U campusantu vegiu de Vase

l 12 giugno 1804 Napoleone Bonaparte, firmava il “Décret impérial sur les sépultures”, conosciuto anche come “Editto di Saint-Cloud”.

Si sanciva così a tutti gli effetti la nascita dei cimiteri moderni e si regolava una volta per tutte la pratica delle sepolture.

Le finalità dell’editto erano due.

La prima era igienico-sanitaria: si rendeva necessario evitare di continuare a stipare i corpi dei defunti nelle chiese e la conseguente diffusione di orrendi olezzi e malattie.

La seconda finalità era invece di tipo ideologico-politico: le tombe dovevano essere tutte uguali tra loro, nel rispetto del principio rivoluzionario di uguaglianza (ovviamente però fu consentito ai personaggi o alle famiglie illustri di avere in concessione dei terreni su cui costruire il loro sepolcro con monumento commemorativo annesso. Alla fine, nonostante i buoni propositi, i privilegiati riescono sempre, in ogni epoca, ad imporre i loro desideri).

L’editto, esteso all’Italia il 5 settembre 1806, ispirò ad Ugo Foscolo la stesura del carme “Dei Sepolcri” nello stesso anno, che venne poi dato alle stampe nel 1807.I principi del documento napoleonico sono gli stessi che ritroviamo nel regolamento del Monumentale di Torino quando venne aperto al pubblico nel 1829.

A Varazze nel 1836, ci fu una sommossa popolare, soffocata dai Piemontesi di stanza a Savona, causata dalla decisione di mutare di luogo il Camposanto della città.

Il Cimitero principale di Varazze era lungo il Teiro ai piedi del colle di S.Donato in sponda destra del fiume da questa località si decideva nel 1836 di trasportarlo ( a seguito dell’esondazione del Teiro del 1835 n.d.r) prima nell’orto del parroco, quindi nel borgo del Solaro e infine nella Caminata, nelle vicinanze del Cinema Teiro. Ma un magnate (Camogli n.d.r) di quel tempo, che aveva nella Caminata, una conceria e fertili terreni, ottenne che il cimitero si trasferisse in una sua proprieta’ dove è attualmente

Ecco la cronaca di quei giorni scritta in zenagliano o ligurese.

Da S.Dunou si vedeva a pua che fasceivan i cavalli sciù da Teiru.

“Sun i franseisi!” han bragiau!

Alua, tutta la gente è scappata a scundise, i ommi in ta sciumea, per cogge le prie da tirare ai surdatti.

Previ e prevosti de cursa a sunno’ le campane, come quando arrivavan a Vase quei mangiaprevi di franseisi.

Ma i surdatti non erano della Franza, ean da Cumpagnia de Sanna.

I Sardi du re, che vegnivan a Vase, per pestare, chi voleva purtò via i morti, dau campusantu.

Che u lea dall’otra spunda de San Duno’

Il Teiro un anno fa nel campusantu, ci aveva fatto tanta disgrasia!

Scoverciato le tombe e portato via le crusci e le casce da mortu!

Che quarcheduna non l’hanno più vista e foscia è arrivata in ma.

I ciù cattivi ean quelli de Tasca e du Burgu, che ce l’aveva mandati il preve, che voleva che il santo campo fosse scavato dalla vegia giescia.

Dove ci ha l’orto u parroco, dappò anche quelli du Suo’ vureivan mettere i loro morti a S.Bertume’.

Avevano taccato bega u Burgu e u Suo’ ma poi fatto pasce.

Ditu fetu, ognuno pureiva tenere i morti al redosso della sua giescia!

Come era prima che arrivassero quei mangiaprevi de franseisi

Ma u Podesta’ u gha ditu, che non si poteva fare più cuscì, perchè chi moe, ora va messo in ta terra.

Suttero’ luntan dalle case e dalle giesce, dove c’è poco posto e che poi si diventa marotti dalla spussa.

E u leiva decisu, che il camposanto duveiva esse nella Camminata, dove i Camuggi ci avevano la pellaia e i orti.

Alua quelli du Burgu e du Suò quando lo hanno savuto, hanno taccato lite con il Podestà, che ha ciammato le guardie e a Cumpagnia de Sanna, che erano Sardi e de Turin.

Fecero battaggia, cun quelli de Vase, sciù da Teiru.

I surdatti ci avevano le sciabbre, che piu’ d’uno lo hanno sguarato, che poi c’era la fila di ommi sanguinati dallo Spedale di Cabraghe.

C’è voluto quattru giurni, de braggi e de botte, cun i previ prevosti e beghine che si erano sprangati in te giescie a sunno’ le campane.

La povia gente invece in te ciasse e in ti caruggi a tirare le prie de Teiru ai surdatti, che poi hanno sparato con i schioppi e impallinato tanti zueni e vegi.

Ma è prie non erano tirate solo per i camposanti.

A nesciun ghe piasceiva ciappo’ de botte dai Sardi e mancu da quelli de Turin.

E alua a gente a bragiava viva Zena!

Quella nostra repubblica data a quelli de Turin!

E allora qualcheduno si è misso a bragiare Viva la repubblica!

Anche viva Napuleun!

Altri alua hanno bragiato Viva Maria!

La proposta di un facoltoso membro della famiglia Camogli, pose fine a quelle concitate giornate.

Cedette al comune a prezzo di favore, un terreno di sua proprietà tra u Tanun e il rio Cucco da adibire a cimitero urbano.

Ma la generosità di quel benemerito cittadino celava una vendetta famigliare.

U capatassu di Camuggi, non era abbortomelito.

Non vureiva il camposanto nella Camminata e dalla sua pellaia del Teiro.

Ci ha messo una pessa e fatto finire le botte e le palle da schioppo.

Camuggi u l’eiva rattello’ cu so free quellu da Ca Grande dell’Aspia.

E alua pe foghe dispetu u g’ha purto’ u campusantu sutta ca!

U l’ha detu de badda au comune un toccu de tera dau Tanun au Rian du Cuccu

A gente de Vase a lea cuntenta de avei un belu campusantu cun i marmi e cappelle e tanta terra santa.

La duvve, versu Sana, finisce Vase…sutta a Ca Grande dell’Aspia.

foto Archivio Storico Varagine

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