I Pestapota

Capita, quando si gira in auto o moto, di sostare nella piazza principale, dei paesi arroccati sui bricchi, del nostro entroterra.

Nella piazza principale c’è sempre un bar, per un caffè, pisciare.

Se il tempo lo permette, ci sono anche dei tavolini, all’esterno dove far due chiacchere con i compagni di viaggio, all’ombra di un olmo.

In ognuno di questi paesi, è presente un monumento ai caduti.

Al centro di una piazza o ai lati della via principale.

Faccio sempre qualche foto e leggo i nomi.

A volte c’è anche l’anno di nascita e di morte.

Vien da piangere a calcolare quel lasso di tempo.

Stroncare una giovane vita equivale a cambiare il corso delle cose per sempre.

Le propagande di re e di regime, volevano le donne fattrici di una gloriosa gioventù.

Eccola qui quella gloriosa gioventù, incisa in nero sul candore di una lapide.

Troppo alto è stato il contributo di gioventù, per due inutili, sanguinose guerre, che è stato prelevato da questi paesi!

Re e regime cercavano proprio loro, i pestapota, contadini o boscaioli, già avvezzi a far vita grama, meglio se poco, o per niente istruiti.

Naturalmente devoti a qualche santo, a cui rivolgersi quando tutto era perduto.

Chi scampò alle sabbie africane, aveva già visto troppo sangue e tanti.amici fatti a pezzi.

Aveva capito che la guerra era già persa dopo due anni dal suo inizio.

Preferì automutilarsi che indossare nuovamente una divisa.

A Sassello, un giovane in lacrime, poso’ una mano su un ceppo e si amputo’ le dita, il papà di Jhon Ratto si fece estrarre tutti i denti, Ghigliazza Benedetto si rovesciò una pentola d’acqua bollente su di una gamba.

Portarono le conseguenze per tutta la vita di quei gesti disperati.

Ma vissero in pace e fecero crescere dei figli.

Nella foto il monumento ai Caduti all’Alpicella.

I Pestapota

Capita, quando si gira in auto o moto, di sostare nella piazza principale, dei paesi arroccati sui bricchi, del nostro entroterra.

Nella piazza principale c’è sempre un bar, per un caffè, pisciare.

Se il tempo lo permette, ci sono anche dei tavolini, all’esterno dove far due chiacchere con i compagni di viaggio, all’ombra di un olmo.

In ognuno di questi paesi, è presente un monumento ai caduti.

Al centro di una piazza o ai lati della via principale.

Faccio sempre qualche foto e leggo i nomi.

A volte c’è anche l’anno di nascita e di morte.

Vien da piangere a calcolare quel lasso di tempo.

Stroncare una giovane vita equivale a cambiare il corso delle cose per sempre.

Le propagande di re e di regime, volevano le donne fattrici di una gloriosa gioventù.

Eccola qui quella gloriosa gioventù, incisa in nero sul candore di una lapide.

Troppo alto è stato il contributo di gioventù, per due inutili, sanguinose guerre, che è stato prelevato da questi paesi!

Re e regime cercavano proprio loro, i pestapota, contadini o boscaioli, già avvezzi a far vita grama, meglio se poco, o per niente istruiti.

Naturalmente devoti a qualche santo, a cui rivolgersi quando tutto era perduto.

Chi scampò alle sabbie africane, aveva già visto troppo sangue e tanti.amici fatti a pezzi.

Aveva capito che la guerra era già persa dopo due anni dal suo inizio.

Preferì automutilarsi che indossare nuovamente una divisa.

A Sassello, un giovane in lacrime, poso’ una mano su un ceppo e si amputo’ le dita, il papà di Jhon Ratto si fece estrarre tutti i denti, Ghigliazza Benedetto si rovesciò una pentola d’acqua bollente su di una gamba.

Portarono le conseguenze per tutta la vita di quei gesti disperati.

Ma vissero in pace e fecero crescere dei figli.

Nella foto il monumento ai Caduti all’Alpicella.

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