
A inizio degli anni 70, una nuova moda scompiglio’ le abitudini dei giovani di Varazze, erano le feste in casa.
Per chi era troppo giovane e doveva star lontano dalle peccaminose discoteche.
Con la benedizione dei preti e approvate dalle famiglie, si formarono così delle compagnie, dove i componenti erano tutti buoni cristiani frequentatori di chiese e oratori
Di varie estrazioni sociali ragazze di buona famiglia, figli di contadini e di operai.
Erano almeno una decina nella nostra città, comprese le frazioni.
Ragazzi e ragazze, anche una ventina, dove quelli più “anziani” facevano da punto di riferimento per gli appuntamenti e il da farsi.
Di solito ci si ritrovava la domenica pomeriggio, per fare lunghe escursioni nell’entroterra, verso Castagnabuona o la Guardia.
Era ancora il tempo dei mangiadischi, ma stavano per essere soppiantati dai mangiacassette
L’industria aveva messo in commercio radiomangianastri portatili.
La musica che si diffondeva da quegli apparecchi ci accompagnava nei lunghi pomeriggi assolati.
C’era sempre quello che sapeva tutto della discografia anglofone.
Il nostro esperto, si chiamava Mario abitava in un appartamento in via Ciarli, nella sua stanzetta aveva uno dei primi impianti stereo della città, centinaia di dischi e cassette, ma era obbligato a tenere basso il volume per non scatenare le ire dei coinquilini.
Aveva tutti i numeri di Ciao 2001 roba da intenditori, complicati impossibili da leggere.
I capi indiscussi della compagnia, erano Pino e Mario.
Il nostro punto di ritrovo era la chiesa di S.Giuseppe.
Si stava seduti sulle panchine di tufo all’entrata.
Frequentavano anche regolarmente l”Oratorio Salesiano”
Si partiva per andare a fare il merendino, in direzione dei due Santuari, sulle alture di Monte Croce e del Monte Grosso.
Ricordo la grande pineta de Pin da Pino’ du Cian de Gure, prima di arrivare alla Guardia
Si faceva casino, termine di nuovo conio, come altre parole: che forte! o sei fucco, questo era un complimento per ragazzi, che poi divenne figo, l’equivalente femminile era ancora tabu’.
Lungo il percorso noi maschietti ci nascondevano, per far paura alle ragazze, che facevano finta di spaventarsi.
Era un continuo stuzzicarci a vicenda, ben descritto in un modo di dire in zeneise: “Tognu u me tucca, tucchime Tognu”
Per fare quei tre km della strada che porta alla Guardia, a far delle scemate, se ne faceva il doppio!
Fra di noi c’erano le prime simpatie e le prime cottarelle.
Ovviamente, quelli più adulti, avevano buon gioco con le ragazze e arrivati nella radura sparivano alla vista.
Appartandosi nella brughiera.
Al ritorno, il maschio alfa lasciava sopra sopra di sé, fili d’erba o altro, per testimoniare l’avvenuto o millantato contatto fisico.
Gli altri, noi ragazzi e ragazze ai primi approcci, imbranati e ingenui, giocavamo a palla o si ascoltava della musica.
Tutto questo avveniva con la bella stagione e d’inverno che fare?
Non so da chi parti’ iniziativa, per le feste in casa, ma eravamo tutti bravi ragazzi e i genitori dietro sollecitazione dei figli, mettevano a disposizione della compagnia, un vano dell’abitazione di famiglia.
Anche perché c’erano sempre le peccaminose discoteche!
Di solito la sala da pranzo, dove era tolto il tavolo, per le belle feste!
Ricordo,il terzo grado che ci fece, un papà, quando ci accolse in casa sua, volle sapere da tutti, qual’era il nostro nome.
Anche se c’era un pretendente di sua figlia
Era Pino ma nessuno fiato’
Fummo dei veri mascalzoni invece, quando invitati a casa di una nostra amica, iniziammo a fare gli scemi, dicendo che nei muri c’erano dei morti, e in un crescendo di imbecillita’ facevamo gli zombi.
Lasciammo quella poveretta in lacrime e nessuno a consolarla.
Si ballava gli scheik ma il momenti clou erano i lenti, qualcheduno spegneva la luce.
Il sole filtrava dalle tapparelle.
Belle sensazioni!
Fu in una di quelle feste che ballai per la prima volta un lento con una ragazza, si chiama Laura.
Divertente il gioco della scopa, dove chi era senza dama ballava con una scopa e poi faceva cambio con una ragazza, che stava ballando con un’altro.
Il passo successivo era quello di fare i lumaconi.
Ero esageratamente timido e anche in imbarazzo a veder gli altri che limonavano.
Nel volgere di una stagione si formavano le coppiette, determinando così, in pratica, la fine di quelle compagnie.
In questo avevano grande importanza i ferormoni.
Un’ invisibile scia chimica capace di determinare la scelta del partner, in base a precisi stimoli e ipotecare nel bene o nel male il futuro compagno/a per la vita.
Non per me, io timido e introverso manco ero riuscito a chiedere un’appuntamento ad una ragazza e poi per cosa fare?
La ragazza che mi piaceva stava a bracetto con un’altro.
Non ho mai saputo se io interessavo a qualche ragazza, penso di no.
A inizio estate, del 1972, acquistai un motorino e chissà quanti chilometri feci con quel ronzino, insieme agli amici!
Che bello! Liberi con l’aria nei capelli, e i nostri 14 anni, potevamo andar dove si voleva, sempre con il chiodo fisso di conoscere delle ragazze.
Abbandonai i pochi rimasti di quella compagnia che ancora si ritrovavano da S Giuseppe, senza alcun preavviso
Qualcheduno di loro mi tolse il saluto
Poi prima di Natale finalmente arrivavano gli autoscontri!
Ma questa è un altra storia.

Che bei ricordi peccato che tante cose tanti nomi li ricordo ma non ricordo dove erano o certi nomi mi evocano qualche ricordo ma resta come offuscato… però è cambiato talmente tanto tutto. …..e poi io andavo tanto in giro in bici e quelle stradine..quei caruggi li facevo tante volte immaginandomi mille avventure..il più delle volte ero una spia che veniva inseguita…ma che ricordi quando si giocava ancora in mezzo alla strada tranquilli e beati che bello..grazie x tutti questi ricordi ..per queste storie preziose..
..
"Mi piace""Mi piace"
Grazie a te!
"Mi piace""Mi piace"