Zampalesta

In vacanza, con la roulotte arrivammo in un campeggio a Pozza di Fassa.

Dopo qualche giorno, Alessandro e Veronica presero in simpatia un cagnolino multirazze, che gironzolava, scodinzolando fra roulotte, tende e case vacanze.

A quella povera bestiola mancava una zampetta posteriore.

Io per sdrammatizzare un pò, gli diedi il nome di Zampalesta.

La vacanza procedeva bene tra escursioni e giornate in campeggio.

In quello stupendo scenario della Val di Fassa.

Un giorno accadde una tragedia!

Localizzata da un corposo capannello di gente vocianti, intorno ad un’auto.

Il povero Zampalesta era rimasto chiuso, all’interno di quella vettura, naturalmente nera, sotto il sole di luglio, con finestrini chiusi e senza la chiave per aprire le porte!

Povero Zampalesta!

La bestiola era andata in sbatti, si udivano i suoi guaiti di disperazione, mentre con la lingua penzoloni continuava a cercare una via d uscita da quell’abitacolo, che si stava sempre più surriscaldando.

La gente era in preda al panico e dopo vari e vani tentativi, effettuati senza costrutto, i soccorritori si stavano convincendo che l’unico modo per salvare Zampalesta era quello di spaccare un vetro di una portiera.

Ma c’era il rischio di ferire quel povero cagnolino.

Scoppio’ quasi una rissa tra le due fazioni!

Chi voleva rompere il vetro e chi no!

Ad un certo punto, in mezzo a quel vociare isterico, si fece avanti un uomo, di bassa statura segaligno.

Disse che se gli procuravano un paio di metri di fil di ferro, quell’auto si poteva aprire.

Qualche minuto dopo, iniziò a modellare, in un certo modo, quel fil di ferro.

Si fece un silenzio carico di speranza, fra quella marea di gente, intorno a quell’auto.

Quel tipo arrivato da chissà dove, infilò il fil di ferro tra la guarnizione della porta e l’interno dell’abitacolo.

L’operazione si concluse nell’arco di un minuto.

Si udì forte e chiaro il clik della serratura che si era aperta.

Grida di gioia e applausi all’italiana, accompagnarono l’uscita di Zampalesta da quell’auto!

Nel trambusto si perse di vista quell’uomo, che si dileguo’.

Diedi un nome anche a quel signore: Manolesta!

Passata l’emozione, con la liberazione di quella povera bestiola, ritorno’ la quiete in quel campeggio.

Ma ci fu chi, pensando a Manolesta, non dormi,’ sogni tranquilli quella notte.

Chi aveva lasciato qualche valore nell’auto parcheggiata si premuro’ di portarla nella roulette o in tenda.

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