
A Cascina du Peschea, ci arriviamo, io e u Saturnin, Giovanni Cerruti, in un pomeriggio di nebbia

Con il Suzuchi lungo la direttiva Faje Pratorotondo.
E poi con un’ora di zaino in spalla
Vorrei per ogni posto un cartello.
Per non chiedere sempre a Saturnin come si chiamano i posti che stiamo attraversando.

Lui me li elenca uno a uno mentre il fuoristrada, avanza sobbalzando, su pietre e fossi, lungo quella che un tempo era una delle più belle strade bianche della nostra regione.
Per Saturnin è come essere a casa sua!
Alle località, aggiunge i nomi di chi era qui a tagliar legna, erba o a fare il carbone.

Strada facendo mi indica il sentiero, la strada o la direzione per arrivare a quelle Cascine che lui ha elencato nel suo libro “Le Cascine del Beigua”

Salendo dalle Faje, troviamo per prima, alla nostra destra, il vetusto Cabanin de Mingu du Crou.

Si prosegue verso i prati di Cianarpe, oltrepassiamo la sorgente du Canain, arriviamo au Butassu da Galea e au Rian da Pasciun ecc.
Lasciamo l’auto a bordo strada e ci incamminiamo in direzione dei Giassetti.

Oltrepassiamo a Cascina de Remigiu.

Alla nostra destra una cascata di pietre

In una radura ecco la Cascina Paglieri, con la copertura messa in opera da Saturnin.

Opera sua anche la scala per salire al piano rialzato.

La tavola, sempre costruita da Saturnin, rievoca un momento conviviale con il pranzo all’aperto per festeggiare il termine dei lavori di ristrutturazione di questa cascina

Attraversiamo un bosco di grandi faggi, con alcune Pose, sparse in un pianoro alla base di un acclive pendio.

Si sale lungo na Stra da Lese ancora con il suo ciappin.
Siamo nella zona sottostante alle sorgenti dell’Egua Freida, importante presa d’acqua dell’Acquedotto di Savona.
Un refolo di vento mi fa intravvedere la sagoma scura da Rocca dell’Aquila.
Come voler dire “Siete al mio cospetto!”

Dalle sorgenti dell’Egua Freida, ha origine u Rian da Sera che confluendo a S.Anna del Deserto, con il Rio Malanotte diventa Arrestra e segna il confine di Varazze.
Arriviamo sopra un vasto altopiano.
Qui secondo le indicazioni ricevute da Ugo de Faje rdovrebbe esserci a Cascina du Peschea.
Ma prima c’è da guadare u Rian da Sera.
Non facile visto il Lepego presente, meglio attraversare il Rian, posando i piedi sulle pietre più piccole.

Eccola a Cascina du Peschea!

In un pianoro circondata da tanti blocchi de Prie Sciappe.

Le pietre per e Ciappe du Teitu

Perfettamente integra e di buona fattura.
La copertura con le sue Ciappe originali.

A Greppia de Prie

U Furnè nel Cabanin a lato della Cascina

I grandi Fo con indecifrabili incisioni.

In alcune zone spianate a braccia, erano allestite e Carbunee
“Fate silenzio, potrebbe esserci qualcheduno, forse un Carbunin che si è assopito.La sua Carbunea e lì che fuma.In quello che ora, è solo uno strano spiazzo fra tanti alberi.Vanni dere’ a e Prie e ti trovi u giamin, mi disse un’ anziano amico che non ho più.”

Facciamo una deviazione dalla via del ritorno per visitare a Rocca da Tarma.
Imponente monolito

Con un grade rifugio sotto roccia

La volta annerita da antichi focolai.
Meglio non indugiare oltre, perché la luce diurna è visibilmente calata.
Ma ancora ben visibili, sono gli incredibili contrasti cromatici del bosco invernale.
In questo periodo il muschio da il meglio di se, con la sua colorazione, contrapposta al rosso scuro del tappeto di foglie al verde e al grigio delle rocce.
Grazie Saturnin di questo
bel pomeriggio trascorso in un ambiente unico e spettacolare!
Boschi immensi, grandi praterie, che celano un patrimonio unico e prezioso.
Gli innumerevoli manufatti in pietra “Le Cascine del Beigua” u Giamin di nostri Vegi.
