
parte prima
Sono rimasti solo gli edifici della base militare statunitense 046, che faceva parte della grande rete per radiocomunicazioni 486L Medcom, un grande collegamento radio tra il Mediterraneo e il nord Europa.
La costruzione della base è ufficialmente datata al 1962
Ma almeno due anni prima, erano già presenti i reticolati e dei prefabbricati a Pian dei Corsi.
Fu chiusa nel 1992, quando nuove tecnologie digitali e satellitari, resero obsoleti questi impianti.
Quando era caduto il Muro di Berlino e si pensava ad un possibile mondo in pace.
Oggi invece siamo sull’orlo di una terza guerra mondiale l’ultima che combatterà il genere umano.

Pian dei Corsi effettuava il collegamento radio tra la base americana di Coltano, a sua volta collegata alla base militare di Camp Darby in provincia di Pisa, con la base di Feldberg in Germania.
Stranamente nello schema della rete, la base era chiamata 046 Savona, un’ anomalia perché le altri basi americane, avevano il nome del comuni dove erano installate
A Pian dei Corsi, confinano i comuni di Calice e Finale Ligure.
Sono con Francesco Canepa ,lasciamo l’auto a lato del grande piazzale in cemento, la base di atterraggio per elicotteri.
Foto aeree dell’epoca evidenziavano due strade che dipartivano da questo piazzale, in direzione del bosco, oggi completamente fagocitate dalla vegetazione.
Oggi è posto di manovra dei trasporti bici, per chi arrivando a Pian dei Corsi si tuffa in una vertiginosa spettacolare discesa verso il mare.

Due cubi di cemento, posizionati dall’entrata inpediscino l’accesso agli autoveicoli.
Con Francesco oltrepassiamo il grande cancello scorrevole.
Bloccato aperto da quando la base dei Pian dei Corsi è di libera visita.

Il primo impatto è un dilemma, possono piacere o no i graffiti?

Belli o decisamente solo scarabocchi, hanno colonizzato i muri interni ed esterni della base.

Ho già espresso il mio personale parere in un’altro articolo.

I graffiti nel contesto di questa base americana, si possono considerare come il ritorno della libertà, in un luogo di misteri e di chissà quali indicibili segreti

Ma molti sono i scarabocchi senza senso e quelli sono da biasimare, perché hanno nascosto alla vista alcuni simboli e scritte originali.
La mancanza degli infissi nell’edificio adibito a caserma, la luce di un giorno d’estate, illumina le vestigia cadenti, di quello che era un potente presidio di controllo e di trasmissione dati.
A sinistra svetta la cabina elettrica di servizio alla base.

Delle tre enormi pale eoliche solo una è in servizio.

La prima costruzione che si incontra è quella del posto di guardia dei carabinieri, staccata dal resto della base.
La presenza dello Stato Italiano, legittimava, solo visivamente, una sovranità territoriale a Pian dei Corsi.
In realtà l’Italia e il suo territorio era ed è succube e prona agli interessi d’oltreoceano

La base era comunque protetta da un limite invalicabile, composto da una doppia recinzione alta tre metri con reticolato sommitale
Nei primi anni erano i cani pastori tedeschi, che facevano buona guardia, poi fu installato un sistema di sensori acustici che avvisava di un’eventuale intrusione nel perimetro circostante la recinzione
Coperture in bitume proteggono i grandi serbatoi interrati per il gasolio dei gruppi elettrogeni

Nel primo edificio al piano terra era presente una panoramica palestra, servizi igienici una cambusa, locali di servizio, mensa e cucina.

Al piano superiore gli alloggi dei militari e altri servizi igienici.

A spanne questa base poteva contenere un centinaio di militari.
Normalmente la guarnigione presente era composta da una trentina di effettivi.
Si diceva fosse una caserma punitiva dove erano inviati chi aveva commesso qualche reato.

Un grande piazzale, divide altre due costruzioni a sinistra, tramite due grandi saracinesche si aveva l’accesso ad una autofficina comunicante, con un grande locale dove erano posizionati cinque gruppi elettrogeni, che alimentavano la base e le sue apparecchiature.

