di Francesco Baggetti
Le badanti, arrivano, salgono scale, quelle ripide, che i vecchi non scendono più.
Hanno sempre un pò di tempo e un sorriso, per ascoltare le persone anziane.
Mentre fuori tutto corre in fretta e nessuno vuol più sentir parlare delle cose del passato
Dietro quella porta in cima a quelle scale ci sono loro, vecchi, fragili, ma teneramente ancora insieme da quel giorno sull’altare.
Di quell’uomo vigoroso, una vita in ti Ciante’ Baglietto, a far buei, stamanee, currenti, durmienti, madere, toe da fasciamme, nulla è rimasto, ma lei è lì sempre accanto a lui, minuta con le ossa a spuntar dalle pieghe, di gambe e braccia
Le loro mani stringono dita intrecciate, ossute di pelle sottile
Lei racconta, che da ragazzina voleva fare la sarta e si fermava davanti alla porta di quel negozio di tessuti in Numascelli, ogni volta a guardar quella corpulenta donna, mentre tagliava, cuciva, creava dal niente vestiti e altro.
Ma sua madre, quattro figli vivi di sei, aveva già deciso per lei.
Quella sua figlia, sarebbe diventata suora, troppo minuta per lavorare e quel bacino cosi stretto,? Non era buono per far figli.
Chi mai l’avrebbe presa in moglie?
Un cugino, già prete salesiano, le avrebbe facilitato il percorso da novizia.
Lei voleva far la sarta.
Suo padre aveva cuore, per quella figlia, l’ultima, arrivata, per caso, come tutti i suoi figli.
I doni di Dio si diceva un tempo
E forse, per non farle indossare il velo, la volle con sé a far di conto nella sua attività.
Nella falegnameria sciu da Teiru, l’ addetto alle macchine era un ragazzo, già uomo a tagliare la legna e lei era la figlia del padrone.
Passarono quattro anni, prima che lui dichiarasse il suo peraltro corrisposto sentimento.
Partirono per il viaggio di nozze, due giorni in un albergo a Genova.
Lei non aveva mai visto un uomo nudo, non sapeva niente del sesso, era diventata donna, ma di quel suo corpo, cresciuto troppo in fretta cosa ne doveva fare?
Era così, in una società bigotta e ipocrita, non si doveva svelar niente di come procreare, mai e poi mai, parlar di piacere e godimento e guai a far gemiti e sospiri, sopra quei grandi letti, quelli di una volta massicci, imponenti, importanti
Lui voleva bene alla sua sposina e passo’ quelle due notti insonni sotto alla Lanterna, ad accarezzare quel piccolo corpo di donna, avvolto nella camicia da notte, cucita e ricamata da lei, era parte del suo corredo da sposa, riposto dentro ad un baule.
-Ma non avete fatto l’amore?-
La badante, interruppe così il racconto.
E non lo fecero neanche nei successivi quattro mesi.
Lui era pieno di premure, l’amava e quindi rispettava quel suo esser ritrosa fragile impaurita
E come tutti gli uomini, era già avezzo ai piaceri della carne, praticati nei bordelli di Savona.
Ogni sera, quando si spegneva il lume, le sue mani accarezzavano lembi di pelle nuda, ma certe zone del corpo, erano sempre pudicamente celate.
Poi una sera, lui si spoglio, sotto le coperte.
– E tu non hai visto? Non hai tirato su il lenzuolo per vedere?-
Disse maliziosamente la badante.
A luce spenta consumarono quel loro primo rapporto dove lei aveva provato solo dolore
– E poi ?-
Poi le cose andarono per il verso giusto.
Su quel grande letto trovarono la loro intesa di coppia, lui la spogliava e accarezzava tutta la sua pelle, morbida, liscia, lo stesso faceva lei, con le sue carezze, guardando il piacere di lui nei suoi occhi
– E quante volte lo facevate alla settimana?
Lo facevano una volta sola, il sabato sera.
– E ora quante volte lo fate-
Chiese scherzosamente la badante.
-Tutti i giorni!-
E così dicendo, quella piccola donna, alzò le braccia di lui e di lei, unite da quell’intreccio di mani, di dita ossute di pelle sottile…. di tante carezze date e ricevute.
P.S
Ringrazio chi mi ha raccontato questa storia

