
Il temporale di quel giorno di fine estate, li aveva sorpresi, in quel grande prato, dove contro le nuvole, che risalivano dal mare, erano accatastate quelle tavole nere.
Pronte per diventare pezzi, di qualche barcone o di una chiatta, per il grande porto di Genova.
Lui le prese la mano e di corsa attraversarono quel posto allo scoperto.
Ora lì sotto a quei faggi, erano all’asciutto, ma di certo non al sicuro.
La luce di un lampo e subito dopo il boato di un tuono, li convinse ad abbandonare quel provvisorio riparo.
Non era la prima volta che succedeva, la fine dell’estate era sempre annunciata così, con il fuoco dei fulmini e il rombo dei tuoni.
Non appena smise la pioggia, lui riprese la sua bicicletta, nascosta in mezzo a un nocciolo.
Il bello di quella gita, era fare quella lunga discesa, verso il paese laggiù, in fondo alla valle, schivando buche e pietre.
Lei stava di traverso sul tubo della bici, fra le braccia di lui.
Si teneva forte al manubrio, mentre l’aria le scompigliava i riccioli neri.
I freni mordevano, quelle ruote storte della vecchia bicicletta.
Lei sapeva che cosa sarebbe successo, alla solita curva, per farla spaventare, lui avrebbe sbandato finendo nel prato.
Lei si sarebbe messa a gridare e lui a ridere!
Una volta erano caduti, una bella botta!
Ma per fortuna l’erba aveva attutito il colpo, lui si era spaventato, più di lei e non finiva mai di scusarsi e chiederle come stava.
In fondo era un bravo ragazzo, come tutti gli altri, in quella stretta valle, sotto quella grande montagna.
Lei lo prendeva in giro, per i suoi silenzi e quel suo modo di contemplare sempre ogni fenomeno, naturale o fatto dall’uomo.
Come quel giorno, che si era stufata ed era ritornata sulla strada, mentre lui si era soffermato a osservar quella cascina, ancora integra, ma completamente avvinta dall’edera.
Scoperta per caso, quando un forte mal di pancia, lo costrinse a cercare alla svelta un luogo ritirato.
Quel giorno, lei si era proprio arrabbiata!
Possibile che ogni volta, le doveva raccontare quella stupida storia, delle cose che mai accadono per caso?
E basta!
Aveva scoperto quella cascina, solo perché aveva esagerato a mangiar uova!
Stavano assieme solo da un paio di mesi.
Come tutti i ragazzi allo stesso modo.
Le prime passeggiate, loro due da soli, per le strade del paese.
Lui le regalò una cosa, che aveva costruito con le sue mani.
Un Sciurei, di corteccia di castagno.
Lei si divertiva a modulare il suono di quel piccolo strumento a fiato.
Si erano conosciuti nel ballo in piazza, alla festa di S.Pietro.
Quando erano ritornati gli uomini dalla Francia.
Sulle prime lei non voleva ballare, sapeva dalle voci di paese, che quel giovanotto aveva fatto piangere una ragazza, quando era partito con suo padre e suo zio a tagliar boschi oltralpe.
Lui prima di partire aveva detto a quella ragazza, di non aspettarlo, perché non sarebbe più ritornato al paese.
E così fece per due lunghi anni.
La gente di quel paesino mormorava.
Diceva che aveva un’altra, una contessa francese….che si era invaghita di lui e aveva abbandonato la sua nobile famiglia, per star con lui in una baracca al freddo e al gelo!
A l’amour!
Quel giorno quando lui la cinse con un braccio per il ballo, le sembrò di volare.
E questa sua sensazione la raccontò, per sempre per tutta la sua vita.
Non gli chiese mai conto di quella storia con la contessa francese.
Sapeva che non poteva esser vero.
Gli uomini partivano per andare a far vita grama nei boschi in Francia.
Si guadagnava bene e d’estate potevano ritornare a casa, a far i lavori in campagna.
