
Bella la foto di tre amici, io sono quello dietro l’obiettivo, scattata nel greto del Portigliolo.
Io, Francesco e Gianpiero
Ma che ci fanno una mattina di fine marzo trei ommi in tu Spurtigiò?
Non potevano vedersi al bar a cuntò de musse?
O in te n’ostaia pe gotti?
E poi perché propriu a rumpise u belin in tu Spurtigiò?
Postu da baggi biscie e gabbien che rian
Bella la foto, che incornicia i tre ponti, tra cui quella vera e propria meraviglia di arco, capolavoro di tecnica lavoro e ingegno!
Alle nostre spalle la viabilità pedonale del Lungomare Europa
Lo scempio di un ex campeggio
I resti di un ponte che raggiungeva la borgata de Portigliolo la con la relativa mulaioa che discendeva da Puntabella, datato XXVI/V secolo.
Nelle viscere della terra sotto ai nostri piedi, la galleria a binario doppio della ferrovia.
La roccia nera d’Invrea oggi non è più uno scoglio insormontabile!
Come ai tempi dei romani
Ma esisteva un’altra viabilità, quella che nell’Alto Medioevo, univa le due sponde.
Dove sorgevano i complessi monastici dei frati di San Giacomo e delle suore di Santa Maria in Latronorio
Oggi i resti di quella antica strada, sono nascosti da qualche parte, in questa zona.
Ecco dove stiamo andando!
Chi oggi si avventura alla foce dell’Arenon, nella località Portigliolo, non può far a meno di notare il fenomeno del carsismo.
Dove proprio sotto al ponte dell’Aurelia, l’acqua del torrente sparisce inghiottita dal.deposito drenante dei sedimenti.
Fin qua arrivava la baia del Porticiolo.
“Un pelaghetto dove stanno al sicuro da tempeste le barche dei pescatori”
Naturale insenatura del mar Ligure con storie di pirati ladri e taggiague
Fecero una brutta fine.
Oggi quel grande invaso è completamente colmato da ogni sorta di detrito.
Solo in parte proveniente dalla naturale erosione del torrente.
A ben guardare sembra una grande discarica di inerti.
Dal grande New Yersey precipitato dal ponte autostradale, a svariate variopinte rocce di chissà quale provenienza
Immancabili cocci di mattone e pezzi di cemento.
E un pò di plastica arrivata fin qua dalla Ramognina.
La diga della ferrovia ci sbarra il passo.
Impossibile lo scavalco, bisogna arrampicarsi, non senza difficoltà, su quella enorme discarica di risulta dgli scavi dell’A10.
La Camionale degli anni 60
La diga invece, è stata costruita, per proteggere il sottostante tunnel ferroviario, dalla naturale erosione dell’acqua del torrente.
In questo punto è andata persa per sempre, a causa dell’enorme discarica di San Giacomo, la strada medievale.
Che probabilmente nel punto più stretto, con un ponticello in legno, guadava in sponda sinistra del Portigliolo.
Quando l’Arenon era in piena i frati di San Giacomo non potevano dir messa in S.Maria in Latronorio
E dar ” luogo a novelle che nuociono alla santità dell’istituto monastico”
Trovavano un guado più a nord nel’infido Latronorium
Non resta che cercare in sponda destra.
Alcune pietre accatastate a formare un’antichissimo muro di sostegno e di delimitazione, potrebbero essere la testimonianza del sedime della strada che da San Giacomo in Latronorio in questo punto guadava il torrente Portigliolo
In sponda destra, con un percorso pressochè rettilineo, la strada si alzava di quota
Poi con un tornante, molto probabilmente na mulaioa, raggiungeva la zona soprastante, quella del Castello d’Invrea, dello Spedale e del convento di Santa Maria in Latronorio.
Segui le pietre e capirai il perché!
Mi disse un giorno una persona anziana.
Ma quelle pietre allineate e impilate d’un tratto spariscono.
Quanti secoli sono passati!
Seguo l’impronta di questa viabilità, ma è zona di frane e tutto è stato cancellato.
Smottamenti in gran parte provocati dalla gigantesca colata di cemento, con cui è stato ricoperto l’alveo del torrente.
Un numero spropositato di metri cubi di calcestruzzo posati nell’alveo del Portigliolo per proteggere i basamenti dei due piloni autostradale ed evitare infiltrazioni d’acqua nella sottostante galleria ferroviaria
In questo punto l’onda di piena, prende velocita’ e scava, tira giù terra e pietra dalle falde du Cian de Freise
Facendo crollare le antiche strade.
Quella che porta alla Ciusa e quella che saliva al Castello d’Invrea.
Non si capisce il perché oltre al cemento non è stato messo in opera, uno sbarramento, come quello posto in essere a protezione della galleria ferroviaria.
Avrebbe trattenuto terre e pietre.
E protetto i basamenti dei piloni ed evitato infiltrazioni.
E invece solo questa enorme colata di cemento perché?
Notevoli gli abbandoni di Rumenta che come una scia si trovano ai lati delle nostre autostrade.
La plastica delle bottiglie è l’oggetto più diffuso, ma anche battistrada di pneumatici da camion, alcuni segnali stradali e oggetti d’uso e getto personale.
Una desolante schifezza!
Risaliamo la propaggine naturale dei Canuin du Spurtigiò
https://quellisciudateiru.com/…/29/i-canuin-du-spurtigio
Qui durante la Seconda Guerra Mondiale, furono posizionati due bocche da fuoco.
Che nascoste alla vista, potevano battere la spiaggia dei Canissi e dell’Arrestra.
Dopo la pausa colazione, nel garage di Gianpiero è rimasta ancora un pò di focaccia da mangiare al cospetto de sti posti serveghi.
Ma con tanta Storia da raccontare.
In un prossimo articolo la scoperta dei resti della strada.
Ringrazio gli amici Francesco e in particolare Gianpiero che ci ha accompagnato in tu Spurtigiò e grazie per le notizie sul territorio di questa zona della nostra città.
E’ stata una bella mattinata trascorsa insieme!
Grazie!
Nota dell’autore
Gli articoli sono di libera fruizione e possono essere utilizzati in copia, previa comunicazione e citando la fonte, in alcun modo ne deve essere modificato il testo.





