E Prie du Lagun

Oggi chi transita lungo la disastrata carrabile Faje, Pratorotondo, oltrepassato u Butassu da Galea e u Rian da Pasciun, arriva nella valle scavata dau Rian da Sera.

Un centinaio di metri prima del guado, a destra ci sono alcuni Muggi de Prie, ben impilati a formar dei manufatti a base quadrata.

Questa zona è chiamata u Lagun perché in inverno, parallelo alla strada si forma un invaso d’acqua.

A prima vista sembrano alcune Pose, come quelle che sempre si trovano nelle zone un tempo addette alla fienagione.

Pose pe un po’ de sciau, a chi u cammalava lensò e belain-e de fen, fasci de legne o corbe de prie.

Ma qui si è esagerato! Non sono posatoi quelli che a perdita d’occhio caratterizzano questa zona!

Sono una cinquantina i cumuli di pietra da me fotografati, ma è solo una parte degli innumerevoli Muggi de Prie qui presenti dalle più disparate forme.

Alcuni accumulati sopra macigni utilizzati come base perché impossibili da spostare.

Altri ben impilati a base quadrata.

A sinistra della strada carrabile, seguendo in salita, la traccia di un sentiero, c’è un pianoro a lato di un corso d’acqua inaridito, qui lo spettacolo è incredibile!

Siamo al cospetto di un’altra grande quantità, di piccoli cumuli di pietre, ben impilate dalle svariate forme geometriche.

Come un gigantesco magazzino di materiali edili all’aperto!

A spanne saian ciù de sentu sti muggi de prie!

E chissà forse quelle pietre, erano veramente lì per essere vendute o cedute tramite baratto.

Pe tiò sciu una cascina, da reccattu a un ciappin o na miaggia de pria

Le pietre che noi prendiamo a calci o ce ne disfiamo, un tempo erano materia prima.

Incuriosiscono i toponimi Galea e Pasciun……

E’ probabile che tutte le pietre che oggi troviamo in questa zona, come fosse un’enorme esposizione lapidea, siano la risulta di un’immane bonifica di una cascata di pietre, che rivestiva il versante sud del bric Lagun, fino a precipitare nell’orrido del Rian da Sera.

Chi erano quelli che difronte ad una gigantesca morena, risulta di un’antica glaciazione, hanno avuto l’ardir di effettuare un’immane faticoso e interminabile opera di bonifica rendendo fertile e fruibile questa parte di territorio?

U Giamin di nostri vegi.

Oggi se noi possiamo agevolmente risalire queste pendici lo dobbiamo a chi ha scavato spaccato e impilato milioni di pietre.

Strana sensazione in questo luogo, dove si cammina passando accanto a questi cumuli e non una pietra intralcia il nostro incedere.

Il toponimo Pasciun lo si trova anche in un altro sito, dove fu effettuata un’enorme bonifica da pietre, sul versante a occidente del Monte Grosso, u Briccu da Guardia

Le pietre di risulta, sono ancora visibili all’apice du Cian de Donne.

Forse qui era edificato un castellaro poi diruto, oppure semplicemente le pietre sono state trasportate e lasciate disordinatamente o come quel bel appellativo ligure “Spantegate” all’apice perchè lì si doveva edificare un manufatto.

E u Butassu da Galea a che cose è riferito?

Forse una colonia penale o dei prigionieri di guerra erano qua a impilar pietre?

Ma galea è un termine generico, che indica anche un lavoro gravoso, faticoso come i galeotti che un tempo erano condannati ai lavori forzati.

Sono molti gli interrogativi che anche in questo luogo suscitano dubbi e curiosità.

Chi era qua a spaccarsi la schiena a smuovere e trasportare pietre, aveva un riparo costruito tra due grandi massi, con un focolare da utilizzare in caso di maltempo.

Una cascina dalla tipologia molto particolare unica nel suo genere, ad essere ancora integra e perfettamente funzionale allo scopo per cui era stata costruita.

Io e Saturnin, siamo di ritorno da una bella escursione a Prialunga per cercar la pietra dove Lasain, il nonno di Bianchina, metteva la tenda che li avrebbe riparati durante il periodo della fienagione

Dopo la pausa pranzo, quella da buttiggia in tu rian, raggiungiamo la cascina, un altro capolavoro, patrimonio dei nostri boschi elencato e descritto da Giovanni Cerruti u Saturnin nel suo bel libro “E Cascine del Beigua”

E’ la cascina du Neiua, detta anche il Trullo.

Un edificio in pietra a sezione semi circolare, con copertura a cupola, chiusa con grandi ciappe e poi ricoperta di terra, un mirabile esempio di costruzione edificato con grande perizia e perfettamente inserita in questo ambiente naturale.

Poco distante altro deposito di pietre, non più impilate a formar piccoli cumuli, ma un enorme quantità di pietre ammassate, con anche una bozza di muro.

Forse le fondamenta di un manufatto mai edificato.

Lasciamo la zona du Lagun al silenzio dei boschi e alle testimonianze di una antica presenza umana che anche qui è stata capace di cambiare completamente la morfologia di questo lembo di territorio.

Ringrazio l’amico Saturnin, Giovanni Cerruti, per questa bella giornata, a sercò e Cascine du Beigua e u Giamin di Nostri Vegi.

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