Chi non aveva famiglia a volte rimaneva in Francia, d’estate a far la bella vita.
A scoppiarsi le paghe nella Ville Lumière!
E poi che cosa ci faceva una nobile, con un musone come lui!
Mamma mia!
Per farlo sorridere doveva fargli il solletico sotto ai piedi!
E manco sarebbe bastato!
Gli amici però dicevano che rideva eccome!
Più forte di tutti, ma lei non lo aveva mai sentito.
Però stava bene con lui, con quel giovane alto magro, sempre pulito e sbarbato.
Ma come si fa a spiegar il perché?
Certe cose sono così, nascono e sono per tutta la vita.
Sta a vedere che aveva ragione lui!
Con quella teoria delle cose che non capitano mai per caso!
La chiamava “Ciao Riccioli Neri” le piaceva quel nomignolo, anche quando le diceva che erano i capelli del diavolo!
Quante cose succedono, si accavallano, fanno ridere, disperare, sperare e deludere nella vita!
D’estate erano dure le giornate di lavoro in quella porzione di mondo, aggrappato alle pendici del monte.
Quando iniziava il periodo della fienagione, uomini e ragazzi, salivano in montagna e ci restavano almeno due mesi.
Di giorno sotto un sole che spaccava le pietre a far fieno, lassù nelle praterie della montagna.
Quando scendeva la notte prima di entrare nella Trunea o nel Cabanin, lui faceva dondolare il lume, per salutare quella ragazza, rimasta laggiù dove si vedevano tremolare le luci del paese.
Ma come si fa, quando la luna è alta in cielo, a rimanere lontano dalla persona amata?
Quella notte lei si svegliò di soprassalto!
Non era possibile! Quel suono…era un Sciurei!
Aprì lo scuro della finestra, era lui!
Le fece cenno di scendere, ma non serviva, in un attimo, lei era già lì, accanto a lui!
La prese per mano, come quel giorno sotto l’acqua.
Di corsa raggiunsero la collina, c’erano già stati, ma senza l’affanno di quella notte.
Che pazzo che sei!
Disse quando si salutarono, al primo gallo che aveva cantato.
Ci sono cose che nascono e sono per sempre.
Passarono dieci anni, tante cose erano accadute.
C’era stata una lunga sanguinosa guerra.
Ma di lui più nessuna notizia.
Si diceva che fosse in fondo al mare.
Affondato con una di quelle carrette del mare, le bare di tanti giovani marinai.
Aveva ragione lui, le cose non capitano mai per caso.
Quel figlio tanto cercato, non era mai arrivato.
Forse perché, qualcheduno lassù, aveva deciso che un bambino non doveva crescere senza un padre.
Le chiesero se voleva che il nome di suo marito, fosse pronunciato, nella messa dedicata ai dispersi in guerra, lei disse di no.
Lui non era in fondo al mare, sentiva che era ancora vivo e che sarebbe ritornato da lei!
La cosa più brutta che può capitare al mondo è piangere una persona amata, e non avere una tomba, dove portare un fiore.
Più di un uomo la chiese in sposa, ma lei si scherniva, diceva che era troppo in là con gli anni.
E che non pensava più a certe cose.
Lei sapeva che era vivo!
Aveva letto su una rivista, un articolo che parlava dei dispersi in guerra, era la storia di alcuni soldati, che mandati a combattere in Russia, avevano poi perso la memoria a seguito di un trauma.
Ma che furono ritrovati e riportati a casa, anche dopo tanti anni.
La corriera che saliva da Genova, ogni settimana lasciava un mazzo di fiori per lei, dalla fermata sulla piazza.
Le malelingue sono come le serpi, sono dove meno pensi di trovarle.
Le pettegole del paese, tessero storie di ogni genere, sulla provenienza di quelle rose e di altri fiori di stagione.
