La Tragedia della Tubi Ghisa

Vorrei ricordare un grave incidente sul lavoro a Cogoleto nel 1984, perirono tre persone, durante dei lavori, all’interno di un forno di fusione della ghisa, una strage dimenticata

Era sabato quel 20 ottobre 1984.

L’incidente in cui persero la vita tre persone, avvenne all’interno del forno di fusione, il cosidetto cubilotto, della Tubi Ghisa di Cogoleto, dove si stava lavorando al rifacimento del rivestimento refrattario.

I primi ad intervenire, per iniziare questa attività, erano i meccanici, che dovevano aprire i passi d’uomo del forno, per poter avere l’accesso alla parte bassa, il crogiolo, dove quando l’impianto era in servizio, era contenuta la ghisa liquida.

Qui a forno spento, restava una piastra di ghisa solidificata, che doveva essere tagliata con il cannello ossiacetilenico ed estratta, attraverso le aperture dei passi d’uomo

Una scala, calata dalla bocca del cubilotto, era utilizzata per entrare all’interno del cubilotto, per il ripristino del refrattario.

L’attività affidata all’Impresa Edile Pesce Pietro di Cogoleto. Per effettuare questo lavoro oltre al personale meccanico/carpentiere, serviva avere dei muratori, per la demolizione e il rifacimento del rivestimento refrattario del forno cubilotto.

Il personale era incentivato, con una somma aggiuntiva alle prestazioni effettuate.

Fui allettato anch’io da un premio di 100.000 lire, una discreta somma nel 1976, e cosi una notte d’estate partecipai a quell’attività. Ricordo il gran caldo anche se il forno era stato spento il giorno prima, guai a toccare delle parti in ferro c’era da ustionarsi.

Tagliammo quella spessa piastra di ghisa, estraendola a pezzi dal forno.

È una tragedia dimenticata quella del 20 ottobre del 1984 alla Tubi Ghisa di Cogoleto, neanche nel Web si trova traccia di questo fatto di cronaca.

Quasi al termine dell’attività di rifacimento del rivestimento refrattario del forno cubilotto, una grande fiammata investì i due muratori Giovanni Arrivabene e Luigi Fazzari che erano all’interno.

Giovanni nonostante le gravi ustioni, riuscì a salire lungo la scala per uscire.

Non c’era tempo per capire che cosa era successo i due muratori furono soccorsi, ma fu tutto inutile, avevano ustioni di 1° e 2° grado in tutto il corpo.

Purtroppo quel forno fece una terza vittima qualche ora dopo, il capoforno dipendente della Tubi Ghisa, Bertino Buscaglia, ritornato alla bocca del cubilotto scese la scala, forse per recuperare un effetto personale, rimasto nel fondo del cubilotto,

Ci fu un’altra grande fiammata e anche lui perse la vita.

Le indagini e poi il processo, condannarono il capo dello stabilimento di Cogoleto per omicidio colposo, appurarono una tragica concomitanza di fattori, che furono fatali per chi in quel momento si trovava all’interno di quel maledetto forno.

Ad una certa temperatura il materiale refrattario, di nuova fornitura, formava un gas infiammabile, che si era insinuato tra la pelle e gli indumenti di chi era all’interno del forno

Una perdita di ossigeno, dall’impianto di immissione, aveva fornito il comburente per una miscela autoadescante.

Ci furono anche altre ipotesi sull’accaduto, che furorono escluse durante le indagini.

Sempre la ricerca del profitto come causa delle tragedie sul lavoro, le tempistiche di esecuzione di quell’attività erano risicate e per ridurre al minimo il fermo dell’impianto, il personale era da sempre autorizzato a lavorare in un luogo confinato, dove le temperature erano proibitive.

Conoscevo bene Giovanni Arrivabene, calabrese arrivato a Cogoleto per lavoro negli anni 60, una brava persona, lui insieme al cugino Antonio erano addetti allo scarico dei tubi nel parco del Mulinetto, io lavoravo nell’officina dell’Impresa Edile e ci ritrovavamo nel locale mensa all’ora di pranzo.

Quando si sparse la voce che sarei andato via dall’Impresa, con il motorino attraverso’ il fiume e venne a cercarmi in officina, mi saluto’ facendomi gli auguri per il mio nuovo lavoro.

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