
14 Agosto 2018 h.11.36
Tutti noi potevamo essere sul ponte di “Brooklyn ” il ponte Morandi, il 14 agosto del 2018!
Quante volte lo abbiamo percorso!
È successo come per il crollo delle torri gemelle di New York, tutti ricordiamo dove e che cosa stessimo facendo.
Era una brutta giornata, pioveva e dal meteo avevamo saputo che quell’anno ci aspettava un Ferragosto con pioggia e nuvole.
Ero con Alessandro a Cogoleto, nella zona del Mulinetto in un’autorimessa a sostituire olio e filtri ad un autocarro.
Ad un certo punto, un tono di voce alterato, proveniente dal piazzale antistante attirò la mia attenzione.
Vidi un signore al telefono incurante della pioggia, con toni affannati, che continuava a ripetere al suo interlocutore, di chiamare, telefonare al nipote, e lo fece diverse volte in modo concitato.
Terminata la telefonata mi avvicinai e gli chiesi, scusandomi per l’intromissione in fatti che non mi riguardavano, che cosa fosse successo e lui mi disse ad alta voce ” U l’e’ vegnuu su u punte u punte de Brooklyn u punte a Zena!”
Cercai le immagini su Google, ma eravamo in una zona con scarsa copertura e solo dopo qualche secondo, che diventò un’eternità vidi le prime immagini di quel disastro!
Anche Alessandro stava guardando un video di quella tragedia.
Pensai a Veronica che era a Genova e a quell’ora senz’altro all’università.
Per tranquillizzarmi, le inviai un messaggio e dopo qualche minuto che mi sembrò infinito, mi rispose che era a lezione e aveva sentito del crollo.
Quella giornata del 14 agosto 2018 per me e per molti fu trascorsa davanti allo schermo della televisione con le immagini sconvolgenti di quella tragedia.
Pensai che qualche giorno prima con Alessandro si era parlato di andare nel paradiso degli uomini Bricoman a Genova Molassana!
Magari un giorno che era libero dal lavoro…il primo giorno di pioggia e che magari non c’era niente da fare…
E quell’ora le 11,36 per chi abita nel ponente ad Arenzano, Cogoleto o Varazze è l’ora giusta, dopo un acquisto, una visita o altro a Genova, per ritornare in tempo per il pranzo!
Tutti noi potevamo essere quel 14 agosto a quell’ora su quel ponte!
Oggi a distanza di qualche anno andrò ancora una volta sotto a quel nuovo ponte, erroneamente a mio parere, con fatalismo tutto italiano intitolato ad un santo e alla città di Genova.
Il crollo del Ponte Morandi è una vergogna d’Italia!
E si ritorna all’italico dilemma…colpa dello stato che non ha vigilato!
Io dico che i colpevoli sono tutti quelli che hanno tratto benefici lucrato con una gestione criminosa di Autostrade per l’Italia
Quindi dal Benetton a chi deteneva l’ultima azione.
Nei loro statuti queste grandi gruppi azionari, hanno l’etica che sparisce all’atto pratico quando lo stato si fida e non controlla.
Nessuno sapeva che i dividendi erano frutto delle mancate manutenzioni?
Non ci credo.
Era un rischio azionario che è crollato sopra 43 vittime.
Il paradosso di questa tragedia è quello che a conti fatti, è stata ad oggi un ottimo affare per gli azionisti.
Ma c’è un processo in corso e voglio credere nella giustizia.
Si dice che ogni volta che si spezza una vita il mondo si ferma e poi riparte in un’altra direzione.
E’ vero chissà come sarebbero state vissute quelle vite che si sono spente sotto a quel ponte.
Il mondo si è fermato quel 14 agosto.
Così doveva chiamarsi quel nuovo ponte.
Come voleva, inascoltato, il Comitato Vittime di Ponte Morandi.
Perché non si è voluto rispettare la volontà di chi è rimasto in questo mondo a piangere un figlio un parente un amico?
Chi può rispondere a questa domanda?
Ma si è preferito scomodare un santo per i credenti e poi il nome di una città per accontentare tutti gli altri.
Oggi nessuno lo chiama ponte S.Giorgio/ Genova per tutti è ancora Ponte Morandi.
Anche questo è un modo per ricordare quelle vittime.
Pe me sarà sempre Ponte 14 Agosto
Sotto al ponte 14 Agosto 2023

