A Pria da Peste

Le cose non capitano mai per caso.

Sabato 20 gennaio ero a fare delle foto della Cappella di S Bastian a Villa Datu di Casanova.

Ho notato che su un lato esterno del muro perimetrale, sporge una pietra, su cui è incisa una croce.

Mi sono incuriosito, ma non riuscivo a darmi una risposta.

Poi la vita ci sorprende sempre con strane, curiose e sorprendenti coincidenze.

Il giorno dopo domenica sera ricevo una telefonata.

È Benedetto Piccardo e mi dice se voglio conoscere la storia da Pria da Peste murata nella cappella di S.Bastian!

Sorrido e gli parlo di quell’incredibile coincidenza!

Il passato ci svela storie inaspettate, osservando anche le piccole cose o dettagli a volte ritenuti insignificanti o all’apparenza, di poco conto.

Vedendo quella piccola pietra a vista nella parete laterale della cappella di S.Bastian a Villa Datu de Casanova mi sono chiesto.

Perché non è stata anche lei inglobata nella malta?

La sua forma poi sembra un piccolo Bricco.

E quella croce simile a quelle incise dai primi cristiani sulle pietre del Beigua?

La sua storia, tramandata dai nostri vecchi e che mi è stata raccontata da Giacomo Porta e Benedetto Piccardo è legata ad un’antichissimo atto di devozione di chi prima di noi abitava il nostro entroterra

Quella pietra fu infissa dagli abitanti dell’Alpicella, nella vecchia chiesa di S.Bastian a Villa Dato di Casanova.

Chi scampo’ all’epidemia di peste del 1630, volle ringraziare il santo e per avere la sua protezione, incastono’ una pietra, a Pria da Peste, nel muro da Vegia Gescia de S.Bastian.

La forma irregolare di questo pezzo di roccia e la croce fa pensare che fosse una pietra incisa del Monte Beigua

La vecchia chiesa di S.Bastian fu demolita a seguito della costruzione ultimata nel 1750 dell’attuale chiesa parrocchiale di Casanova, dedicata alla Natività di Maria.

L’attuale cappella di S.Sebastiano fu costruita nei pressi della primordiale chiesa e quella pietra per rispetto della volontà degli abitanti dell’Alpicella, fu incastonata nella parete della cappella, rivolta verso la strada, un antichissima Mulaioa in direzione dell’entroterra.

La peste che colpi l’Alpicella nel 1630, ebbe un’esito drammatico, basta vedere il censimento del 1650, dove mancava all’appello un intera generazione, quella delle persone più anziane.

Le cronache del Verzellino riportate da Benedetto Tino Delfino, in uno dei suoi Quaderni di Storia Locale, ci svelano altri particolari, come lo scavo di due fosse comuni per seppellire i cadaveri.

Il reverendo GB Gavarone contagiato dalla peste, morì sull’altare, mentre era intento a dar la comunione ai fedeli.

Le ostie furono ritirate e la pisside chiusa a chiave in un tabernacolo.

Dopo 41 anni, nel 1671 quelle particole furono trovate intatte e si disse che era stata S.Caterina a conservarle in quel lasso di tempo.

Il rettore della chiesa di S.Antonio Bartolomeo De Factio, decise di distribuirle ai fedeli.

Fu in quell’occasione che la comunità dell’Alpicella, fece voto per avere l’intercessione della Santa contro la peste.

Oggi questa piccola pietra incastonata nel muro della cappella di S.Bastian ci riporta indietro nei secoli e ci fa pensare ad un duplice gesto di generosità.

Gli abitanti di Villa Dato che avevano contribuito alla costruzione della chiesa e poi della cappella, hanno mantenuto fede alla volontà di chi aveva chiesto la protezione a S.Bastian.

Ringrazio Giacomo Porta e Benedetto Piccardo e G.B Ratto, per avermi raccontato la storia di quella piccola pietra, a Pria da Peste.

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