
Dedico questo articolo a chi era con me bambino Sciu da Teiru.
Parlando di Rian, Baggi e Biscie, mi sovviene du Pisciuellin, a Vinvagna du Simiteu Vegiu.
Ricordo la grande Peschea, che raccoglieva l’acqua du Pisciuellin, di cui oggi è rimasto visibile, l’imponente muro, che delimita un tratto di via Scavino.
In estate quella grande vasca era stracolma di esseri viventi.
Rane, rospi, biscie, milioni di insetti, dai ragni d’acqua ai ragni terresti, quelli grandi, con la croce, praticamente estinti, che tessevano le tele in questo posto, per intercettare milioni di altri insetti volanti.
Posto da Sinsae, Muscin, Masaprevi, Parpagiun, Scaafuin e Baguin
Era molto pericoloso, il sentiero che per risalire verso u S. Martin, passava a lato della vasca.
A differenza delle generazioni, che ci hanno preceduto a noi, bambini anni 60, non era raccontato dell’esistenza di feroci creature, dentro le innumerevoli vasche di raccolta per irrigazioni.
Storie di esseri mostruosi che dimoravano in quell’acqua nera, pregna del verde di alghe e odor di legno marcio, di marciume stagnante.
Mostri pronti a balzar fuori dalle Peschee e divorar gli incauti esseri umani, che si erano avvicinati a bordo vasca.
Detti popolari che salvaguardavano i bambini, dal pericolo di annegamento.
Ma la società stava rapidamente cambiando, il sapere dei vecchi, non serviva più.
Gli anziani smisero di raccontare
A Peschea aveva una capacità di almeno venti metri cubi d’acqua.
Anche di questo manufatto si è perso la memoria, da chi fu costruito e a che scopo.
Probabilmente, tramite un solco irrigava la sottostante zona detta du Simiteu Vegiu.
Poi a seguito della costruzione di una strada carrabile la vasca fu svuotata.
La grande Peschea vuota faceva ancor più paura.
Restò sul fondo uno spesso strato di melma, alghe, un tanfo di marcio ammorbava l’aria.
Quella poltiglia era tutto in movimento, centinaia di rane e rospi avevano percepito la loro fine e stavano saltando in tutte le direzioni
E chissà cos’altro c’era sul fondo di quella Peschea.
Vidi per la prima volta saltar le bisce d’acqua
Poi furono abbattuti i muri e la vasca riempita di calcinacci, pietre e terra.
Fini così quella grande Peschea.
Ora però a Vinvagna du Pisciuellin che sgorgava dal muro controterra, poteva essere agevolmente raggiunta da noi bambini, per dissetarsi durante le pause delle interminabili partite di calcio.
Deciso lo stop delle azioni di gioco, sempre di corsa, si risaliva quella nuova strada, per raccogliere con le mani, l’acqua sorgiva che fuoriusciva da due pietre infisse nel muro della Peschea.
Poi fu murato uno spezzone di tubo e allora si poteva bere senza raccogliere l’acqua con le mani.
L’acqua era fresca, ma lasciava un gusto di muschio in bocca.
U Pisciuellin era usato come termine di paragone, unità di misura dei periodi di siccità.
Ma anche, dopo una giornata pioggia, dalla potenza del getto da Vinvagna, si poteva sapere quanto era piovuto.
Poi arrivò un’altro scempio, quello del raddoppio autostradale.
Oltre ai danni visivi, di inquinamento acustico e dell’aria, i trafori delle infrastrutture viarie, hanno sconvolto deviato o occluso tutte le vene d’acqua intercettate durante lo scavo.
E così fu anche pe u Pisciuellin, che diminui gradatamente la sua portata d’acqua.
Dopo qualche anno, quella vena d’acqua trovò un’altra via sotterranea e sfocio’ nell’alveo del Teiro.
