
Ascoltare quello scienziato, era stato molto interessante.
Una vita a studiare sorgenti fiumi, pioggia, ghiaccio, neve
Chiuso in un laboratorio per poi uscire quando fuori c’era un temporale
Seguir rivoli d’acqua e la neve sulla montagna
Dopo qualche minuto, avevo già dimenticato tutti quei nomi scientifici e le leggi che governano il fantastico ciclo dell’acqua.
Tutto troppo complicato, molto meglio restare nella più bieca ignoranza, tanto basta sapere che l’acqua serve per bere, lavare, irrigare ecc.
Ma non aveva parlato di quella sorgente, che a detta di tutti era di lungavita.
Aveva analizzato quell’acqua?
Ad un’uomo di scienza certe domande non devono essere fatte!
Avevo sentito il bisogno di interrompere, il suo esser prolisso, con qualcosa di più terreno.
Quella sorgente era famosa, in passato per articoli di giornali, interviste, relazioni tecniche ecc.
Poi caduta in disgrazia quasi inaridita.
Si era persa la vena d’acqua.
I soliti creduloni, dicevano che era stato il diavolo invidioso
Qualcosa era comunque accaduto, l’acqua ancora usciva da quella sorgente, ma aveva un sapore ben diverso, era tutt’altra cosa dall’essere inodore e incolore.
D’estate quel luogo all’ombra, era preda di convegni diurni, con comari petulanti.
Se le pietre di quel muretto dove erano sedute, sapessero parlare, ne avrebbero parole da dire, scelte fra il diluvio di quelle sentite!
Conoscevano anche chi erano quelle ombre nere, che di notte si appartartavano e ritornavano poi a quella sorgente
Si diceva che quell’acqua avesse un che di miracoloso.
Una sorgiva resa sacra da una statua.
Nel periodo estivo, si faceva la coda con le bottiglie.
Poi arrivò quella bambina dai lunghi cappelli neri.
Anche lei per un pò di fresco e a dissetarsi a quella fonte
Sempre vestita bene, sembrava una bambola come quelle che pettinava.
La mamma era sempre con lei e le parlava quella lingua già sentita in città.
Eravamo coetanei, ma lei manco ci salutava, intenta com’ era a pettinare le sue bambole.
Però so che ci guardava, quando eravamo a giocare in quel campetto a tirar su nuvole di polvere tirando calci ad un pallone.
Non ricordo più il suo volto e neanche il suo nome.
Dicevano che diventò una bellissima donna, ma che poi una notte sparì
Una fuga d’amore e da quella madre troppo possessiva.
Ma la realtà era un’altra e dopo qualche anno emerse la verità.
Quella bellissima donna, divenne una delle tante anime perse, chiuse in quell’enorme recinto del manicomio
Ma le benpensanti in un paese bigotto, sempre a parlar male e a dar giudizi scellerati, dissero che era stato il diavolo.
L’aveva rapita per portarla nella sua alcova.
La mamma si fece viva, dopo qualche tempo circondata dall’affetto petulante delle comari.
Quasi per nulla disperata, dalla scomparsa della figlia
E quella sorgente dopo poco tempo si prosciugo’ quasi del tutto.
Uscendo da quella casa, tirai un sospiro, ma quante cose sapeva quello scienziato!
Due volte però avevo chiesto di quella sorgente, senza aver risposta.
Allora gli raccontai la storia di quella bambina, della mamma, di quella sorgente a detta di tutti miracolosa, delle comari, delle lunghe file d’estate a riempir bottiglie…. la vita.
Francesco Baggetti
