
Era la stagione dei funghi, quel suo amico lo aveva portato in quel posto, poco praticato dai fungaioli
-Eppure era qua ne sono sicuro, da questo faggio il primo dopo la radura.-
E così invece che cercar funghi i due amici si misero a cercare una scarpa da donna, con il tacco!
Ma dopo almeno un’ora, dovettero desistere dalla ricerca, quella scarpa si era come volatilizzata.
Dopo un anno sul telefonino dell’amico, arrivò una foto, con la didascalia
-L’ho trovata! Ho fatto il punto satellitare e se vuoi andiamo a vederla!-
Detto fatto i due amici si ritrovarono sul Beigua, dalle antenne e scesero lungo il versante nord, quello che degrada dolcemente verso il Sassellese.
Non servi’ seguire il punto satellitare, l’amico ricordava bene dove, dopo un anno, ancora per caso, andando per funghi aveva ritrovato quella scarpa.
L’altro pensava…. spero che stia scherzando, sarà una cosa da raccontare, per far due risate nell’osteria.
Quando si riavvolge il nastro della vita, davanti ad un bicchiere di vino, con gli occhi lucidi, dando la colpa all’alcool.
Che ci faceva una scarpa da donna in un bosco del Beigua?
Anche lontano centinaia di metri da strade e sentieri?
Chi può averla portata lì forse un’animale selvatico?
Eccola!
Belin non raccontava musse!
Un brivido percorse la schiena di entrambi.
L’amico gli chiese se l’aveva per caso toccata o rigirata.
Rispose di no
– Nessuno è stato qui, anche l’anno scorso era così, capovolta.
Si leggeva la taglia, una 38.
Una pianta era cresciuta insinuandosi all’interno dell’arco plantare.
La scarpa era in buone condizioni, solo la vernice della tomaia un pò screpolata.
Il tacco forse un 12, era perfettamente ancora in grado di sorreggere un piede femminile.
A chi era appartenuta?
Senz’altro ad una giovane donna, che faceva la sua bella figura con quelle scarpe.
Della marca era rimasto solo un rettangolo più scuro
E l’altra scarpa?
Bella domanda a cui l’amico rispose:
-Sarà al piede di qualche cadavere seppellito da qualche parte qua vicino!
Pelle d’oca!
Istintivamente si misero a cercare qualche cumulo di terra o qualcosa di simile ad una sepoltura.
In un bosco di faggi il sottobosco non esiste, questa è una prerogativa di alcune specie allelopatiche, quella di non tollerare altre specie vegetale.
Durante quella ricerca trovarono alcuni funghi.
E così il pomeriggio fini’ cercando quei frutti del sottobosco.
L’amico quello che era stato a vedere la scarpa, non era proprio un fungaiolo e infatti trovo’ solo due funghi ben rosicchiati dai lumaconi, il suo amico almeno una dozzina e tutti sani!
Come tante altre cose strane, a cui il nostro intelletto non trova ragioni plausibili, anche per questo bizzarro ritrovamento, si accettò l’ipotesi di qualche buontempone o il solito animale che pensava di aver trovato qualcosa da mettere sotto i denti.
C’era stato un caso di scomparsa di una donna, durante un’escursione sul Beigua, era in compagnia del marito di lei più nessuna notizia
E poi nessuno va sul Beigua con scarpe tacco 12!
Forse fu persa durante una festa al Ristorante Monte Beigua?
Chissà, magari una serata un po alticcia, finita perdendo una scarpa!
Una coppia che si era imboscata?
Caspita però ne avevano fatta di strada!
Di solito questi tragitti amorosi durano poco e finiscono non appena si è nascosti dalla vegetazione.
Ma se questo accade di giorno allora bisogna allontanarsi di più.
Non poteva neanche essere una passeggiata romantica, la vista verso il mare è impagabile in tutte le stagioni e in qualsiasi ora del giorno, ma dall’altra parte della vetta del Monte Beigua, quella verso il mare
Supposizioni.
Un dilemma, un rompicapo che restò senza alcuna risposta.
Poi la vita ruba il tempo, vola via a inseguir altre cose apparentamente più importanti almeno così ci fanno credere, chi pianifica scientemente e impunemente la vita di milioni di non persone, solo consumatori, come vuoti a perdere.
Ci si ritrova vecchi, in una osteria a riavvolgere il nastro della vita, davanti ad un bicchiere di vino, con gli occhi lucidi, dando la colpa all’alcool.
E magari ritorna quella vecchia storia.
-Ti ricordi quella scarpa con il tacco?
– Ci sarà ancora?
– Andiamo a vedere?
– Da qualche parte dovrei avere ancora memorizzato il punto satellitare di quella scarpa.
-Ma figurati quanti anni sono passati?
-Trenta, quaranta?
– Ho un vecchio PC che ogni tanto accendo, per riveder qualche foto di quando si andava in giro in moto o su dai bricchi e scommetto che trovo la foto e anche il punto.
L’amico gli rispose che è passato tanto di quel tempo, che anche la terra si sarà spostata dal suo asse di rotazione!
E quel punto non corrisponderà più a dove avevano visto quella scarpa.
Passo’ ancora qualche anno che quando si è giovani manco ce ne accorgiamo, ma da anziani, anche un mese fa la differenza per la salute.
