
Negli anni sono accaduti alcuni fatti luttuosi, lungo le strade e i sentieri del Beigua.
Anche d’inverno, erano mantenuti percorribili i valichi che mettevano in comunicazione la zona litoranea con il Lurbasco e il Sassellese.
La materia prima che fece grande l’industria navale e di conseguenza la nostra città, scendeva nei mesi invernali dal Beigua lungo, le sue Stra da Lese.
Chiamate anche le Vie del Legno.
Oggi chi è un’ escursionista attento ai luoghi che sta attraversando, può cercare e trovare le testimonianze di questi secolari utilizzi.
Stra da Lese, Ciappin, Mulaioe, Sente’ e Scurse, percorse ogni giorno, non solo per lavoro ma anche per commercio o altro.
U Luno’ è quella grande cascata di rocce visibile a destra salendo doppu u Grupassu.
La linea verde che l’attraversa nasconde la Stra da Lese, che scende dal Beigua, attraversa le pendici dei monti Cavalli, Montebe’ e Priafaia, arrivata nei pressi del Vultui, si biforca verso gli Armuzzi e la Ceresa
Il passaparola ricorda di una disgrazia che accadde, chissà quando, lungo questa Stra da Lese.
Un giovane era sceso dal Sassellese sulle alture di Varazze a raccogliere un pò di rami d’ulivo.
Servivano per santificare la Domenica delle Palme.
Ma sulla via del ritorno, fu sorpreso da una violenta tempesta di neve.
Le temperature sul Beigua possono raggiungere anche i – 15°C.
La tormenta gli fece perdere l’orientamento.
Solo e disperato, non riuscì a ritrovare nessuno di quei ripari, trunee e cabanin, presenti anche nella zona du Luno’.
Vento e gelo stroncarono quella giovane vita.
Non si conosce il luogo, dove il corpo, fu ritrovato.
Un’altra storia del Beigua è quella di una giovane, sul finire dell’800, che dal Lurbasco era scesa a Varazze, il giorno di S.Caterina.
Era partita al mattino, quando era ancora buio, per arrivare presto al mercato e avere il tempo poi per andare in chiesa e partecipare alla festa.
Con la cesta legata alle spalle, per vendere alcuni prodotti della sua terra.
Al ritorno la cesta era piena di cose, acquistate nella nostra citta, per la sua famiglia e altre, che avrebbe rivenduto a Urbe.
Il ricavato forse sarebbe servito per il suo corredo da sposa.
Ma arrivata a Cruscea de Vie, dove iniziava la discesa verso Pianpaludo, lì nascosto nel bosco, c’era qualcheduno che l’aspettava.
Forse ci fu un tentato stupro, o le mani assassine, di un’amante respinto.
Quella giovane donna, fu uccisa sulla strada che la portava a casa
Su una pietra, nel luogo dove fu ritrovato il corpo di quella povera ragazza, c’è incisa una croce.
Ogni tanto chi passa da lì lascia un fiore.
A questo link del Museo del Bosco la Storia di Main d’Mate’




