U Vivagna

Chi ha tirato su i muri di pietre e scavato i canali per l’irrigazione? Chi si è spaccato la schiena in Val Leistra ma anche in te l’Aniun o in Teiru?

Lo strapotere religioso e i signorotti locali, fecero costruire per loro tornaconto, grandi opere, manufatti in pietra, opifici e canali d’acqua, avvalendosi di mano d’opera locale

Quei lavoratori erano dei poveri cristi.

Bestie da soma a camallò e impillò e prie.

E chi doveva mantenere il canale pulito da terra erbacce e tamponare le falle erano i bambini, non importava la loro età.

Ma nessuno di loro, aveva accesso alla mensa del monastero, dove si cantavano le lodi del creato.

E poi c’erano i famuli, che vivevano all’interno o nelle vicinanze del monastero ed erano accettati alla mensa dei monaci.

Venivano loro imposte le regole di castità, di cieca obbedienza e potevano essere espulsi in ogni momento, non percepivano alcun reddito, erano molto spesso dei donati, figli minorenni, affidati ai monaci dalle famiglie, perché fossero educati con l’esempio del Ora et Labora, ma anche a seguito di un qualche evento soprannaturale o magari per una grazia ricevuta.

Lo sfruttamento minorile continua oggi nel mondo moderno ed era praticato nel nostro paese non molto tempo fa.

https://www.skuola.net/…/riassunto-rosso-malpelo.html

U Vivagna

Questa è la verosimile storia di uno di loro quel ragazzo diventò uomo conosciuto come u Vivagna.

Per la sua abilità e successo a far scavare dei pozzi dove trovare l’acqua

Odore di fango, terra bagnata aveva da poco smesso di piovere. Bene pensò così sarà molto difficile che qualcuno mi possa seguire.

Chi meglio di lui era a proprio agio in ta Leistra la sua valle che lo aveva visto nascere e scorrazzare per boschi e prati.

Aveva ancora negli occhi che cosa era successo il giorno prima.

Nessuno lo aveva visto quando era riuscito a fuggire ai monaci bianchi.

Era uno dei tanti famuli nato per caso in quella valle di disperati.

Nie de Figgi e panse voe.

Ma così voleva quel Dio che predicò andate e moltiplicatevi.

Poveri cristi e bestie da lavoro a tirar su delle creature per poi vederle morire di fame e malattie.

O date ai preti perché servivano braccia da lavoro per fare grandi opere murarie e idrauliche.

Suo papà era andato da quelle persone di fede e lo aveva portato con sé, lui pelle e ossa e occhi grandi.

” Tou chi me figgiu è forte e sa tirare come un mu” disse il padre

Lui rimase in ginocchio su quel sagrato e gli fu chiesto di aprire la bocca

Un frate gli si avvicinò

” Bei denti ma siamo sicuri che tiri come dici?”

E con un calcio lo colpi’

Sentì un forte dolore a un fianco ma sapeva che non doveva gridare tanto meno piangere così doveva essere, guai a frignare i frati lo avrebbero scartato e suo padre a casa lo avrebbe riempito di botte.

I famuli come lui erano consegnati ai frati che avevano sempre bisogno di braccia da lavoro e di buon comando a tirar su terrazzamenti e canali per l acqua.

Un vita da bestie ma almeno si riusciva a mangiare.

E a casa una bocca in meno da sfamare

Da quel giorno le sue giornate divennero sempre uguali.

Sotto il sole l’acqua al vento e al gelo.

A camallo’ prie e prego’ u Segnu.

Ma almeno si mangiava tutti i giorni e la domenica era dedicata alla preghiera.

Fu l’incontro con un frate da tutti chiamato Fra Sciollu, forse perché poco penitente ma gaudente delle cose belle dall’acqua che sgorga alle belle donne.

Emarginato da tutti gli altri monaci, ebbe a cuore quel giovane famulo, e un giorno lo portò con se, arrivati in cima all’Arenon, furono al cospetto di quella meravigliosa valle.

Non c’era mai stato, un paradiso in terra con il mare a far da sfondo!

Ma a ben guardare laggiù dove c’era fumo e polvere, un inferno!

Migliaia de piccaprie e massachen a spaccare e impilare chilometri di muri a secco, per ordine dei monaci e di Dio a lasciar le dita o le braccia, spappolate sotto a un macigno a morire di stenti, sotto al sole o in fondo a un dirupo.

“Vedi stanno facendo quel canale roba inutile! Si va a prendere l’acqua dalla montagna quando l’acqua è già lì, basta scavare un po!”

Era un uomo di scienza proiettato nel futuro, lui i disegni e i calcoli di Leonardo li conosceva bene.

E quelle macchine per tirare su l’acqua dai pozzi, al monastero le aveva costruite lui.

Bastava scoprire dove stava nascosta l’acqua scavare fare un pozzo e tirarla su con una macchina.

Non serviva sfuttare quella povera gente e farla morire per costruire giganteschi canali.

“Gli chiese ma dove si trova l’acqua”

” Ecco la domanda che mi aspettavo da un ragazzo intelligente come te!”

E tiro’ fuori da sotto il saio un piccolo rametto biforcuto

Francesco Baggetti

Lascia un commento