La zona du Muin a Vapure è l’ultimo luogo di silenzio della nostra città, un posto dove il tempo si è fermato.
Qui regna il degrado, la rumenta l’oblio degli uomini.
La lelua, è riuscita a nascondere anche quel grande arco della Grangia, un capolavoro unico nel suo genere.
Dimenticato da tutti
Ma anche questo edificio era delle anime.
Quando un nicciu una casa un rudere come oggi è la Grangia ha un collegamento con le anime dei defunti, allora bisogna sempre chiederci che cosa c’era o c’è da nascondere.
L’edificio delle anime in Cantarena de Rensen era così chiamato perché la gente doveva girare al largo e non preoccuparsi dei rumori all’interno dove la notte si produceva la carta venduta sottobanco.
U Nicciu de Anime lungo la strada Vegia de Castagnabunna era così chiamato perché luogo di incontri amorosi e quindi non dovevano esserci occhi indiscreti da quelle parti.
Anche noi bambini del Sciu da Teiru, avevamo lo spauracchio delle anime che in questo caso indossando un lenzuolo erano chiamati fantasmi!
Era nella Grangia dall’altra parte del nostro fiume.
I muri laterali ancora parzialmente eretti di questo grande edificio medievale, impedivano di vedere che cosa si celava di così inquietante al suo interno.
E quel grande arco le dava un che di sacro e forse chissà magari nel XI secolo era veramente una chiesa, ma gli storici ci dicono tutt’altra cosa.
La Grangia era funzionale agli interessi terreni, nel vero senso della parola, dei Cistercensi grandi costruttori imprenditori e sfruttatori di mano d’opera.
Nel 1961 c’era stato l’eccidio di Kindù in Congo era ancora vivo il ricordo di quella strage di italiani e allora si era sparsa la voce, che nella casa da Suia, ci abitavano dei congolesi, che nell’immaginario collettivo, era ancora l’atavica paura dell’uomo nero
C’era qualcosa da nascondere in quella casa?
Probabilmente si, perché per rafforzare la tesi, si diceva che quel grande prato, vicino alla casa dopo il bosco, dove noi bambini scavezzacolli eravamo di casa, era ancora infestato da bombe antiuomo residui della guerra.
Lina Ghigliazza, mi ha raccontato della figura mitologica da Carampa-na che viveva nelle peschee e in ti buttassi ed era il terrore di lei e degli altri bambini.
A Carampan-na secondo i racconti degli adulti allungava le zampe ben oltre il bordo della peschea o del butassu per afferrare le esili gambine dei bambini e trascinarli nell’acqua putrida di quegli invasi senza fondo.
A ripensarci, invece chissà quanti bambini avrà salvato anche solo nominandolo, quell’animale mitologico!
Il terrore che incuteva, li teneva ben lontani dalle innumerevoli peschee che rappresentavano un pericolo mortale per i bambini, perchè tutte prive di protezione anticaduta.
La paura da Carampan-a aveva sortito l’effetto voluto dagli adulti!
Sempre Lina mi ha raccontato che c’era anche a Ca du Diau.
All’inizio della discesa della Via Romana, dove strani segni e anche del sangue erano apparsi sui muri e si udivano voci incomprensibili.
Ma era un diversivo per tener lontano le persone, specie i bambini, da quella casa dove c’era un centro di smistamento di materiale di contrabbando.
E poi strani episodi come quello di quei sfortunati ragazzi delle Sevisse, che uscirono a stento da un bosco di rovi e il giorno dopo videro la vicina di casa piena di graffi in volto e sulle braccia.
Era la prova che le streghe erano anche lì in quel posto sperduto.
Le streghe….. erano rimaste nell’inconscio collettivo e a distanza di secoli, ancora la gente presente al rogo dei falò in onore di vari santi, applaudiva sempre quando il fuoco raggiungeva la biondina, una bambola messa in alto al centro a simboleggiare la strega data alle fiamme.
E quelle scie lasciate nel cielo dai primi aerei di linea?
Erano le streghe che passavano sopra le nostre teste!
Famosi e divulgati dalla stampa i misteriosi sospiri che si udivano nella vecchia chiesa del Pero, sconsacrata e pericolante.
La cosa andò avanti per un bel po’ attirando torme di curiosi, impossibile trovar parcheggio nei dintorni di quell’ edificio di culto!
Appena faceva buio il sagrato della chiesa si riempiva di giovani forse più interessati ad altre cose, ma pronti a far silenzio quando ad un certo punto…. si sentivano strani sibili provenire dalla navata della chiesa.
Dissero poi che era una coppia di rapaci notturni gufi o barbagianni, che avevano nidificano all’interno di quella chiesa abbandonata.
Ma c’è chi al Pero ride ancora oggi, quando racconta degli scherzi che da giovanetti facevano nascosti in quella chiesa non visti dagli astanti.
Regalavano un po’ di cose da raccontare a tutta quella moltitudine di gente venuta appositamente per assaporare il brivido della paura.
E poi c’erano le cose sfigate, come la Prinz Verde!
Non appena era vista, fra noi ragazzi degli anni 70 si scatenava il panico e ognuno, nel fuggi fuggi generale, cercava di scaricare la negatività che aveva ricevuto da quell’auto, toccando chi aveva vicino gridando ” Tua”!
E poi ci sarebbe da elencare tutti i gesti scaramantici ancora in uso, come quel numero 13, assente nelle numerazione delle cabine dei bagni marini della nostra città, e poi ancun
– Nu passò a spassuia in se scarpe a un fantin
– Porta ma giò u pan in sa toa
– Nu tegnì u pegua avertu in ca
– Attentu au gattu neigru
E poi ancora molti altri gesti scaramantici e invito chi ha avuto la pazienza di arrivar fin qui a leggere, di portare il suo contributo per compilare questo elenco.
Grazie!