Che puntualmente arrivavano con la corriera.
Dissero che in quel periodo, mentre era a far la serva a Genova, si era messa a fare il mestiere più antico del mondo.
E che un signorotto attempato, non si dava pace dopo la sua partenza.
Le inviava quei mazzi di fiori, nella speranza di rivederla un dì.
C’era chi aveva visto, appeso al filo da stendere, un suo abito di seta, con una vertiginosa scollatura.
Dissero anche, che era diventata pazza ad aspettare.
“E lei che si fa recapitare quei fiori!”
Poi le consegne di quel mazzo, si interruppero, passò una settimana, anche un mese.
In quel paese non si parlava d’altro!
“Ecco avete visto! Sarà finalmente morto quel puttaniere!” pensarono e dissero i moralisti.
Ma un giorno, quei fiori erano nuovamente lì, dalla fermata della corriera, per lei!
Un mazzo ancora più bello!
Quando l’autista del torpedone finito il turno, andava nell’osteria, c’era chi gli faceva sempre quella domanda su quei fiori
Lui si era stufato di rispondere e ora a chi gli chiedeva qualcosa di quel mazzo, iniziava a inveire e a dire di pensare alle loro cose!
Sistemò tutto il prete, che senza fare nomi, nell’omelia della domenica, disse ai suoi parrocchiani, “C’è una donna che ha perso Dio, pregate per lei”.
“Perchè il diavolo si sa, nasconde i suoi artigli, anche nelle spine delle rose!”
Era quello il monito, che stavano aspettando, le bigotte e i bigotti del paese!
Non appena la corriera era scomparsa dietro la curva, c’era sempre chi si affrettava a prendere quei fiori e a gettarli nel fiume!
Riccioli Neri, aveva sempre quei bei capelli….
“Sono del diavolo!”
Dissero anche questo, quei bravi cristiani in quel paese in fondo alla valle.
A Riccioli Neri, serviva un bastone come sostegno, per una vecchia brutta frattura, ma aveva ancora tanta voglia di vivere.
Ogni giorno, ritornava alla fermata della corriera a veder se avevano recapitato i suoi fiori.
Lo fece sempre, anche quando erano sistematicamente fatti sparire dai suoi compaesani
Poi un giorno nessuno la vide più.
Pensarono, qualcheduno sperava, nel peggio.
Arrivarono i carabinieri, quando tutto il paese era già davanti alla sua casa.
Quella casa avvinta dell’edera.
In ogni paese c’è sempre un tuttofare, capace anche di aprire delle porte chiuse.
Quel brav’uomo aspettò l’ordine dei carabinieri e iniziò ad armeggiare con la serratura e riuscì ad aprire l’uscio di quella piccola dimora.
Era quella casetta fuori paese, con quell’edera, che aveva attratto la curiosità di lui, molti anni prima e che lei da tanto tempo accudiva nella speranza di vederlo arrivare.
Le cose non accadono mai per caso
Entrarono i carabinieri con il prete e il chierichetto al seguito, che portava il secchiello con l’acqua benedetta.
Passarono minuti interminabili.
Poi il prete, si affacciò a una finestra e con la mimica, fece intendere che la casa era vuota.
Approfittò di quella folla, assiepata nel prato, per benedire i suoi parrocchiani
La gente si inginocchiò facendosi il segno della croce.
Tutti pensarono ad una brutta fine di quella donna senza Dio e fu recitato il rosario.
Uscirono i carabinieri con una foto di lei, trovata in qualche cassetto.
Anche il chierichetto usci dalla casa con il secchiello.
Il prete invece tardava ad uscire e rimase nella casa ancora per un tempo infinito
“Starà cacciando il diavolo dalla casa!” pensava e mormorava la gente.
Quando uscì chiuse la porta e tenne la chiave con sé.
“Chissà dove sarà andata” pensarono per anni gli abitanti di quel paese.
Francesco Baggetti
