I Turchi a Cantalù

I racconti di Paolo Baglietto “U Russu de Cantalu’ “

Questo fatto, forse era scritto in un documento andato perduto, ma il passaparola generazionale lo ha fatto arrivare fino a noi.

È la storia di un maldestro sbarco di pirati turchi, effettuato con alcuni sciabecchi sulla spiaggia della nostra città.

Vista dal mare Varagine era una fortezza, con la sua cinta muraria bene in vista dal mare.

Chissà forse quei pirati, pensavano di far bottino, razziando le case sparse del Solaro.

Lo sbarco fu effettuato ai primi chiarori dell’alba.

Ma chi era di guardia su una delle torri, aveva già dato l’allarme.

In poco tempo fu organizzata la difesa della città.

I difensori si nascosero e poi sferrarono un violento attacco, i turchi furono colti di sorpresa e sopraffatti dagli armigeri e dalla popolazione di Varagine.

Costretti alla fuga, ritornati sui propri passi, videro le loro imbarcazioni date alle fiamme.

Dovevano arrendersi o perire.

A questo punto fu giocoforza per i saraceni cercare di scappare in direzione delle colline.

Il Teiro in secca fu il loro percorso di fuga.

Oltrepassato il colle di S.Donato, arrivati ai Busci si arrampicarono sulla rocca.

Qui trovarono rifugio in alcuni anfratti e ripari sotto roccia

Agli inseguitori non conveniva inoltrarsi in quelle foreste e comunque avevano raggiunto lo scopo mettendo in fuga i turchi, che non sarebbero più ritornati a Varagine.

La città era salva, ma doveva fare i conti con questo nuovo pericolo, arrivato dal mare e ora chissà dove, nascosto nei boschi.

La stagione del taglio degli alberi per i cantieri navali era in pieno svolgimento.

Ma i turchi bene armati, che si erano stabiliti nei pressi di una via del legno rappresentavano un ostacolo per l’attività dei taglialegna.

E di conseguenza un danno per i cantieri navali di Varagine

Fu raggiunto un accordo, tra chi abitava le nostre colline, e costretto come uno schiavo a lavorar nei boschi e quel gruppo di ex pirati, arrivati da terre lontane.

I saraceni avrebbero lasciato libere le strade per il trasporto del legname e in cambio potevano restare in quella fascia pedemontana, alle falde del Monte Sucao, u Riva’ e di Baggetti dove c’era anche un’importante sorgente.

Ma non dovevano avvicinarsi alla nostra città

Con il tempo questo gruppo di ex pirati stabilì buone relazioni con la popolazione locale.

Fino a qualche decennio fa in ti Baggetti era ben visibile la tipologia molto antica di un borgo di case.

Sempre secondo il racconto di Paolo Baglietto quello doveva essere il borgo originario costruito da quel gruppo di pirati, che non ritornarono più a solcare il mare per cercar fortuna.

Convinti a rimanere sulla terra ferma anche dallo strepitoso panorama che si può ammirare da quassù.

Vissero in pace, integrandosi con la povera gente del posto che viveva in condizioni di mera sopravvivenza, in questo angolo di mondo.

Divennero anche loro, tagliaboschi, possedevano una cava di pietre ed erano allevatori di ovini.

La Repubblica di Genova impose un nome per ogni gruppo famigliare,

A Varagine quando arrivavano gli abitanti di Cantalupo si era soliti dire arrivan quelli de crave

Le capre, crave in dialetto da loro allevate diedero origine al nome della famiglia Craviotto.

La località dei Baggetti fu invece l’origine del nome della famiglia Baglietto.

Questo fu raccontato per secoli da un nonno ad un nipote, nelle fredde serate invernali quando la famiglia era stretta intorno ad un fuoco.

Occhi stupiti di meraviglia ad ascoltare le fantastiche storie dei nostri vecchi.

foto in b/n Archivio Fotografico Varagine

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