
La Cartiera Arado in località Rocchetta in sponda sinistra a valle del Ponte Nuovo, prima della curva del Marilena è stato l’ultimo edificio per la produzione della carta lungo la Valle Teiro a cessare l’attività nel 1990.
La famiglia Arado aveva acquistato dalla famiglia Calcagno nel 1881, questa Cartiera, denominata nell’atto di acquisto come “un fabbricato dal fondo al tetto ad uso di fabbricazione di carta straccia Edifizio della Rochetta”.
Questo edificio era composto da un piano seminterrato dove si produceva la carta, il primo piano era adibito ad abitazione civile e il secondo piano era occupato dal reparto di asciugatura.
La forza motrice idraulica arrivava alla ruota tramite un beo alimentato dalla Ciusa du Pasciu, questo canale serviva altri opifici nella zona du Muin a Vapure situati alla base del colle di S.Donato, poi ancora gli orti du Gnarin e da Madunetta.
Buona parte del percorso di questo beo era sotterraneo, l’acqua in uscita dalla ruota della Cartiera Arado passando sotto la sede stradale, alimentava gli opifici di Muinetti, all’inizio da Via Gianca, qui c’era un prelievo d’acqua. tramite una piccola canalizzazione per gli orti da Camina’ poi con una mirabile opera idraulica, il beo principale, sottopassava tramite un sifone ( visibile oggi dal ponte di legno lato monte), l’alveo del fiume Teiro, per irrigare gli orti da Lumellin-a e arrivare au Muin de Pantelin, dove finalmente l’acqua, che aveva lavorato nella ruote idrauliche del Sciu da Teiru, era restituita al corso del fiume, tramite un canale di scarico visibile nei pressi della chiesa dell’Assunta.
Nella Cartiera Arado negli anni 60 fu dismesso l’uso dell’energia idraulica a favore dell’utilizzo della forza motrice elettrica, ci furono anche altre innovazioni, nuove macchine erano utilizzate nel ciclo di produzione della carta tra cui un nuovo sistema di essiccatura che eliminava il faticoso utilizzo degli stenditoi al secondo piano dell’edificio della Cartiera.
Anche se non utilizzata per il ciclo produttivo, la ruota a pale era lasciata girare folle, come una specie di attrazione bella da vedere, per chi passava di lì.
La cartiera aveva una buona produzione, ricordo, i cumuli di cartone nello spazio antistante pronti per essere usati nel ricircolo produttivo du Oapè Mattu e quell’odore caratteristico, de Papè Bagno’
Benedetto Arado, oltre alla fabbricazione di questa carta grezza per uso alimentare e non, provvedeva anche al trasporto e alla consegna ai vari clienti, tramite il suo inseparabile motocarro, anche il viaggio di ritorno era ben calcolato e destinato al reperimento della materia prima, il cartone da imballaggio.
U Pape’ Mattu u finiva in te biteghe du pan, fruta e verdua, duvve ghe fasciavan pan figassa, pasta, succu e faina a besagnina in tu pape’ mattu che mettiva, ge, insalata, articiocche e coi, a fruttarolla ghe fasciava meie, peie, perseghe e cetruin.
Ean tutte brave a redugiolu pe fo i pacchetti!
Cun u pape’ mattu ghe favan de tuttu e poi serviva ancun na votta…. pe fo fogu in ta stiva.
Ringrazio e pubblico i seguenti commenti a questo articolo.
G.B. Caviglia.
Ricordo il titolare con sempre in testa un copricapo di carta. Nei primi anni sessanta, fornitore del cartone prelevato presso i negozi era un certo Rocco. Un uomo che aveva problemi alle gambe e anche ad un braccio, ma nonostante i suoi handicap riusciva a caricare e trainare un carretto dove sistemava gli imballaggi usati.
Mariangela Calcagno
Il signor Arado u Detto, era amico di mio padre, era un artigiano preparato e gentile
Ricordo che in una sua visita mi spiegò qual’ era il suo ciclo produttivo/commerciale. Praticamente passava dai negozi e ritirava il cartone degli ex imballaggi, lo portava in cartiera e lo lavorava ottenendo la carta straccia o grisetta o pape’ mattu o come volete chiamarlo. Una volta prodotta la vendeva ai negozi di frutta e verdura o besagnini come volete chiamarli.La sua era una macchina a tamburo o in tondo, macchina comune nella Valle del Teiro. Fino a tutti gli anni 50, l’asciugatura era naturale ovvero carta stesa sulle corde nell’essiccatoio o spandiu’. In seguito montò un cilindro essiccatore a fuoco diretto e con questo l’essiccatoio naturale non servì più. Mi sembra che produsse carta fino all’inizio degli anni 90.
Nota dell’autore
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