Ando’ pe mussa a Vase in ti 70

( Rimorchiare a Varazze negli anni 70)

Era proprio così, come ben raccontato nel video!

Macché amore libero e figli dei fiori, negli anni 70, era difficilissimo rimorchiare.

E figuriamoci a Varazze città di case e chiese!

Naturalmente racconto dal mio punto di vista, di ragazzo timido e imbranato com’ero.

Forse qualche sciupafemmine c’era, ma erano quasi sempre dei contamussa per vanto.

Nei primi anni 70, per acchiappare, si erano formate diverse “compagnie” di giovani, età media 15/20 anni, ognuna aveva il suo ritrovo.

Il nostro, era dalle sedute in pietra di S.Giuseppe, una trentina di ragazzi e ragazze più o meno della stessa età.

Si partiva a far delle passeggiate/ escursioni in collina, con la musica di un mangianastri.

Chi organizzava erano sempre quelli un pò più “anziani”

Capii dopo che quello era un loro escamotage, per imboscarsi con le più belle delle nostre coetanee.

E poi c’erano le feste in casa, dove la sala da pranzo, togliendo tavolo e sedie, diventava sala da ballo.

Si tiravano giù le tapparelle, per creare un pò di atmosfera

E lì era tragica o ballavi o ti ingozzavi di patatine e coca cola.

Io appartenevo alla seconda categoria.

Gli autoscontri, durante il periodo invernale, erano un buon luogo di ritrovo, ma anche lì, c’era sempre quello più figo a cui andava il cuore delle ragazze.

Le automobiline avevano una regina e quando lei era in pista, tutto le ruotava intorno.

Ma non era pan per i nostri denti da latte

Allora si scimiottavano gli atteggiamenti più virili, come quello di guidare seduti sul bordo dell’autoscontro, e di far scherzi alle ragazze.

Ma eravamo di una ingenuità disarmante

Per conoscere o dimostrare l’interesse verso una ragazza, si usava tirare una di quelle palline di pezza, vinte allo stand del tiro a segno.

Aveva un elastico, che ovviamente restava impigliato nei cappelli.

La malcapitata, urlava come un’ossessa, aiutata dall’amica a sbrogliare quell’elastico arrotolato nella chioma.

A questo punto, se non gli andavi a genio, dovevi correre veloce, per non essere preso a botte da un gruppo di ragazze coalizzate e inferocite

E di corse ne feci molte.

Dimostravamo il nostro essere uomini duri, soffrendo il freddo. Niente sciarpe e berretti, ma quanti peccetti d’inverno sul “ponte” dagli autoscontri!

Con il motorino le cose non cambiarono di molto, anzi aumentarono le spese e chissà quanta miscela abbiamo consumato, per pattugliare il territorio

E quanti giri “casuali” sotto casa di una ragazza, di cui non si conosceva neppure il nome.

Anni di tormenti di cuore e…di autoerotismo.

D’estate si era più liberi…di far brutte figure…la passeggiata era un’immenso luogo dove far conoscenze.

Erano chiamate vasche, gli andirivieni di ragazzi e ragazze sul lungomare.

Pennelle’ de neigru era così chiamato il diniego delle ragazze per un ‘invito, anche solo per un gelato.

Una costante, era quella della ragazza carina accompagnata dall’amica non proprio avvenente…diciamo.

E allora ci voleva una spalla, un amico, che si sacrificava in nome dell’amicizia, per intrattenere l’amica meno carina.

Naturalmente la bruttina toccava a me.

Si desiderava avere un auto e per noi, ragazzi degli anni 70, era un grande traguardo, il rimorchio sembrava assicurato.

E infatti un giorno, acquistata la mia prima auto una 500, incontrai una ragazza, che curiosa, mi chiese cosa avevo in quella borsa di plastica, erano le targhe della mia macchina, lei entusiasta, si propose per andare a fare un giro, io pensai è fatta! Presa!

Era vero! Ci voleva la 500!

Maliziosamente, studiai un percorso nell’entroterra di Celle, dove poi ci si poteva appartare.

Ma l’intento non riuscì e dopo una serie di curve, fatte con brio, improvvisamente quella ragazza mi disse che doveva vomitare

Ci volle un pò di tempo per fermare l’auto…e lei non riuscì ad aprire in tempo la portiera della 500….

Buona giornata!

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