
Guardando le foto, da bambino di Giuseppe Cerruti, conosciuto a Vase come Pinu u Ranghettu (quandu u l’ea Figgiò Pinuccio o Ranghetin) nessuno può supporre, quale diabolica creatura si stava celando sotto quell’abito da Pierrot.
Quelle foto sono messe in posa a uso fotografo, uguali per tutti noi bambini degli anni 60.
Ma quei bambini non eravamo noi!
“Signora, porti Pinuccio all’Asilo, troverà i suoi amichetti, insegneremo tante belle cose al suo bel bambino e quando uscirà poi potrà ritornare a giocare nei Caruggi”
Disse una giovane, bella e brava suor Felice, nel tentativo di portare all’Asilo Infantile, quelle anime dannate, gatti da caruggi e de Teiru, Seotti e Serveghi che si aggiravano sporchi pin de Cruste, sempre a tacco’ lite cun tutti!
Figgio’ du Diau, sensa Segnù !
“Suor Felice nu possu mandove Pinuccio, perché u l’è un Seottu de Figgiò, Servegu cume i Gatti e anche de ciù”
“Ma tanti amici di Pinuccio vengono da noi all’Asilo, provi qualche giorno e vedrà che diventerà un bravo bambino e non la farà più disperare!”
“Va ben pruvemmu, perù mi ve l’ho ditu, che u l’è un Seottu de Figgiò e nu so cumme a va a fini…..”
Pino Cerruti mio collega negli anni in Centrale a Vado Ligure, mi racconta quei suoi primi e ultimi, tre giorni all’Asilo Guastavino.
Il primo giorno Pinuccio taccò bega con altri bambini, calci, sberle, botte da orbi!
La madre superiora capì all’istante, u Diau che s’ean misse in Ca!
Colpa di Suor Felice, visto che tanto fece per portare all’asilo quel bambino così Servego.
Per punizione fu nominata sua tutrice.
In pratica, doveva marcar stretto quel Seotto de Figgiò, per cercare di fargli rispettare le più elementari norme del viver civile.
Ma era come cercar di prendere un gatto in un bosco!
Il secondo giorno d’Asilo, Pinuccio sparì dalla vista….
Dove era andato?
Suor Felice lo cercò da ogni parte, nel salone e nelle aule, in tutto il pianterreno dell’Asilo, in cortile non c’era nessuno, dal cancello dell’entrata nemmeno.
Dove si era cacciato quellu Seotto!
Forse era salito ai piani superiori interdetti ai bambini dell’Asilo?
In effetti era salito ai piani superiori ma mica facendo gli scalini….
Quel giorno la teoria dell’evoluzione ebbe la sua conferma o perlomeno di sicuro quel bambino non fu creato al sesto giorno a immagine e somiglianza di Dio!
Solo chi discendeva con una lunga evoluzione dai primati all’uomo, poteva salire quella grande scala, arrampicandosi dalla parte esterna della ringhiera, quella che dava nel vuoto fino ad arrivare al terzo piano!
Suor Felice alzo lo sguardo e vide Pinuccio aggrappato alla ringhiera!
In preda al panico la povera suora, si catapultò su dalle scale!
Alzo’ l’abito monacale, fino alle ginocchia, per riuscire a salire di corsa tutti quegli scalini!
Terrorizzata riuscì ad afferrare quel bambino e a trascinarlo in sicurezza sulla scala.
Ma Pinuccio non avendo più via di scampo, reagì violentemente a modo suo, prendendo a morsi la suora!
Conficcò i denti in quel grande colletto bianco, fino a dare un morso al seno di suor Felice!
L’apoteosi avvenne il terzo giorno di Pinuccio all’Asilo.
Nel cortile, addossato al muro di confine dell’Asilo con la linea ferroviaria, c’era un pollaio con la conigliera per i fabbisogni di quella congrega di religiose.
Accudito con cura dalle suore, era usato anche a scopo didattico per i bambini.
Tirare il collo alle galline, non era lavoro da suora e allora all’uopo era chiamato una persona di fiducia.
C’era un pollaio….è la coniugazione verbale giusta.
Perché dopo il terzo giorno di Pinuccio all’Asilo di quell’allevamento di animali da cortile poco rimase!
Pinuccio nei giorni precedenti, aveva già adocchiato quei pennuti.
In un attimo di distrazione di suor Felice, Pinuccio entrò nel pollaio……
Sfogò il suo istinto da Gattu di Caruggi, tirando maldestramente il collo a due o tre galline!
Liberò i conigli aprendo le loro gabbie.
Le povere bestiole riacquistata la libertà si misero a correre per ogni dove.
Anche le galline spaventate da quel trambusto svolazzarono all’esterno con grande sbattito d’ali!
Ci volle parecchio tempo prima che quei conigli fossero ripresi dalle suore dell’Asilo.
Chiamate a gran voce a raccolta da suor Felice per catturare quelle bestiole.
Ma era impossibile rincorrere le galline che avevano superato la griglia di recinzione.
Chi passava di lì si prodigo’ per cercare di acchiappare quei pennuti volati fuori dall’Asilo.
Ciumme e galline pe tuttu u Burgu!
Pinuccio u Ranghettin non fu più riammesso all’Asilo Infantile Guastavino.
Noi bambini degli anni 60/70 eravamo dei piccoli selvaggi, cresciuti nei boschi in Teiro o nei caruggi.
Così abbiamo vissuto la nostra fanciullezza, liberi di scorrazzare, alle prese con infiniti giochi o passatempi che solo l’urlo di un mamma su un terrazzo interrompeva per il mangiare di mezzogiorno.
Di madrelingua Zeneise, fummo inseriti nella scuola dell’obbligo e a torto o collo imparammo i rudimenti di quella lingua a noi sconosciuta e anche il buon vivere da personcine civili.
Serbo ancora il ricordo di quelle interminabili ore a star seduto in mezzo a quei banchi di scuola.
Pinuccio così era chiamato da quelle brave suore.
Un vezzoso diminutivo nell’inutile tentativo di domare quellu Seotto de Figgio’.
Ritornato nei suoi caruggi, pe tutti u l’ea u Ranghetin!
A nulla servirono le due a volte anche tre benedizioni settimanali, che gli faceva impartire sua nonna nella chiesa di San Domenico.
Forse serviva un’esorcista!
Qualche anno dopo arrivò anche per lui il tempo della scuola dell’obbligo.
A fine anno era istituito il Premio Bontà.
Era Suor Felice, ora elevata al ruolo di consigliera di don Ramognino, che consegnava quel premio al bambino più buono…
La religiosa pronunciò il nome del vincitore di quel Premio Bontà……. Giuseppe Cerruti.
” Chi ?….Pinuccio ?”
Con gli occhi rivolti al cielo suor Felice ringrazio’ l’Onnipotente.
