Ando’ in Motu

Alla mia età, lascio alcune sensazioni dell’andare in moto, ad altri, emozioni anche sacrosante e gratificanti, per chi va in due ruote, se fatte in sicurezza, esperienza e soprattutto con la testa sul collo, sensazioni già provate in gioventù, come quelle adrenaliniche, della velocità e delle curve.

Un consiglio, che voglio dare a tutti e valido per tutte le età è quello di godere anche di altre cose.

Quando si è al cospetto di paesaggi, cose storiche, moderne, strane o curiosità, di paesi e borgate e con dei compagni di viaggio, far tappe, per caffè, foto, pausa pranzo, due chiacchere o semplicemente fermarsi, perché c’è qualcosa da vedere ecc.

Ma c’è una cosa irrinunciabile, che ci fa salire in sella, è quel senso di libertà dell’andare in moto.

Il contatto fisico con l’elemento aria, di questo, se ne percepisce la presenza, la sua resistenza, entra in contatto con la pelle, da ogni parte scoperta, della giacca e di altri indumenti.

Aria fredda, che fa venire i brividi, nell’ombra di un fondovalle, quella calda e senza vento nelle gallerie, quella pesante, umida che si percepisce, al ritorno al mare dopo una giornata trascorsa fra i tornanti alpini, dove lì si respira l’aria buona!

Ma l’aria, porta anche gli odori, i profumi, che entrano nel casco, come sulla A10, nella discesa prima di Andora, quando si attraversa quella bella pineta, ai lati della autostrada, ed è forte il profumo di quegli alberi.

E per ogni paese, città, che si attraversa, odori profumi, anche puzze, in tempo reale, non mitigate e posticipate dal filtro di un abitacolo di un’auto, aria fredda, che ti fa lacrimare gli occhi e intorpidire le mani, poi ancora, milioni di insetti, librati nell’aria, finiti spiaccicati sulla visiera del casco e sul cupolino della moto.

E poi ci sono loro, i compagni di viaggio, alcuni anche occasionali, come quando, un apparente e tranquillo motoraduno, si trasforma in un gran premio e passato l’ultimo semaforo, del Lungo Bisagno, si rimane solo in quattro, con le moto a decidere sul dove andare e fare così un altro giro, dividere il pranzo al sacco e ammirare un incredibile castello, incastonato nella pietra.

Capita poi, di passare un’ora, sotto ad un pergolato, ad ascoltare i racconti di una persona anziana, a cui si era chiesto, semplicemente, la strada per andare alle Capanne di Marcarolo, vera e propria meraviglia, con i canyon del Gorzente

Chi va con due ruote, in Liguria ha un entroterra strepitoso da vedere, a due passi dal consumatissimo mare, basta anche solo un giro, di mezza giornata, magari in compagnia di un paio di amici, compagni di viaggio, qualcheduno ritirato dal lavoro, ma colleghi per sempre.

Entroterra dimenticato, sconosciuto a tanti, che ci regala scorci di struggente bellezza e tanta storia, anche tragica, fatta di lapidi e sacrari della guerra di Liberazione, che sui nostri monti, ha visto il sacrificio di tanti giovani, che combatterono per la nostra libertà.

L’ombra dei boschi, di querce abetaie, i faggi del Mellogno con i suoi forti.

Un lago dove fermarsi per un cafè e una fonte, dove tutti si fermano per rinfrescarsi.

Alcune tappe sono obbligate, come il Montezemolo, per due foto, un caffe, una bibita o un gelato, ma poi ci sono quelle non programmate, che ti fanno frenare la moto, fermare per visitare una chiesa, anche un piccolo, struggente cimitero di campagna, un castello con bellissimi ambienti interni, una vecchia casa diruta in pietre.

Lascio per ultimo, quella meraviglia del passo del Faiallo, stupendo monumento di orografia ligure, meta domenicale di famiglie e motociclisti, cangiante, dal giallo delle ginestre, al verde delle felci e il rosso dell’erica in fiore.

Buon giro! A chi oggi, è a spasso con la moto, sulle strade liguri, il mio consiglio è di fare sempre attenzione, siamo la regione delle buche sulle strade, riparate solo nell’imminenza di un evento, una tappa ciclistica o una elezione politica, nel lasso di tempo, che separa questi avvenimenti, il cittadino è lasciato in balia di infrastrutture viarie fatiscenti.

Fate attenzione! Anche perché poi, in questo strano benpensante paese, a torto o ragione, cinicamente, diranno sempre, che la colpa è della moto, che andava forte.

Buona Giornata

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