
Chi sa osservare le cose, chi meno distratto dalle bellezze naturali e umane….osserva dove posa i piedi nudi, in alcune spiagge del nostro arenile, non può non accorgersi di una stranezza contenuta nella rena.
Da dove provengono tutte quelle belle pietroline color mattone?
Che bambini curiosi cercano, rovistando nella sabbia, facendo a gara a chi ne trova di più?
Erano i Tocchi de Muin…. contenuti nei calcinacci u Zettu che molti anni fa, chi lo produceva, nella sua attività lavorativa di edificazione/demolizione, se ne liberava, riciclato come fondo per strade sterrate, oppure più sbrigativamente, versato in un fiume o nel mare.
Ogni cosa che finisce nell’ eterno moto delle onde o nella corrente di un fiume è lavorato, sminuzzato e arrotondato.
Poi il mare restituisce sempre quello che l’uomo vuol nascondere.
Il Zettu così alleggerito è rigurgitato dalle onde sulla riva, da dove quel pezzo di mattone era stato gettato qualche anno prima.
Nel dopoguerra c’era bisogno di case.
Di ricostruire quelle distrutte dalla guerra e alloggi da offrire ad un’immigrazione, in prevalenza proveniente dalle regioni meridionali, ma anche dal nostro entroterra.
Più del 50%dei palazzi del centro urbano, sono stati edificati nel secondo dopoguerra, con il boom edilizio degli anni 60.
Non c’era nessun divieto di discarica e in mare finiva di tutto, versato, disperso nel moto ondoso.
Utilizzando come trampolino di scarico i moli di S.Caterina, molo del Teiro e la Punta Aspera dove c’era una gigantesca discarica di inerti, terra da scavo e calcinacci.
Impossibile numerare quante discariche di inerti, ma anche di tutto quello che non serviva più, c’erano lungo l’asta del Teiro.
Discariche dove noi bambini ci arrampicavamo a cercar qualche tesoro che il solito specone aveva buttato via
Poi durante le piene autunnali, l’acqua ripuliva tutto e le sponde destra e sinistra del Teiro erano pronte per altri sversamenti
Altre discariche di inerti, erano e sono ancora effettuati, lungo quello che è il gioiello della nostra città, il Lungomare Europa.
Sotto gli archi dell’ex strada ferrata non c’è una pietra originale!
Ritornando sulla spiaggia antistante il centro urbano, queste pietroline rosse, sono la risulta degli scarti delle edificazioni del secondo dopoguerra, u Zettu di abitazioni costruite non come ora per nababbi, ma case fatte in economia anche brutti edifici, mal serviti da strade e parcheggi.
Palazzi edificati da una miriade di imprese edili che erano attive nella nostra città
Abitazioni costruite per gli adetti di un passato laborioso della nostra città, dove tanti nostri concittadini e immigrati, trovavano buoni stipendi dodici mesi all’anno, tanti lavoratori che con le loro famiglie riempivano palazzi e quartieri.
Ragazzini come ero io negli anni 60, riempivano le piazzette e le viuzze, senza sbocco di grida e di calci ad un pallone.
Ora siamo una città tutta votata al turismo e al commercio, con i divieti del gioco della palla e dove c’era un campo da calcio, prima un parcheggio di case su ruote e oggi solo uno spazio inutilizzato in attesa di cosa, non si sa.


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