Tante troppe le cose, come ogni anno sotto al ponte.
Oggi 14 agosto, ma sempre nuove per me, anche se ogni anno sono qua.
Anch’io potevo volare da quel ponte, come tutti noi.
Oggi, con me Francesco Canepa, lui per la prima volta.
Anche quest’anno grande spiegamento delle forze dell’ordine, comandate a protezione delle autorità.
Qualcosa però è cambiato dall’anno scorso, alla vista solo un furgone con le attrezzature d’assetto antisommossa della Polizia.
Monito, di cattivo gusto per una cerimonia di commemorazione, erano le decine d’auto, dell’anno scorso, con la scritta Polizia Penitenziaria.
Chi dovevano arrestare?
Qualcheduno di un popolo stupido, assuefatto, stanco, fatalista e succube ma ancora con un pò di senso civico, qui convenuto a onorare delle vittime?
Oggi solo auto civetta, qualcheduna con il lampeggiante magnetico, dimenticato sopra il tettuccio.
Molti dieci,venti, quaranta, quelli con l’auricolare, agenti in borghese, qualcheduno palestrato con le giacche sformate dai bicipiti.
Donne poliziotte, con piccole ricetrasmittenti altre persone apparentemente del pubblico, con voluminosi, marsupi cosa contengono?
Al nostro arrivo incrocio lo sguardo di uno di loro, sta parlando a un microfono.
A chi sta segnalando la nostra presenza?
Forse in una sala operativa, magari allestita in quel palazzo, recentemente ristrutturato.
Francesco mi dice, che ci può essere un sistema di riconoscimento facciale
Lo stato è presente in forze, in un luogo di pace!
Di che cosa hanno paura gli uomini delle istituzioni?

Dei fantasmi?
Le prime foto d’obbligo sono dedicate a loro, quei giovani Carabinieri, uomini e donne in divisa da cerimonia, con i pennacchi.
Rappresentano lo Stato Italiano e sono il picchetto d’onore, a guardia delle corone di fiori del Presidente e del Parlamento.
Fra di loro, effettuano alcuni cambi di guardia, mentre la gente, giornalisti, invitati irrispettosi, neanche restano a debita distanza da quei simboli dello Stato.
Ridono e scherzano, parlano a voce alta, mentre loro i carabinieri, sudano, fermi e immobili con quella divisa nera e quel pennacchio sempre più simbolo di uno Stato debole con i forti e forte con i deboli.
In questo caso gli ultimi sono loro, i quattro Carabinieri costretti a cuocere al sole d’agosto
Effettuato il cambio, due donne Carabinieri, attraversano a passo di marcia il piazzale, ma poi raggiunta un’auto di servizio all’ombra, si accasciano sfinite sui sedili togliendosi per primo quell’ingombrante cappello.
Divise un tripudio di divise, nella Radura della Memoria.
La fanno da padrone quelle rosse dell’Associazione Carabinieri in assoluto le più numerose.
Tutti allineati e sugli attenti, all’arrivo delle autorità
Anche la Guardia di Finanza è presente in forze.
Tante Pubbliche Assistenze e la Protezione Civile, pochi i Vigili del Fuoco
Una famosa deputata si avventa sul primo microfono che vede
Si sta aspettando il vice premier eccolo che arriva abbronzato e serio.
Alcune donne, danno voce al pensiero di molti, ma troppo lontane per essere ascoltate.
Inizia la commemorazione, con le parole dell’Immam di Genova e poi del Cardinale.

Davanti al gonfalone della Città di Genova
E’ il turno degli amministratori e poi del politico di spicco, solite cose con il doppio inciampo della data, il 14 settembre pronunciata due volte, durante il suo banale discorso, al posto della data odierna.
Sarebbe sufficiente la loro presenza, a che serve ascoltare le stesse balle ogni anno?
Forse pensano che le abbiamo dimenticate?
Certamente si

Ma tutto è perdonato e una torma di giornalisti, circonda politici e amministratori per annotare le solite cose ovvie, banali.
Egle Possetti è un monumento, ma il suo discorso ha perso qualcosa dall’anno scorso, quando aveva sferzato le autorità convenute e parlato di uno stato asfittico, di contratti stipulati da degli stupidi, i palazzi, dove da troppo tempo non sono spalancate le finestre, per far entrare aria nuova, quella della trasparenza.
Grazie a lei l’Associazione Parenti delle Vittime del Ponte Morandi è sempre presente, vigile e attenta ai risvolti del processo.
Che si sta avviando alla prescrizione per alcuni reati.
Il settore dei Parenti delle Vittime, quest’anno presenta alcune sedie vuote

Inopportuni, a mio parere, quei balletti.

Sono le 11.36 c’è un minuto di silenzio, da lontano arriva il suono delle campane, non si percepisce il suono delle sirene delle navi, anche se al TG3 dicono che lo hanno fatto.
Poi il lacerante e fastidioso suono delle sirene di un’autoambulanza.
Ma la cosa da brivido nella schiena e quando ritornato il silenzio, nella Radura della Memoria, passa un treno nella vicina linea ferroviaria e lancia nell’aria il suo fischio.
Il treno… anche quelle… quante stragi di poveri cristi, senza mandanti e colpevoli!
Stringo la mano ad Egle e lasciamo l’Ombra del Ponte.
Cerchiamo un paio di bicchieri d’acqua, che diventano quattro bicchieri di spuma, in una SMS di via Certosa, con un condizionatore a palla.

Un immenso Fantozzi, ci guarda, dipinto su un palazzo.
Aveva ragione lui.
Altre foto della Commemorazione.




