
C’è un’energia, che resta nei luoghi abbandonati, dimenticati, frequentati, in un tempo anche lontano, dagli esseri umani
Capita, a volte di visitare un rudere, una strada antica, un bosco centenario ed avere strane sensazioni.
Si percepisce ancora qualcosa di quell’umanità, in un rudere, un campo incolto o lungo una strada, ancora con le sue belle ciappe de pria.
O le rocce, dove l’uomo si arrampicava, per essere più vicino al cielo a pregare per avere la benevolenza degli dei e poi di un solo Dio.
Il Muntadò, nome che probabilmente deriva dall’unione di due parole munta e duu (salita e dolore) è uno di quei luoghi.
Lì convergono tre lembi di terra come fossero linee di forza.
Su questo monte si svolgevano i riti dell’antica religione.
Il Muntadò si erge maestoso sulla valle Teiro.
Un magnifico posto di osservazione con un suggestivo panorama.
La sua cima fu devastata dalla costruzione una postazione antiaerea.
Le fattezze del Muntadò sono tipiche di un’antichissimo vulcano.
Sulle sue pendici si trovano dei minerali provenienti dal centro della terra.
Il Muntadò è l’ultimo bricco che lascia il sole al tramonto.
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Aveva fatto molto caldo, in quell’estate di tanti anni fa e ora anche l’autunno regalava belle giornate gradevoli
La brezza serale a fine settembre era frescolina, ma questo non impediva a e belle figge e zuenotti, di risalire la via Gianca e poi arrivati al Beato Jacopo, deviare furtivamente sul Muntadò.
“U se ghe sente “, dicevano i vecchi per far desistere i giovani ad appartarsi lassù
Ma quando si è giovani si sa per sfida o per il fascino del proibito, si è soliti non rispettare i divieti.
Anche i due giovani della nostra storia, tenendosi per mano, sfidavano i fantasmi che vivevano lassù.
Perché rinunciare a quello spettacolo della nautura?
Il tramonto aveva colorato di rosso il cielo alla loro destra, mentre dalla parte opposta, avanzavano cupe le ombre della notte.
Un mare ancora blu era disteso davanti al loro.
E laggiù si potevano già contare i primi lumi de Vase accesi.
Restavano in silenzio, abbracciati, con gli occhi chiusi.
Respiravano l’energia di quel luogo e dei loro vent’anni
Stavano per ore abbracciati, di fronte a quello struggente panorama, seduti su quella pietra a farsi promesse d’amore per la vita.
E quante volte ritornarono ancora, loro due, in vetta a quel colle a lasciar ogni volta una pietra.
Era il loro pegno d’amore
Prima che la follia della guerra portasse la distruzione su questo bricco, gli anziani ricordavano quel mucchio di pietre sulla cima del Muntado’
Poi la vita va, ci disperde in tanti rivoli, per poi farci arrivare tutti in un grande mare blu.
In un giorno di vento, sparse le ceneri di lui, lassù, sul Muntadò.
Lì ritornava, anche quando le gambe faticavano a salire.
Si sedeva su quella pietra, con il piede cercava dove avevano seppellito il loro segreto.
Aspettava.
Sempre prima o poi arrivava quel vento leggero
– Ciao-
Diceva lei, con un filo di voce.
Francesco Baggetti
