
Anche questa mattina, ho sentito i Bagnanti, vecchia definizione oggi sostituita con Gentili Ospiti, pronunciar la parola budello…
Budello è, Pe Cuntu Me, qualcosa di viscerale, come volersi addentrare in luoghi oscuri, maleodoranti e pericolosi….
Caruggio sarà, un’altra parola persa, una delle tante che non pronunceremo più, budello lo ha già sostituito, utilizzato in post pubblicitari del tipo:
“Prestigiosi appartamenti a due passi dal mare e dal budello di Varazze!”
Allora se avere un budello da’ prestigio alla città, che budello sia!
Pou Belin du Zeneise, tanto più nessuno lo parla.
A chi possono interessare ancora le nostre tradizioni il nostro dialetto?
Tutto deve far business.
Oramai tutto quello che è Zeneise, viene ridicolizzato, sbeffeggiato come qualche giorno fa durante uno spettacolo in Ciassa du Ballun.
Con i soliti stereotipi i Liguri gente grezza e ignorante, inospitali e inadeguati ai tempi moderni.
Se per tempi moderni vuol dire riempire gli scogli di rumenta, pisciare e cagare dove capita, allora sono ben contento di essere ancora un uomo del novecento!
Dove c’era l’educazione e il rispetto delle persone anziane, di chi faceva un lavoro umile, dove ci si divertiva senza far tanto chiasso o spaccar qualcosa.
Non eravamo, succubi come lo siamo oggi del consumismo e delle mode e del divertimento sempre e comunque.
Abbiamo perso colpevolmente la nostra identità di un popolo che da una terra inospitale ha creato uno dei posti più belli d’Italia.
Il nostro dialetto era non solo un’espressione verbale, ma indicava mille modi di essere e di approccio alle cose, parole non traducibili in italiano, ma che rispecchiavano il nostro essere abitanti di una striscia di terra tra Bricchi e Ma.
Ora tutto è omologato perché nulla deve frenare divertimento e profitto.
E basta con sto Mugugno!
E così la focaccia, è la pizza bianca, il pesto si fa con le noci e si mette nei ravioli.
Una voluta ignoranza del popolo italiano emblematica di chi ha chiesto mangiando gli anelli di totani come possono nuotare quei strani animaletti fatti a cerchio!
Ignoranza ed ego sfogato su esercenti e camerieri e con chi è a contatto con il pubblico del mordi e fuggi, trattati come servi, una categoria di lavoratori dall’immensa pazienza vero fondamento dell’attività dell’accoglienza a cui la nostra città dovrebbe dedicare un monumento!
Ma il mancato rispetto, per chi fa lavori subalterni impera in tutto il Bel Paese e lo si vede dalle decisioni di questo governo.
Un’altro monumento andrebbe eretto anche nella nostra città per i suoi contribuenti per chi le tasse le ha sempre pagate, ma questo è un’altro argomento
Sempre parlando delle cose che stiamo perdendo noi Paisen de Vase contribuiamo alla sparizione del nostro dialetto, con uno stillicidio continuo, parliamo sempre più un zeneise accomodato: Fitu diventa prestu, l’Oege`/cuscin, , l’Articiocca/carciofu, Luasu/bransin, Chigommu/cetriolu, Basane/fove ecc.ecc.
Anch’io a questo non sono immune e i miei gosci/strafalcioni, ogni tanto li pronuncio.
Ma forse non tutto è perduto, le parole in dialetto, con cui sono nominate le vie e i caruggi del centro storico e i numerosissimi toponimi, del nostro entroterra, ognuno con la sua storia potrebbero essere un valore aggiunto.
Serve chi, magari solo a pochi dei nostri Gentili Ospiti, a quelli che vogliono conoscere qualcos’altro della nostra città, oltre il nome di un ristorante, di un bagno marino o…come nuotano i totani.
Pubblico il bel commento di Antonella Ratto al mio articolo “I Caruggi”
La ringrazio per questa sua riflessione, chi oggi arriva nella nostra città per una vacanza o anche solo per una fine settimana dovrebbe cercare e trovare le nostre specificità cose uniche della nostra terra.
Antonella Ratto:Fermarsi, guardare, ragionare e assaporare tutto quello che un territorio può offrire.
Un caruggio non è solo quello, è un mondo. L’architettura, la storia, gli aneddoti, la vita in quelle strette vie.
Ora si passa distrattamente senza domande e senza perché.
I luoghi si visitano anche gustando il cibo del territorio , si scoprono piatti inaspettati e dietro a questi sempre una persona che con amore ne racconta la storia, che poi, è anche la sua.
Pubblico questo altro testo tratto dai commenti ricevuti per il mio articolo “I Caruggi”
Ringrazio Luigina Scorsa che descrive un’aspetto presente sempre più, nella nostra società omologata e conformista, dove le eccezioni e chi è fuori dal coro è visto come un corpo estraneo ed emarginato
Luigina Scorza:Questa tua pagina mi ha dato spunto per una riflessione….un ricordo di una bambina entrata in prima elementare a Varazze che sapeva parlare solo in dialetto….dei suoi silenzi, della vergogna provata di fronte ai suoi compagni che parlavano solo in italiano….giornate difficili anche per le piccole derisioni subite per questa scelta fatta dalla famiglia per salvare questo dialetto.. Le nuove generazioni non hanno mai imparato da Lei una sola parola perché non dovessero patire la stessa sorte…. nella vita andare controcorrente è una scelta difficile che ognuno deve coscientemente fare se sa di poterne sopportare personalmente le conseguenze. ….riflessione di chi ha scelto di parlare in dialetto solo con gli amici.
