I Seccau da Tranta

È un tappeto di ricci, castagne e foglie secche, il percorso triangolo rosso, che si inerpica, con un ripido tracciato lungo le pendici del Bric Vultui.

Castagne di un marrone lucido, sgusciano dai ricci e cadono dagli alberi, sopra un Ciappin de Prie.

Era questa una Stra da Lese, che proveniente dal Sassellese, scendeva dal Beigua.

Lunghe file de Bo Cabanin, con i loro carichi di legna, attraversavano u Lunò, Montebe’ e Priafaia, arrivavano al Poggio, da qui giù, verso la Ceresa o dal Voltui, con una vertiginosa discesa per arrivare al centro dell’Arpiscella.

Legna che transitava, per soddisfare gli onnivori cantieri per navi, sulle spiagge di Varazze.

Poi quell’epopea finì.

Restò l’economia locale, del bosco e delle praterie.

In questo pendio trasformato in terrazze, dominava la coltivazione della castagna, vitale fonte di cibo.

U Castagne’ da Tranta era un giardino, non un frutto andava perso, anche il fogliame serviva.

Latte e castagne è stato il binomio che ha sfamato il nostro entroterra.

Rustie, ballette, veggette.

Questo prezioso frutto, estratto dal suo involucro, doveva essere essiccato, per poter essere conservato.

L’importanza di questa economia, lo si evince al cospetto delle centinaia di Seccau, sparsi nei nostri Bricchi.

Costruzioni quasi invisibili, celate in modo naturale, perché costruite con la stessa pietra che calpestiamo.

Siamo alle pendici del Bric Vultui

Enormi massi impilati, pietre fitte e a punta, antichi recinti che cosa c’era prima delle castagne?

Abbiamo perso storie, come quelle che si sentivano intorno a un falò, a mangio’ e Rustie.

Memorie perse, quelle dei nostri vecchi, che avevano la saggezza e parlavano di fatica e di privazioni.

Restano i Seccau, monumenti di un patrimonio abbandonato.

Costruiti o ricostruiti con la tecnica celtica, de Ca de Paggia.

Come ci avevano insegnato, duemila anni fa, quegli uomini biondi venuti del nord.

Chi oggi si trova a percorrere il sentiero triangolo rosso, con un po’ di ulteriore fatica, può lasciarlo, scavalcare le carcasse d’albero, per godere da vicino di queste vere e proprie opere d’arte.

Non servono più le parole, bastano le foto che allego a questo articolo

E d’altronde, non saprei come descrivere, quello che provo a sfiorar queste pietre, pensare chi erano, forse dei maghi, quelli che trasformarono semplici pietre, in meraviglie.

Buona Giornata

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