U Nicciu du Ciapè der Mei

Da “I Ricordi di Bianchina” n°14

Raccontavano, che al Palo avevano sparato a un tedesco, era ferito

“Alua ste donne han pigiò na Lesa tutte donne l’hanno portato a Sassello”

Lo hanno portato loro solo donne, uomini non venite perché vi ammazzano poi magari dicono che siete voi “L’han rubelò fin au Sciascellu”

Raccontavano che questi tedeschi ci hanno fatto festa anche dei regali, le hanno ringraziate

Loro dissero che l’avevano trovato abbandonato.

Dopo la pubblicazione di queste righe, tratto da “I Ricordi di Bianchina” con un commento all’articolo, Fabrizio Buscaglia, racconta che alla Veirera, era stato ferito in uno scontro a fuoco un soldato tedesco.

Le donne del posto lo avevano soccorso e medicato.

I tedeschi per rappresaglia volevano bruciare le case del paese ma quel soldato che era stato salvato riuscì a far desistere i suoi commilitoni da quell’intento.

Per ricordare quello scampato pericolo la maestra Adelina Zunino si adoperò per far costruire un Ex Voto.

La giornata è soleggiata e preso contatto con Fabrizio, parto in direzione di Alberola.

La bella Edicola Votiva, di fattura alpina è ben conservata pulita e mantenuta, nei dintorni sono evidenti i segni di molte frequentazioni.

Questo luogo di devozione, si trova provenendo da Alberola, poco prima di Veirera Inferiore, in località Ciapè der Mei.

Due fogli di carta plastificata raccontano la storia di questo luogo di devozione.

Il perché dell’Edicola

Sono i tempi di guerra, settembre 1944: i boschi dei nostri monti, alle falde del Beigua, sono un rifugio sicuro per i partigiani che trovano nella popolazione aiuto e solidarietà. Spesso però salgono i Tedeschi e San Marco alla ricerca dei loro nascondigli. Siamo in continuo pericolo, stretti tra nemici che usano le nostre case per i loro appostamenti o come loro rifugi. E’ sera quel settembre del 1944. Due soldati tedeschi passano nei nostri boschi per controllare una linea telefonica che collega Sassello con Varazze, passando dal Beigua. Incontrano un gruppo di partigiani. Questi sparano e poi fuggono. Un tedesco viene colpito alle gambe. Non può più camminare. Il suo compagno rimane accanto a lui, solo, per tutta la notte. Qualcuno, nella casa più vicina al bosco, viene avvertito e in un baleno si sparge la notizia. Si pensa subito a come porgere aiuto a quel ferito. Non possono andare gli uomini, è troppo rischioso. Si fanno avanti le nostre mamme. Tre di loro partono con una slitta trainata da una mucca su cui sistemano un materasso, un cuscino, lenzuola e coperte e non dimenticano un po’ di liquore e caffè caldo.Bisogna percorrere qualche chilometro di mulattiera per giungere sulla strada. Il tedesco non ferito, accompagnato dalla giovane maestra del posto, corre attraverso il sentiero nel bosco, a Sassello, per avvertire il comando. La maestra davanti, il tedesco dietro con il mitra spianato, pronto a sparare ad un nuovo probabile incontro con i partigiani. Da Sassello, dove giungono incolumi, parte un’ambulanza: Il ferito può essere trasportato all’ospedale. Tutti ci aspettiamo una rappresaglia: in casi come questi vengono normalmente incendiate tutte le case del paese. Ma… non succede niente di tutto questo: Veniamo poi a sapere che il ferito ha raccomandato di risparmiare quella popolazione che l’ha aiutato e difeso. Le nostre povere case di allora sono così salve. Le nostre madri con i figli in guerra, prigionieri in Germania o sul fronte della lontana Russia, sperano che qualche mano fraterna li accolga e li protegga, che l’odio non prevalga, così come nel loro animo ha prevalso l’amore per “quel nemico” ferito. Si cerca nella Madre di Dio aiuto e protezione. Si fa una promessa a Maria: la costruzione di un’edicola dedicata a Lei. Qualcuno ritorna, qualcuno no. Dopo cinquant’anni, l’edicola è eretta con l’aiuto di molti.

Dal Web

Sito del Movimento dei Focolari in Liguria e nei territori di Acqui Terme, Tortona e Voghera

Nella seconda domenica di luglio c’era “la giornata della memoria” di questi fatti. Veniva celebrata una messa di ringraziamento dove venivano ricordati non solo i caduti in guerra, ma anche le persone del luogo che erano decedute nel corso dell’anno. In quel giorno Adelina Zunino organizzava una giornata di festa per gli amici, giochi per i bambini, e al termine della messa venivano distribuite delle frittelle cotte da volontari che prestavano la loro opera: poi il ricavato della vendita andava a sostenere iniziative sociali. La prima iniziativa è stata per pagare le protesi ai bambini mutilati nella guerra del Kossovo. Finita quell’emergenza di anno in anno si valutavano le diverse necessità.

La solidarietà di quel giorno non si è fermata fino alla partenza per il cielo di Adelina. E’ doveroso anche ricordare Giovanni, amico di Adelina, disegnatore ed artista, che ha progettato l’edicola e la statua che è lì collocata.

A cura di Enza Calì

Chi risiede in queste zone, conserva i ricordi tramandati, di quel periodo.

La Seconda Guerra Mondiale, arrivò anche in queste località del versante nord del Beigua.

Dove con un’economia di sopravvivenza risiedevano famiglie numerose.

Privazioni e sacrifici, tanti figli da tirar su, terreno e animali da accudire.

La fatica compagna quotidiana di vite, degne di quelle dei santi.

Ma non ci fu nessuna pietà cristiana, in quelle miserevoli esistenze si accanì, anche in questi sperduti posti, una guerra già persa in partenza.

Figli, strappati alle madri, partiti in guerra e mai più ritornati.

Con Fabrizio facciamo visita ad una sua cugina e al ritorno ripassiamo dall’Edicola de Ciapè der Mei, qui alcune persone stanno sorreggendo una persona anziana, sul sentiero per raggiungere l’Edicola.

Ringrazio Fabrizio Buscaglia per sua gradita disponibilità.

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