
A Villa Datu e a San Peo, ma anche Sciu da Teiru i zuenutammi, favan di scherzi in te seianne primma e doppu Ognissanti.
“Che demuelli!”
Questa era l’espressione di chi nelle giornate che precedevano la festività di Ognissanti, vedeva quei giovani tutti indaffarati a scavar zucche.
Non si buttava via niente, la polpa finiva nel mangiare di mucche o galline.
Sucche da Vacche e Sucche Mantuvan-e, ma andava bene anche la testa da Succa Trombetta.
Zucche da scavare abilmente e poi con precisione, far tre fori sulla buccia, per realizzare gli occhi il naso e una bocca con denti aguzzi.
In chiesa a cercare i Muccolotti di candela da mettere dentro a quella testa vuota.
Zucche dall’aspetto demoniaco, altre bonario e sorridente.
Finito il lavoro, bisognava portarle in prossimità da Via Gianca o in ta Mulaioa de San Peo, per spaventare le ragazze che transitavanano lungo quelle salite.
Erano le lavoratrici del Cotonificio che alla sera rientravano nelle loro case.
La luce tremolante della candela, messa all’interno della zucca, fuoriusciva dagli occhi e da quella bocca dentata, con le prime ombre della sera, rendeva spettrale quel simulacro di testa.
Le ragazze sapevano di quegli scherzi e allora salivano a gruppetti le scale e il ciappin.
Alla vista di quelle Sucche Voe fingevano di esser spaventate, per non deludere chi con perizia e pazienza aveva scavato quelle zucche.
Ringrazio e pubblico il commento a questo articolo di Cerruti Giovanni “U Saturnin”
Giuan se puoi scrivere un po’ che il giorno dei morti, era usanza che le osterie come quella dau Bachettu da Risso dau Tugnin, da Maiustina e altre usavano dare ai loro clienti, un piatto di Stoccu e Bacilli. Questo lo ricordo benissimo e senza farsi pagare.
Paolo Giardelli
Gli osti offrivano stoccu e bacilli gratis, perché guadagnavano con il vino consumato dai clienti assetati nel mangiare quel cibo.
