
Campu Pisan
L’ampio spazio dalle mura del Barbarossa, fino a piazza Sarzano fu chiamato Campu Pisan
Il 1284 è l’anno della battaglia della Meloria, la battaglia fra Genova e Pisa decisiva per la supremazia del Tirreno.
La resa dei conti avvenne sulle secche della Meloria che si trovavano al largo di Livorno.
Pisa può schierare, 72 galee.
Il 31 luglio il tentativo del podestà straniero, il veneziano Albertino Morosini , di attaccare il porto di Genova era fallito per l’arrivo di due possenti armate navali genovesi.
Così Oberto Doria, comandante della flotta della Superba, insegue le navi nemiche nella zona tra le foci dell’Arno e il Porto Pisano.
Lo scontro è inevitabile.
Siamo al 5 agosto mentre le due armate navali si stanno affrontando in una battaglia durissima, all’improvviso arrivano le galee di Benedetto Zaccaria, futuro doge di Genova.
I Pisani sono sopraffatti. Lo stesso Morosini è ferito e la sua galea catturata.
Il conte Ugolino della Gherardesca dà il segnale della ritirata a Porto Pisano dove i resti dell’armata navale Toscana trovano rifugio.
I dati delle perdite pisane sono pesantissimi: 47 navi perse, 5000 caduti, 9000 prigionieri.
Anche le perdite dei vincitori furono significative, nonostante il cronista locale Jacopo Doria minimizza i danni ricevuti
Qualche tempo dopo il porto di Pisa fu reso definitivamente inoffensivo.
Come trofeo di guerra i genovesi appesero le catene del porto nemico, a quello che oggi è il Palazzo S.Giorgio.
Ancora, nello stesso anno sopra notato (1284), dopo la guerra che i Pisani avevano avuto con i Genovesi, molte donne pisane, belle dame, nobili, ricche e potenti, si radunavano insieme, ora in trenta, ora in quaranta, e andavano da Pisa fino a Genova per fare ricerca dei loro uomini e visitarli.
Infatti una aveva la’ il marito, un’altra il figlio o il fratello o un parente, e Iddio non “aveva fatto trovar loro misericordia presso quelli che li tenevano prigionieri”.
E domandavano alle guardie delle carceri dei loro prigionieri, e le guardie rispondevano: “Ieri ne sono morti trenta e oggi quaranta, e li abbiamo buttati in mare, e facciamo così ogni giorno con i Pisani”.
Quelle signore, sentendo parlare in questo modo dei loro cari e non trovandolo più, per la troppa angoscia cadevano svenute… è dopo un po’, riprendevano il fiato, si laceravano il viso conle unghie e si strappava o i capelli.
E piangevano fino a tanto avevano le lacrime… “.
Infatti nelle carceri i Pisani morivano per inedita e fame, per stenti, per angoscia e malinconia.
Non furono ritenuti degni nemmeno del sepolcro dei loro padri e furono privati della sepoltura…
A Campo Pisano la leggenda vuole che nottetempo si sentono ancor oggi un rumor di catene, risalire dal porto, sono i prigionieri pisani.
Molti sarebbero stati sepolti in quel luogo.
Al di là della tradizione legata alla presenza di prigionieri pisani, sembrerebbe confermato che la zona di Campo Pisano fosse utilizzata come luogo di sepoltura per i forestieri, e quindi anche i pisani morti durante la prigionia.
Sembra che il termine Massacan derivi dai prigionieri pisani messi a lavorare a far opere murarie che erano apostrofati con ” Mia sta massa de can”
Un decreto del 1403, emanato dal maresciallo Boucicaut, governatore di Genova per conto del re Carlo VI di Francia, stabiliva l’ inalienabilita’ e l’inedificabilita’ dell’area, divieti confermati varie volte nel corso del XV secolo, ma in parte venuti meno negli ultimi anni di questo secolo e decaduto definitivamente nel 1523, quando un decreto dei Padri del Comune consentì a chiunque di acquistare terreni e costruire edifici nella zona, che pochi anni dopo veniva inglobata nella nuova cerchia Muraria cittadina.
Il Giustiniano, nei suoi Annali ricorda come lo spazio sopra la fonte pubblica di Sarzano in breve tempo sorgessero ben 47 case.
In vico Campo Pisano, nelle immediate vicinanze della piazzetta, fino alla fine dell’Ottocento esisteva un popolare teatrino delle marionette, quello stesso locale ospita oggi un ristorante.
In occasione delle celebrazioni colombiane del 1992 un gruppo di volontari ha ripristinato la pavimentazione a risseu della piazza, con la centro l’immagine di una galea con bandiera della Repubblica di Genova, a rievocare i fasto dell’antica repubblica marinara.
La nascita della farinata tipico piatto ligure è da sempre associato alla battaglia della Meloria, quando da un sacco la farina di ceci fuoriuscita si trasformò in farinata a seguito di un incendio a bordo di una nave genovese, una leggenda per commemorare questa grande vittoria ogni volta che si consuma questo piatto.
Tratto da Il giro di Genova in 501 luoghi di Aldo Padovano.


