificio esposto al tramonto del sole è ben visibile il tamponamento del primitivo varco dell’entrata.

Sono evidenti modifiche in altezza e forse la chiesa è l’ampliamento di una preesistente cappella campestre
In tempi ancor più remoti, qui poteva esserci stato un castellaro, posto a guardia del percorso e con un ottima vista della valle del Lavagnola.
Muri a scarpa, altri cocci e mattoni inclusi nelle mura fanno pensare a chissà e a quante vicissitudini storiche e persone sono passati da qua.

Seduti sulla panca in un bel momento conviviale, si chiacchera di un po’ di tutto si scoprono parentele si tramandano i racconti delle persone che hanno vissuto in questa zona.
Noah e Josè per niente affaticati, perlustrano, questo cocuzzolo che sovrasta la zona del Santuario

E’ l’ora della merenda!
Laura ha portato due tortine di erbe selvatiche, una di Crespino e una di Ortica con altri ingredienti e qualche erba aromantica, molto buone!
Barbara con i suoi figli hanno confezionato degli amaretti, faccio il tris di questi buonissimi dolcini!
A fine merenda la squisita tisana di Laura a base di mandarino e rosmarino, mantenuta calda dal termos.

Un ultimo sguardo alla selva che si intravvede nella valle del Lavagnola, qualche foto di gruppo e lasciamo la chiesa di S.Michele.
Il ritorno prevede un’altra direttrice, con arrivo a S.Bernardo in Valle.
Questo percorso con una viabilità più recente, è meno acclive di quello che arriva dal Santuario.
Anche in questo lato du Briccu de San Miche’il territorio è molto antropizzato.
Molti terrazzamenti, ben soleggiato ma tutto in stato di abbandono.
Come testimonianze di un
preesistente frutteto, resistono alcuni alberi da frutta, ciliege e nespole.
Una piantagione di fichi d’india ha colonizzato tutta la larghezza un terrazzamento.
Si passa in mezzo ad un bosco de Ersci, che lasciano poi il posto a grandi arbusti di corbezzolo, con le immancabili Brughe

Superiamo un’antica frana e al termine di una discreta discesa si arriva au Campu.

Una zona terrazzata e prativa, dove insistono due fabbricati uno in parte diruto, l’altra cascina è in buono stato di conservazione
Al limitare del pianoro almeno una sessantina di anni fa o forse più, al termine delle feste di Natale fu piantumato l’abete rosso che era stato addobbato.

Oggi è diventato un bellissimo grande albero dall’immensa chioma!
Poco oltre questa zona, alcuni bruchi di farfalla sono già saliti sugli steli delle erbe per compiere la loro metamorfosi.
Laura raccoglie un po’ di fiori di timo che in questa zona diffondono il loro odore.
Le servono per preparare un liquore.
Si scende lungo un viottolo e poi lungo una strada in asfalto, per arrivare alla grande chiesa di S.Bernardo in Valle

Qui nei pressi del chiostro, sono da vedere i dipinti sulle porte di Imelda Bassanello.
Disegnati dall’artista negli anni 90, con i bambini della vicina scuola elementare.
Sempre belli anche dopo trent’anni!
Arricchiti con il tempo di infinite sfumature.

Di notevole interesse storico, le targhe in marmo con diciture in latino, presenti nel chiostro della chiesa di S.Bernardo in Valle.
Il contapassi di Giorgio segna 7 km percorsi in questa bella escursione alla portata di tutti, dove si possono ritrovare tutte le testimonianze delle antiche attività, che erano praticate almeno fino alla metà del secolo scorso, in questa zona denominata Alpesella.

Si fa un pezzo di strada asfaltata per arrivare nel piazzale del Santuario.

Laura raccoglie le ultime erbe.
Qui mi congedo dai miei amici e li ringrazio, per questa bella e cordiale iniziativa organizzata da Laura, Barbara e Filippo con Noah e Josè educatissimi bambini che ci hanno rallegrato con la loro vitalità e la loro conoscenza del mondo vegetale e delle ricette.
Grazie alle guide escursionistiche GAE
Laura Brattel, Barbara Cerutti e Filippo Minuto.
