
Egisto Isola Bovani “Nello” mi contatta, per una bella notizia, il ritrovamento nel folto della vegetazione, nella valle solcata dal Rianello, di un antichissimo frantoio per olio.

Grazie all’opera di Francesco Bruzzone, Antonio Magliotto, Angelo Baglietto e Fabio Cavalleri, l’edificio è nuovamente visibile, liberato da canne e rovi .
Siamo nella zona sottostante la piazza di Cantalupo, il territorio è stato completamente trasformato dall’azione dell’uomo, che ha costruito centinaia di fasce, terra strappata alle acclivi pendici della Crocetta.
Qui fatiga, giastemme, ingegno e manualità, sono tangibili e ci parlano di un passato, dove generazioni di persone, bestie da lau, hanno impilato milioni di pietre e tiò sciù niè de figgi, traendo da questi terreni, resi fertili, le risorse per il loro sostentamento

La stradina che scende verso l’alveo del Rianello è un bel ciappin de prie, posate di taglio nei punti più impervi, il percorso prosegue oltre acqua, in direzione dei Favari dove nei pressi della chiesa di S.Bernardo arrivava la crosa de Biagini.
La località è au redossu, protetta dalla tramontana, era zona di primizie e di buoni raccolti ortivi.
Sopra questo ciappin dei prie, passavano le bugaisce, che portavano i panni per essere strigliati sulle ciappe del beo, che alimentava l’Uivà de Cantalù.
Il caratteristico rumore delle ruote dentate degli ingranaggi che proveniva dall’opificio si faceva sempre più nitido, proseguendo nella discesa, era il segnale che la ruota era in funzione e si potevano lavare i panni nel canale d’acqua
Nelle giornate di sole la biancheria, era stesa sull’erba ad asciugare, un momento di riposo, per le donne, mentre i bambini erano intenti in infiniti giochi nel Rianello e i ragazzotti si lasciavano trasportare dalla corrente, lungo gli scivoli naturali, che precipitano nei laghetti.

Racconta Francesco Bruzzone “Da bambini il mulino era già un rudere e chissà quando è stato macinata l’ultima corba de uive, dicevano che, u se ghe sente, ma oggi lo sappiamo, questa solita frase era per tener lontano occhi indiscreti e preservare i bambini da eventuali incidenti” “Ricordo i miei vecchi che qui coltivavano gli ortaggi pomodori, verdura e carciofi, si faceva l’olio e sotto gli alberi si coltivavano le patate”

Antonio Magliotto ci guida verso i “buttassi” del Rianello gli invasi che ancora oggi garantiscono tramite un consorzio idrico l’egua pe do da beive, un tempo canalizzata cun i surchi. In un ampio terrazzamento soleggiato è stata allestita una bella tavolata di amici, in occasione del Natale, con un piccolo presepe fra le pietre di un muro a secco.
L’idea è proprio quella di allestire un presepe, all’interno dell’antico frantoio, che ben si presta a essere una suggestiva cornice per la natività.

La struttura del frantoio/mulino è imponente, una meraviglia di tecnica e bellezza!

Si erge sopra una gigantesca pietra protesa a sbalzo sul Rianello, bellissimi e di grande pregio gli archi in mattone, purtroppo diruti che sostenevano un piano superiore dove probabilmente erano posizionate le macine per la triturazione del grano.

Non si è certi del duplice utilizzo di questo opificio, per la produzione di farina e olio, a lato della costruzione, giace una ruota in pietra per uivà
La grande ruota a pale che azionava i macchinari, riceveva l’acqua per caduta alimentata da un canale sorretto da un imponente muro oggi in parte diruto.

La natura ha preso possesso di questo manufatto con contorte e spettacolari vegetazioni.
Un’ altra stupefacente opera è il buttasso, l’invaso che tramite un beo forniva l’energia idraulica per l’opificio.
Incerta la datazione di questa meraviglia del nostro entroterra, non è da escludere che sia della stessa epoca dei più antichi opifici ad acqua del Sciù da Teiro.

Quell’abbozzo di arco in mattoni, presente all’interno di questo rudere è simile ad un’altra meraviglia.

Il grande arco, ancora eretto della Grangia Cistercense, ai piedi della collina di S.Donato, la Grangia nascosta dalla vegetazione è un’importante manufatto storico, colpevolmente dimenticato dalla nostra comunità
