2) A Repubblica de Cantalu’

I racconti di Paolo Baglietto “ U Russu de Cantalù”

Il giorno di Santa Caterina a Cantalupo, al termine della messa verso le ore 9, la gente si ritrovava in piazza e seguendo il crocifisso montato e portato in spalla dai cristanti, scendeva a Varazze

Arrivati in te ciappe, all’inizio da Salita di Fratti, lì infisso nel muro dell’Assunta, c’era un gancio duvve u l’ea arrembo’ u Cristu

Quello era il punto di ritrovo di tutti quelli di Cantalupo.

All’ora prestabilita di solito verso le 10.30 si ritrovavano insieme alle altre confraternite, in piazza S.Ambrogio.

Al loro arrivo, e lengue gramme in ta ciassa divan “U l’e’ arrivo’ a Repubblica de Cantalu’!”

Ma perché era chiamata così?

La repubblica di Genova aveva confinato a Cantalupo tutti i lebbrosi in fase terminale della Vicaria, che comprendeva le Cinque Stelle, Celle e Cogoleto

Questo fu deciso perché da tempo a Cantalupo era già presente una comunità di lebbrosi, dove era stato costruito per loro un riparo, nella zona dove ora si trova la Società.

Gli abitanti del posto avevano cura di questi derelitti.

Come un’enclave, Cantalupo era isolata dalla città, da due cancellate, i rastelli.

Una era posizionata lungo la via Vecchia di Cantalupo, all’inizio dell’attuale via dei Leoni e l’altra nell’incrocio con la strada verso la Valletta, l’attuale via S.Lazzaro.

Era tassativamente proibito per i lebbrosi oltrepassare queste recinzioni!

Per questo fu coniato il detto di Repubblica di Cantalupo.

Per le altre cose, questa frazione era veramente indipendente dalla città di Varazze.

Coltivava ortaggi e cereali.

Aveva il suo mulino e il frantoio per l’olio, cave di pietra e abbondanza di legname.

Quando c’era una controversia non erano interpellati gli avvocati, ma c’erano cinque persone che sapevano leggere, far di conto e da giudici.

A seconda del tipo di controversia, erano chiamati uno, due, oppure per i casi più gravi, tutti e cinque i maggiorenti.

Funzionava così

La parte offesa al termine della messa denunciava l’accaduto

“U m’è successu questu quellu ecc.”

Le riunioni, per dipanare le dispute si svolgevano in chiesa.

Le liti più frequenti erano quelle relative ai confini.

La terra era fonte di sostentamento e anche un solo metro era importante.

Non di rado i contendenti venivano alle mani.

Per queste vertenze erano deputati Luensu u Vignò, della famiglia dei Craviotto e Giuseppe u Sciambrè, della famiglia dei Baglietto.

Le liti tra moglie e marito, erano sottoposte al giudizio del nonno di Paolo, l’omonimo Paolo Baglietto, dei Grilli, e di Giuanin da Casetta detto u Cafatin ( perché riparava ogni tipo di contenitore in legno e altro, botti, tini, secchi ecc)

Chi teneva i rapporti con il comune di Varazze, era Baccicin de Dele, della famiglia dei Baglietto, che aveva una latteria nel Borgo nella zona di via Carattini dove anni fa c’era la Croce Rossa

Gente d’altri tempi, gli avvocati erano chiamati “Quelli delle cause perse” e nessuno del popolo si rivolgeva a loro

Alla presenza di due testimoni, con una stretta di mano si suggelava l’accordo fra i contendenti.

Cantalupo si differenziava anche in campo religioso, non c’era molta ingerenza della Chiesa nella vita pubblica.

La frazione non aveva un suo prete, il parroco vi celebrava una messa all’anno, il giorno della ricorrenza di S.Giovanni Battista. Nei giorni festivi, erano i sacerdoti del Collegio Don Bosco che salivano al colle per dire messa.

Una tradizione ultracentenaria che sarà raccontata in un prossimo articolo.

Resta insoluto il perché questa frazione è chiamata Cantalupo, l’Ipotesi più probabile è che in antichità, fosse posto da lupi, visto la presenza di estese foreste, dove il lupo ululava

Alcuni studiosi pensano che la parola Cantalupo, derivi dalla radice parola pre-indoeuropea kantl-op “acqua dalla sorgente”. Secondo altri prende nome da Campus ad Lucum (Campo presso il Bosco).

La presenza dei lebbrosi, era segnalata dal suono del sonaglio che erano obbligati ad avere alle caviglie, per essere identificati.

Ma si racconta anche della deplorevole usanza de quelli de Vase, di fare il verso del lupo, per avvisare della presenza dei lebbrosi.

foto in b/n Archivio Storico Fotografico Varagine

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