
La tempesta di vento aveva abbattuto molti alberi.
Per fortuna la pista era libera.
Ma ora c’era da attraversare la boscaglia.
Il tracciato di quella strada proseguiva a curve alterne come a volersi districare fra le piante.
La luce del giorno spariva a tratti nel folto della vegetazione.
Al mio passaggio la foresta si tacitava.
Animali appesi agli alberi osservavano curiosi la Land sobbalzare sulle gobbe e buche della strada.
Ecco una radura dove il vento aveva sfogato la sua rabbia un grande albero dalle poche radici giaceva appoggiato ad un suo simile.
Ora la strada scendeva per oltrepassare un piccolo stagno.
Un albero abbattuto era di traverso.
Ma con un pò di manovra poteva essere aggirato
Un gruppo di uomini stava tagliando quella grande pianta, per trarne legna da ardere
Ci fu un cenno di saluto poi ripresero con i loro attrezzi a fare a pezzi quell’albero.
Alcune donne erano intente a spezzare i rami più sottili per farne fascine.
Oltrepassato quel ruscello le cose precipitarono!
Un gruppo di indigeni arrivò di corsa, avevano le lance e sui loro volti colorati, i segni di guerra.
Feci scattare la sicura delle porte.
La mia mano si mise a cercare e trovò il calcio della pistola.
Forse intuendo la mia reazione, si fermarono a debita distanza.
Capii che era solo un gruppo a caccia, capitato lì per caso.
Quello che poteva esser stato il capo, si avvicinò.
Nei suoi occhi la disperazione!
Mi fece cenno di seguirlo, avviai il motore della Land.
Ora quel gruppo di cacciatori, mi faceva, strada nel fitto della boscaglia.
Capii la tragedia di quella povera gente, quando arrivai nel loro villaggio.
Un gigantesco albero si era abbattuto su alcune case di fango.
Decine di uomini che avevano aggredito quella pianta con le asce, per un’attimo smisero di martoriare quell’albero.
Alcune donne erano intente a parlare, con chi era rimasto imprigionato all’interno di una di quelle casette.
Altri uomini stavano cercando di scavare un tunnel per portare in salvo quelle persone.
Fermai la Land al centro di quel vilaggio.
Quello che sembrava essere il capo, mi fece capire a gesti, circondato dagli uomini del villaggio, di trascinare via con il Land, quella pianta abbattuta.
Una vecchia, logora corda era già stata legata intorno a quell’albero.
Pensai che non sarei mai riuscito, a trascinar via quell’albero, troppo pesante, anche per il Land.
Ma c’era un’altra soluzione.
La motosega era dietro facilmente accessibile.
Presi la tanica e feci rifornimento.
Diedi un pò di cicchetti mica potevo far brutta figura!
E fallire l’avviamento della motosega!
Il motore parti al secondo tiro di corda.
Il rumore della motosega spaventò quegli uomini che si allontanarono
Restarono poi a debita distanza, fermi ad osservare.
Le donne erano sparite.
I bambini curiosi erano tutti in riga ad osservare quella scena.
Iniziai a fare a pezzi i rami dell’albero.
Poi salii sul tronco per capire il da farsi.
Gettai lo sguardo all’interno dei resti di quella casupola e vidi una donna, rannicchiata, che stava proteggendo il suo bambino.
Gridai cercando di attirare la sua attenzione, ma non ebbi risposta.
Non fu difficile con la motosega far cadere quell’albero dalla parte giusta.
Scongiurando il definitivo crollo di quella casetta
Feci in mezz’ora il lavoro di un giorno, di più uomini con le asce!
A motosega spenta mi accorsi di quanti occhi curiosi mi avevano osservato
Le donne erano ritornate.
Furono le prime che si fecero largo in quel groviglio, tra i rami e il tronco di quell’albero appena tagliato.
Una donna entrata all’interno ne era uscita con in braccio il bambino, che tolto dalle braccia della sua mamma stava piangendo fragorosamente.
Invece la donna tardava ad uscire.
Temetti il peggio.
Ma dopo alcuni minuti che furono infiniti, anche lei usci’ da sotto quel ammasso vegetale, sorretta da due donne.
A malapena riusciva a camminare.
Con le mani sosteneva il suo pancione come a voler trattenere quel bimbo che stava nascendo.
Grida e canti accompagnarono quella donna in un luogo sicuro.
Approfittai del trambusto e
avviai il motore della Land. Salutai con un gesto quella povera gente.
Alzarono tutti un braccio, anche i bambini
Chissà se ancora oggi, qualche vecchio racconterà la storia di quel giorno in Africa.
Francesco Baggetti

