
Nelle vecchie foto del centro di Varazze si possono notare grandi zone destinate ad uso coltivo.
Nel 700 alcune grandi famiglie genovesi, avevano dei possedimenti terrieri, nella nostra città.
Non come asservimento di ville al mare.
Ma come produzione, vendita e approvvigionamento per consumo personale e commerciale di ortaggi e frutta, favorita nella maturazione, dal clemente clima invernale della nostra città.
Diffusero l’appellativo u Besagnin, l’ortolano che deriva dal fiume Bisagno, dove lungo le sue sponde erano coltivati gli orti.
Varazze è protetta dal suo arco di monti dal vento di tramontana.
I venti di Libeccio e Scioccu …ed eventuali ladruncoli erano invece, ostacolati, dall’altezza delle mura che recintavano gli appezzamenti di questi terreni.
La famiglia Doria, aveva diviso gli orti della Caminata con la famiglia Camogli.
I marchesi di Torriglia, disponevano della coltivazione a fasce che scendeva dau Cavetto, sul Posu, dal Carega’, in Niquatrin e i terreni in piano du Sua’ e da Moa.
Il marchese Centurione, era quello che aveva la maggior estensione di terreni e vantava nei suoi beni, le rinomate località, Vignetta, Cian du Tunnu, u Sarsciu, e i Cen d’Invrea.
Magnifici terreni vista mare, protetti a breve distanza dau Briccu da Guardia, ideali per la produzione di agrumi e primizie ortofrutticole.
I Vallombrosiani realizzarono il megalitico Beo de San Giacomo descritto al link che segue
https://quellisciudateiru.wordpress.com/…/u-beo-de-s…
Le foto d’archivio delle prime alture della nostra città svelano un immenso patrimonio di terrazzamenti oggi celati dalla vegetazione.
Chilometri di muretti a secco di antichissima datazione.
Terra strappata ad un’acclive territorio e sorretta da muri in pietra, che ancora oggi nonostante lo stato di abbandono, preserva il primo entroterra dalle frane.
In questi terrazzamenti erano prevalentemente coltivate le granaglie, visto la difficoltà dell’approviggionamento idrico.
Il problema dell’irrigazione degli orti “cittadini” era invece risolto, per gli orti della Caminata, dall’approvvigionamento d’acqua dal Teiro, tramite il Beo du Pasciu che in località Muinetti si biforcava e raggiungeva la Caminata.
Il Beo sottopassava l’alveo del Teiro e irrigava gli orti da Lumellina.
Questa zona di ponente era irrigata anche tramite una grande Peschea alimentata dal Rian de Muian-a
Nei periodi di siccità da una Scigogna che prelevava l’acqua da u Pussu de Salumun in località Erbuetti.
Gli orti du Burghettu e de San Naso’ prima del taglio della vecchia ferrovia erano irrigati dalle Peschee e dai Surchi che prelevavano l’acqua in località Boschetto dau Rianellu
Gli anziani ricordano la grande zona terrazzata e coltivata a ortaggi di Biagini.
Ritorniamo nella zona di levante della città
U Beo dell’Arsoccu irrigava gli orti da Ca de Toe, quelli di Niquatrin e le fasce, dei marchesi di Torriglia.
Gli orti e frutteti della zona du Suo’ e da Moa, erano irrigati da Diga dell’Equa Ferruginusa e dau rian da Moa.
Ma quando nel periodo estivo, l’apporto d’acqua si riduceva, allora erano utilizzati alcuni pozzi.
Per uso potabile, c’ erano alcune sorgenti, che saranno oggetto di un mio prossimo articolo, vorrei solo citare la famosa sorgente della bella Marinin moglie di Cilea che con un Surcu irrigava la zona da Moa
E’ citata una rigogliosa sorgente, che sgorgava nei pressi del convento di S.Domenico, raccolta in un pozzo ora occultato dalla sede stradale di via Luigi Bruzzone.
I Centurioni erano quelli che avevano realizzato le opere più imponenti, per irrigare le loro coltivazioni, au Muagiun, sono ancora visibili i resti dell’opera idraulica, demolita per far passare la strada du Desertu
Un canale che convogliava, le acque provenienti dal rio Gambin, nell’alveo del torrente Aniun, per poi essere riprese con una Ciusa, più a valle, e convogliate ai Cen d’Invrea.
Il Beo di questa Ciusa aveva una discreta portata, perché , doveva fornire forza motrice ad un frantoio ad acqua presso il castello d’Invrea
U Surcu proseguiva fino ad irrigare i terreni da Ca Lunga, che era edificata tra i due rami autostradali ai Cen d’Invrea
U Beo de Gambin in Leicanà tramite un Surcu, alimentava l’invaso dell’Equa Ferruginusa.
I terreni da Vignetta, Cian du Tunnu e du Sciarsu, erano irrigati, tramite il convogliamento delle acque meteoriche, effettuato con la costruzione di alcune canalizzazioni lungo le pendici du Briccu da Guardia e l’utilizzo di una sorgente, i Funtanin.
L’acqua era poi raccolta in grandi Peschee, ancora visibili.
Stupisce ancora una volta il lavoro l’ingegno e le enormi fatiche di chi ha realizzato queste opere idrauliche senza l’apporto di nessuna macchina solo con la forza umana e animale.
Un aneddoto storico, è relativo alla controversia, legata ad un pozzo, già presente in epoca medievale, appartenente alla famiglia Torriglia.
Nei primi anni duemila a seguito di alcuni lavori effettuati in via Bruzzone, sono ricomparsi i resti di questo pozzo.
Che ho fotografato ma le foto chissà dove le ho archiviate.
I resti erano a circa un paio di metri, al disotto del piano stradale, con alcune grosse lastre in pietra come copertura.
Nel 700 questo pozzo e parte dei possedimenti del marchese di Torriglia furono posti in vendita.
Una sorgente nei pressi di un centro abitato, era di indubbio valore e i frati domenicani, visto la vicinanza di questo posto alla loro chiesa e convento, fecero di tutto per entrarne in possesso.
Fino al punto di scomunicare l’intera famiglia dei Camogli, rea di aver acquistato questo pozzo dai Torriglia e di essersi rifiutata di rivenderlo ai frati di S. Domenico.
La scomunica durò trent’anni, non si ha notizia del destino di questo pozzo, che finì per essere interrato a fine 800, quando proprio accanto al convento domenicano, fu costruita la linea ferroviaria.
Un’altro aneddoto è relativo al marchese Pietro Torriglia, ultimo discendente, nel 1908 muore in Varazze, senza eredi diretti e con il proprio testamento, lascia l’intero patrimonio al Comune di Chiavari.
Con l’obbligo di impiegarlo a beneficio di un ricovero di mendicità nella villa di Preli, proprietà della famiglia Torriglia.
Ci furono delle controversie parentali, ma poi con atto ufficiale, erogato dal segretario comunale alla presenza del sindaco di Chiavari è inaugurata la struttura e l’organizzazione affidata alle Suore Gianelline.
La costruzione dei due rami autostradali e della nuova ferrovia, hanno tagliato/deviato molte vene d’acqua da sempre utilizzare per uso irriguo e potabile.
Un’aspetto marginale ma per questo non meno importanti erano gli orti estivi coltivati lungo i corsi d’acqua.
foto Archivio Fotografico Varagine
Nota dell’autore
Gli articoli sono di libera fruizione e possono essere utilizzati in copia, previa comunicazione e citando la fonte, in alcun modo ne deve essere modificato il testo.