Qui chi era addetto alla sorveglianza, alloggiava in una stanzetta insonorizzata
Io e Francesco dopo una vita lavorativa spesa all’interno degli impianti di produzione di una Centrale Termoelettrica, siamo in grado di riconoscere dai dettagli o da particolari ancora presenti, i macchinari che erano posizionati in questa base.
Tale capacità è anche chiamata deformazione professionale!

I muri laterali di questo edificio sono stati parzialmente abbattuti per estrarre, forse trafugare i motori e gli alternatori dei gruppi elettrogeni.

Oltre ai macchinari anche gli impianti costruiti in acciaio rame o in altri metalli, sono stati sistematicamente saccheggiati nulla è rimasto anche le ringhiere sono state segate e trafugate!
Il restante edificio dirimpettaio al locale dei generatori, ospitava le apparecchiature per le radiotrasmissioni.

Le grandi canalizzazioni per il raffreddamento dei macchinari elettrici, alcune ancora presenti, sono significative del volume d’aria necessaria, per dissipare il grande calore generato dalle apparecchiature atte ad effettuare le trasmissioni radio emesse dalla base 046.
La condotta dell’aria serviva anche per arieggiare il locale delle batterie di accumulo.
In una stanza attigua il posizionamento dei neon ribassati rispetto al soffitto, fanno pensare ad una sala operativa di ascolto e di trasmissione dei messaggi radio.
Nell’etere erano divulgati messaggi in codice alfanumerico decriptati da un’apposita apparecchiatura.
Una duplicato su ruote del sistema elettrico, atto a decodificare e ad inviare i messaggi in codice, era conservato all’interno di questi locali
Per un’eventuale avaria del dispositivo in servizio.
Pronto comunque per essere trasportato via in caso di evacuazione della base.
Le foto dell’epoca evidenziano una grande parabola e almeno una decina di altre antenne di diversi tipi, alcune posizionate sopra un traliccio.

Di questi dispositivi restano le basi in cemento con i tiranti di fondamento saldamente infissi nei basamenti.
Non dovevano far vita grama i militari di stanza a Pian dei Corsi, avevano a disposizione aree di svago, una palestra e un campo di pallavolo.
In libera uscita con le auto di servizio, frequentavano i locali di Finale

Poteva mancare un barbecue?

C’è anche quello, inglobato nella vegetazione insieme ad una grande tavola in cemento.
Ma quale ruolo ha avuto questa enclave statunitense nei tanti misteri che hanno insanguinato la Repubblica Italiana.
Negli anni sono state molte le favole, le balle madornali raccontate anche dell’esistenza di rampe di lancio per missili naturalmente provvisti di testate nucleari.
Da testimonianze del personale civile che lavorava in questa base, è emersa l’esistenza di un bunker sotterraneo accesibile dall’edificio caserma, poi cementato.
Il motto del reparto di stanza in questa base era
We make things happening – Noi le cose le facciamo accadere.
Inquietante frase che ci riporta agli anni bui della nostra repubblica, quando il mondo era diviso in due blocchi e l’Italia coinvolta in fatti di sangue in tempo di pace apparente.
E’ utile ricordare che siamo il paese dei misteri, dell’Armadio della Vergogna delle stragi e dei segreti di stato dove spesso sono celati gli interessi dell’alleato americano, bugie, depistaggi, realtà che superano ogni fantasia.
La base 46 era in pieno servizio quando ci fu la Strage di Ustica e quella del Moby Prince.
Prima ancora la strategia della tensione con le bombe di Savona che ruolo ebbe questa base in quegli attentati ?
Il libro di Maccio’ ” Una storia di Paese” che parla delle bombe di Savona nel 1974/75 ci fa riflettere su alcune cose che vorrei elencare in un’altro articolo.
Poi arrivarono gli anni di Piombo culminati con l’uccisione di Moro.
Terminati con il rapimento del generale Dozier
Ringrazio Francesco Canepa per questa interessante giornata trascorsa a Pian dei Corsi.
