
Pietro Rocca, consigliere comunale di Stella appassionato cultore di storia locale, era partito il 28 aprile del 1870 in treno diretto a Cogoleto.
Sulle tracce della strada romana una derivazione dell’Emilia Scauri, che impossibilitata a superare lo scoglio d’Invrea si inoltrava nell’ entroterra verso Hasta l’attuale Sciarborasca.
Per arrivare con tortuosi percorsi pe Bricchi e Rien a quella che era chiamata Ad Navalia progenitrice di Varagine.
Ma prima della discesa dell’attuale via Gianca , c’era una diramazione nella località oggi chiamata Beato Jacopo che proseguiva nella direttrice Pero, San Martino.
Scendeva nel Sciu da Teiru e in sponda destra raggiungeva e oltrepassava con un ponte il Maegua
U Vallunettu
Dopo l’irta stradina da Murta quella che risale dal Maequa, il Rocca arrivato alla vista della valle del Teiro e dell’abitato del Pero in una pausa per riprendere fiato, resto’ meravigliato da quella grande e bella chiesa da poco edificata.
Quelle mura bianche risaltavano in quella radura verde solcata dagli orti, non per nulla chiamata Cian da Giescia, peccato per quel campanile, perché era così basso…..?
In ogni sua tappa il Rocca era coadiuvato da gente del posto, che aveva non solo memoria delle antiche strade, ma conservava un patrimonio molto più importante, i toponimi.
Chissà che cosa avrà pensato del Vallonetto.
Il Vallo è notoriamente un’opera di controllo e di difesa dell’esercito romano.
La particolare conformazione di questa parte di territorio è una naturale, facile zona di valico.
Un’ ulteriore conferma che questa zona era posto di controllo e difesa, è l’altro toponimo i Castelletti.
Il nome dell’altura con pilone votivo, che domina a 360° u Cian da Giescia.
Raggiungibile oggi con qualche difficoltà da quattro Sente’!
Altri tre percorsi a solo uso pedonale attraversano u Vallunettu.
Il Rocca cita anche la presenza di due edifici chiaramente rimaneggiati nei secoli ma che potevano conservare il basamento di uno o due presidi militari eretti in questa zona.
Sempre alla ricerca delle tracce dell’antica strada romana con Francesco Canepa, partiamo dalla località Verne dau Nicciu du Pra du Lu.
Questo luogo era una Cruscea de Vie, con una mulattiera che risaliva dau Maiequa.
Un’altra, arrivava a questo incrocio risalendo dal Maiequa/Briollo.
La località famosa dove ancora negli anni 70 era attiva la discarica di Varazze.
Questa strada con un bel conservato Ciappin, potrebbe essere l’alternativa al percorso indicato dal Rocca.
Oltrepassato il Nicciu du Pra du Lu, desistiamo quasi subito nella nostra ricerca per la presenza di un grande intrigo di rovi!
Siamo attrezzati cun Marasso e Tesuie da Pua’ ma e impossibile avanzare in te questi Ruvei!
Da cosa nasce sempre cosa.
Facciamo un giro largo in questo bosco misto de Castagni e Rue.
Imbocchiamo una strada sterrata per taglio alberi e grazie all’assenza delle caduche foglie possiamo scorgere un’altro monumento in pietre nascosto alla vista.
nei nostri boschi
Questo edificio dalle dimensioni insolite presenta una vistosa variazione di d’uso, svelato dal tamponamento di tre grandi aperture.
Anche qua a Lelua a se ghe feta u Niu.
Un’altra attrativa poco distante è un ceppo centenario di castagno dal diametro di almeno tre metri!
A pochi passi c’è una spaccatura forse utilizzata come cava, stessa fenomenologia da Giescia dei Tanizzi.
Ci dirigiamo verso il Rian du Briollu dove alcune ciappe potevano essere un rudimentale lavatoio.
Proseguiamo in salita e arrivati a un pianoro, dove si trovano alcune pietre semi interrate ma dall’andamento lineare e antichissimi muri a secco di contenimento e di sostegno ad una strada.
La pendenza è costante.
In prossimità di altre pietre in linea, il bosco si infittisce con un’altro gomitolo di rovi.
Ci vorrebbe un tagliaerba.
Desistiamo.
Seguiamo in discesa questo tracciato e arriviamo in una zona terrazzata alla nostra sinistra dove fagocitata dalla vegetazione c ‘è un’altro monumento di pietre.
Una costruzione rurale forse di tipologia celtica rimaneggiata nei secoli.
Necessario l’uso de Tesuie pe Pua’ per far qualche foto.
Addentrarci oltre è quasi impossibile ma l’assenza del fogliame svela altre miagge e prie.
Si supera Buca Vegia un evidente valico scavato per attraversare una piccola altura.
Superiamo la Ca’ omonima de Buca Vegia per l’ultimo tratto in discesa verso il Pero.
Anche qui a far guardia con una bella vista sulla Valle del Teiro c’è un Secou decisamente depredato delle sue pietre.
La facciata presenta un pericoloso distacco, con una forte pendenza destinato a sicura rovina.
Terrecotte inglobate nei muri.
Riprendiamo il tragitto
La strada si snoda in discesa all’interno di un canalone.
Soliti Ruvei sempre al lavoro anche qui per occludere il passaggio.
Ma ecco un ciapin malamente conservato.
Testimonianza di duemila anni fa!
Fu questa la strada che percorse il Rocca in senso inverso in quei giorni di primavera del 1870.
Ancora pietre ad uso paracarri.
Siamo alla vista dell’ex chiesa dell’Annunziata dove continua l’opera di demolizione.
Il Rocca risalendo alla ricerca di questa antica viabilità si sarà soffermato a guardare lo splendore di quell’edificio di culto.
Come un’ ipotetico passsggio di testimone oggi noi uomini “moderni” siamo al contrario del Rocca testimoni di soli scempi e rovine.
Non abbiamo onorato il lascito di chi ci ha preceduto con il suo lavoro la sua fatica in questo angolo di mondo.
Con quella colpevole demolizione da Giescia du Pei che pesa come un macigno sulle nostre coscienze.
Il sole è tramontato.
Seguiamo ancora una bozza di strada che finisce dal muro del cimitero del Pero.
Dove proveniente dau Maegua arrivava la strada con il suo ciappin.
Un grazie a Francesco Canepa.
Ritorneremo ancora a cercare il punto di arrivo di quell’antica strada nella località di Verne.
Da quel Nicciu du Pra du Lu.
Chissà se il Rocca ha indagato l’altro Ciappin quello che arriva dau Maiegua/Briollu?
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