L’amico che aveva trovato quella scarpa non era più in sé, quella malattia degenerante lo stava consumando ogni giorno di più e ora neanche più sapeva chi era quell’amico che ogni giorno gli faceva compagnia.
Un giorno il figlio, gli consegnò un foglio, che aveva trovato in un cassetto con sopra scritto il suo nome.
Erano delle coordinate.
Lui capì
Era pericoloso per lui, prossimo novantenne, avventurarsi in quel bosco.
Ma lo doveva per quel suo amico.
Non disse niente e da solo in auto salì sul Beigua.
La patente gli sarebbe scaduta a breve e sapeva che non lo avrebbero mai più fatto guidare
Stava bene, l’aria fresca di quella mattina di fine settembre lo fece rabbrividire.
Ma era felice di essere ancora una volta sul Beigua.
Tutto era cambiato, quegli alberelli, ora erano diventati imponenti alberi.
Faggi con una bella chioma e le loro incredibili radici.
Aveva programmato il navigatore, che lo avrebbe portato dove avevano trovato quella scarpa.
Arrivato sopra al punto di geolocalizzazione, niente scarpa, ma un grande bellissimo faggio!
Un brivido!
Quella scarpa era lì fagocitata dalle radici dell’albero!
La sua punta sembrava indicare qualcosa.
Istintivamente guardò in quella direzione, verso una pietra solitaria
Il terreno era pianeggiante
Già pensava ai titoli del TG Regione.
Anziano disperso sul Beigua si teme per la sua vita.
Raggiunse la pietra probabilmente un ex riparo sotto roccia
Sotto quel masso uno strato di almeno un metro di foglie.
Conosceva l’insidia che si poteva nasconderr in quei giacigli per animali.
Guai a immergersi in quelle foglie sedimentate da decine forse centinaia di anni.
Erano come le sabbie mobili!
Iniziò a pensare a tante cose e all’improvviso ebbe come un flash!
Si ricordo’ di quando un vecchio all’Alpicella gli aveva detto delle Pietre che Parlano.
Lui aveva creduto a quelle parole.
Le aveva messe in pratica ma senza alcun esito.
Forse perché non era convinto del tutto che una pietra, potesse conservare la memoria delle cose accadute!
Appoggiò le mani a quella pietra.
Anche per non cadere.
Chiuse gli occhi.
Restò così per qualche minuto, respirando profondamente.
Come gli aveva detto di fare quell’anziano.
Percepi come una scossa!
Poi ebbe come l’impressione di sentir dei rumori
Foglie calpestate da gambe giovani veloci!
Percepi nitido l’odore della paura !
Passarono alcuni secondi
Ecco il fiato caldo del carnefice che stava inseguendo la sua preda!
Erano lì!
Gridò!
Aprì gli occhi
E scappò via!
Salì in auto con il cuore che gli scoppiava nel petto
Prese la pastiglia
Ecco perché quella scarpa ritrovata così lontana da strade e sentieri.
L’aveva persa chi stava scappando
I Carabinieri Forestali ascoltarono quello strano racconto lui consegnò a loro quelle coordinate.
Passarono alcuni giorni e un capitano dei carabinieri si presentò nella casa di riposo volle vedere il suo amico.
E poi parlò con lui, che aveva raccontato quella storia.
Il capitano disse che in quell’anfratto avevano trovato dei resti umani.
La morte risaliva a molti anni prima e la causa furono diversi colpi in testa probabilmente sferrati con una pietra.
Lui gli fece quella domanda di tanti anni prima.
-Avete trovato l’altra scarpa?
L’unica scarpa era quella fagocitata nelle radici di quell’albero.
Qualche giorno dopo i carabinieri gli dissero che quelle ossa erano di un uomo.
E stavano cercando le sue generalita’ negli archivi delle persone scomparse.
Ora era tutto chiaro!
La vittima aveva aspettato sotto quell’anfratto l’inseguitore.
Lui era saltato giù ed era sprofondato nel letto di foglie, lei aveva già quella grossa pietra in mano e la uso’ come un’arma.
La notizia rimbalzò su tutti i media, ma per fortuna gli inquirenti mantennero segrete le generalità dei due amici.
Nella prima pagina del Secolo XIX divenne virale la foto di quella scarpa nelle radici del faggio.
Il posto divenne meta del solito turismo morboso di massa e sui social si sprecarono le foto dei belinoni con lo sfondo da Scarpa in tu Fo.
Questo fece la fortuna del ristorante Monte Beigua
I due amici ora potevano passare molto tempo insieme entrambi erano stati messi nella stessa casa di cura.
Lui lo accompagnava ogni giorno, dove erano le panchine nel cortile dell’ ex ospedale S.Maria in Betlemme, diventato grazie a persone lungimiranti, una bella residenza pubblica per anziani.
Erano ritornati nell’atrio i busti dei benefattori.
La città aveva finalmente onorato quel lascito.
Costruito per i cittadini di Varazze
Li c’è una bella vista dall’alto della nostra città
Seduto sulla panchina raccontò il finale della storia della scarpa.
L’ ho guardo’ in viso, una smorfia di sorriso solcava le rughe di quel suo amico, sopra quella sedia a rotelle
Lui lo abbracciò e stette così per un po.
Stretto a quel suo grande amico
Francesco Baggetti.
